DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Estratto dall’articolo di Marco Travaglio per ‘il Fatto Quotidiano’
Speravo di tenere la notizia nascosta ancora per un po', ma purtroppo il sempre autorevole Il Giornale di Alessandro Sallusti l' ha spoilerata e diversi siti web l' hanno rilanciata: sono favoritissimo per la direzione del Tg1. La cosa non è ancora ufficiale perché -uso sempre le parole del prestigioso quotidiano della famiglia Berlusconi - sul mio nome si sta consumando uno "scontro interno tra le due anime del Movimento 5Stelle.
Il sogno dei duri e puri, il gruppo che si riconosce nella leadership del presidente della Camera Roberto Fico, porta al nome di Marco Travaglio: il direttore del Fatto sarebbe la soluzione ideale per trasferire sulla prima rete della tv italiana le campagne antiberlusconiane e giustizialiste. Ipotesi su cui Luigi Di Maio non è d' accordo: le due opzioni su cui vuole puntare l' ala governista e moderata sono Gianluigi Nuzzi ed Enrico Mentana, ospiti fissi all' evento di Ivrea di Davide Casaleggio".
Dove, aggiungo io, quest' anno non ero invitato, dunque devo essere caduto un po' in disgrazia, almeno nell' Eporediese.
Però Fico e i duri e puri mi vogliono, quindi sto in pole position, e sono soddisfazioni.
È per questo -spiega l' influente testata - che lunedì il Fatto ha aperto la prima pagina con la notizia che Salvini vuole il Tg1: non per dare una notizia, ma per tenere libera per me l' ambita poltrona. Ora che sono a un passo dall' agguantarla, manca solo che arrivi il primo leghista che passa per la strada e me la soffi. Dai, su, non scherziamo. È una vita che ci lavoro.
MARCO TRAVAGLIO CON BEPPE GRILLO
(…)
Tra populisti ci si intende, no? Invece scopro che Salvini vorrebbe Gennaro Sangiuliano (ma come: un leghista che preferisce un napoletano a un torinese come me? Non c' è più religione) e Di Maio predilige Nuzzi o Mentana. Però mi resta il presidente della Camera, che è già qualcosa, anche perché con quella del Senato, vabbè, è andata com' è andata.
A voi, cari lettori, lo posso dire: tengo così tanto al Tg1 che ho già messo giù un piano editoriale coi fiocchi, improntato a quel "giornalismo costruttivo" (o, per dirla col dg Orfeo che è madrelingua, "constructive journalism") che una non meglio precisata "Rai Academy" sta insegnando a giornalisti, autori e programmisti registi per farla finita con gli assalti all' arma bianca che ci sorbiamo ogni sera in tutti gli ansiogeni e ipercritici tg; e per favorire "un approccio alla professione giornalistica centrato sul mettere maggiormente in luce soluzioni" e "aspetti positivi", "rispetto agli aspetti negativi e problematici".
Io, che il constructive journalism lo pratico da una vita, mi sono già portato avanti col lavoro nel piano editoriale per il mio Tg1 prossimo venturo: cinque punti molto semplici e, soprattutto, molto costruttivi.
1. La mia direzione durerà 24 ore.
2. Il mio Tg1 si aprirà ogni giorno con una rubrica fissa dedicata a un protagonista delle trattative Stato-mafia o della corruzione nazionale (uno spazio ovviamente improntato a sottolineare le soluzioni e gli aspetti positivi: gli arresti sfusi o, meglio ancora, le retate di massa).
3. Il mio Tg1 parlerà dei politici, passando ogni giorno ai raggi X quello che dicono e fanno; ma non farà parlare politici, se non per chiedere conto delle loro azioni, e solo quando lo decideranno la direzione e la redazione, non i politici stessi.
4. Al Tg1 lavoreranno solo giornalisti assunti per concorso in base al curriculum, mentre saranno licenziati in tronco tutti i raccomandati, a cominciare dunque dal direttore, che infatti - come detto - si autolicenzierà dopo 24 ore.
5. Un istante prima, firmerò il contratto di assunzione ventennale del mio successore: Milena Gabanelli.
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