gatto panceri

VE LO RICORDATE? “CAMPO CON I DIRITTI DI ‘VIVO PER LEI’ MA NESSUNO SA CHE L'HO SCRITTA IO. L’HO COMPOSTA MENTRE ERO IN AUTO MA GLI AUTORI ORMAI LI CITANO SOLO AL FESTIVAL DI SANREMO" (SI', LI CITANO PER DANNI...) - "NON SONO SPOSATO MA HO TANTI ANIMALI, UNA CAVALLA, UN ASINO E TRE CANI" - IL SUO SOPRANNOME FU SCELTO DA PIPPO BAUDO – "LA TV? NON MI MANCA PER NULLA” – DI CHI SI TRATTA? - VIDEO

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Barbara Gerosa per corriere.it - Estratti

 

gatto panceri

 

«Chitarra e voce. Durante i concerti dedico sempre uno spazio alle mie canzoni portate al successo da altri artisti: Mina, Giorgia, Morandi. Quando arriva il momento di “Vivo per lei” mi capita di cogliere sguardi stupiti. L’ho scritta io, ma gli autori ormai li citano solo al Festival di Sanremo».

 

 Luigi Giovanni Maria Panceri, in arte «Gatto», suo il testo e parte delle note, insieme a un musicista del gruppo Oro, del brano italiano più venduto al mondo dopo «Nel blu dipinto di blu»: 45 milioni di copie per il singolo interpretato da Andrea Bocelli e Giorgia. In Spagna la recente versione di Karol G e Bocelli («Vivo por ella») ha raggiunto 50 milioni di visualizzazioni in poche settimane. Un successo planetario.

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«L’ho composta mentre ero in auto - racconta Gatto Panceri-. Era il 1996, collaboravo già con Giorgia, il manager Torpedine mi chiama e mi dice: c’è questo giovane davvero bravo, ha un repertorio lirico, trova qualcosa che si adatti alla sua vocalità. Ho pensato al mio amore per la musica ed è nata “Vivo per lei”».

 

Da cantante e autore di brani da milioni di copie vendute a contadino. Ma è vero?

«Ma no! Ho comprato una casa a Merate, nella Brianza lecchese, immersa nel verde e ho costruito una stalla perché amo molto gli animali. Sì, forse assomiglia a una fattoria, nel garage c’è sempre il fieno per la mia cavalla Libera e l’asino Resta, ma ho anche costruito uno studio di registrazione e aperto una casa di produzione per aiutare giovani artisti».

 

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(…)

 

Torniamo alla vita di campagna.

«Ancora? - la risata è divertita -. Mio nonno era un contadino, lavorava sotto padrone. Mio padre invece faceva il decoratore, la vena artistica l’ho presa da lui. Nessuno sponsor, pochi aiuti, una volta non c’erano i talent, era più difficile, ma in qualche modo più vero. Quanto al resto, mi piace suonare e poi immergermi nel verde, prendermi cura della mia cavalla, dell’asino e di tre cani: Bocellina (in omaggio a Bocelli), Gasper e Kasa, pastore dell’Asia centrale che arriva dall’Ucraina, salvata dai bombardamenti.

 

Avevo anche due pecore, ma il maschio era troppo aggressivo e non ho più potuto tenerle. Accendo il computer, con l’intelligenza artificiale accarezzo il futuro, e poi infilo gli stivali e mi occupo degli animali, capaci di donarti un amore crescente. Non sono sposato, non ho figli, sono i miei affetti. Adesso vorrei avere anche un alpaca».

 

Diplomato al conservatorio di Milano, dodici album, tre volte come interprete al Festival di Sanremo, altre sette in qualità di autore. E il soprannome «Gatto»?

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«Mi chiamavano così da ragazzo, è stato Pippo Baudo a sceglierlo per me: diceva che il mio nome era troppo lungo».

 

Le manca la televisione?

«No, per nulla. Mi piace lavorare nel mio studio, aiutare promettenti autori ad emergere, anche se la musica è cambiata. E poi una volta la gavetta era diversa. Ce lo vede Ligabue a un talent con la maglietta con scritto Luciano? Oggi vanno di moda i trapper, che per altro trovo bravissimi, ma forse anche “Vivo per lei” se uscisse adesso farebbe fatica a sfondare. Il contatto con la terra, in quella che può sembrare all’apparenza una fattoria, ma in realtà è molto altro, mi aiuta proprio in questo: mantenere le radici, sempre immerso però tra le note».

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