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Estratto dell’articolo da ilgiornale.it
Botta e risposta nell'ultima puntata di DiMartedì, il programma condotto da Giovanni Floris su La7. Da una parte Roberto Vannacci che ha rivendicato le proprie posizioni e ha rilanciato gli ideali in cui crede; dall'altra Carlo Calenda che lo ha accusato di limitarsi a una serie di frasi scontate e di non avere quel coraggio che i fascisti avevano nel definirsi tali.
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Vannacci ha esordito sottolineando di rappresentare la destra scelta dagli elettori che credono nella realtà e non nella percezione, che credono nella pace e non nella guerra a oltranza, che credono nel progresso e non nel Green Deal, che credono nei valori fondamentali come la sicurezza e l'identità. "Una destra che protegge il proprio elettorato e non protegge il pianeta e l'umanità, quello lo lasciamo proteggere a persone come Calenda che evidentemente non riscuotono un grande successo, a giudicare i risultati delle ultime europee", ha aggiunto il Generale eletto con la Lega al Parlamento europeo.
Immediata la replica di Calenda, secondo cui le parole pronunciate da Vannacci sono di una "banalità sconfortante". Ha spiegato che chiunque amministra lo fa prima di tutto nell'interesse degli italiani, che lui stesso ritiene fondamentale la sicurezza e che l'identità è importante, ma che va intesa come la cultura che un popolo si dà e non come l'avversione verso l'altro. Poi è passato all'attacco frontale: "Questo modo di esprimersi ha un tratto di codardia".
Il leader di Azione è andato oltre e ha affermato che chi va in giro facendo il simbolo della X Mas "dovrebbe avere almeno gli attributi per dirlo che è fascista". A tal proposito ha fatto un parallelismo tra l'atteggiamento del Generale e quello dei fascisti: "Ai fascisti gli si poteva dire tutto, ma almeno avevano il coraggio di dire che erano fascisti".
Non si è fatta attendere la replica di Vannacci, che ha imputato a Calenda una certa attitudine: "Non cambia stile, la butta in caciara". E gli ha detto a chiare lettere di essere inconcludente: "Parlavamo di problemi seri, invece l'ha ributtata sulla X Mas".
Ha sottolineato, poi, come dal suo punto di vista X Mas sia un simbolo del coraggio, dell'abnegazione e del sacrificio, citando Teseo Tesei, Emilio Bianchi e Duran De la Penne. "Quelli sono i nostri eroi e che noi dobbiamo ricordare per amor di Patria e per amore degli atti eroici che hanno compiuto", ha aggiunto mentre Calenda agitava le mani in maniera sconsolata.
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