COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Rita Vecchio per leggo.it
“Partirono in due ed erano abbastanza”. Un pianoforte, quello di Venditti. E una chitarra, quella di De Gregori. E per due come loro non è mai abbastanza. Li hanno applauditi in 44 mila stasera allo Stadio Olimpico di Roma pieno, che hanno salutato con un «Grazie Roma. È passato un po’ di tempo. Ma è bellissimo e ce la godiamo tutta». Primo tour insieme in 50 anni di carriera, iniziata ai tempi del Folkstudio. Ed è dalla “capoccia” romana che partono. «Questo concerto è e sarà come un’unica grande canzone - aveva detto Venditti a poche ore dall’inizio - È il concerto di due artisti in uno».
Venti date (con 114mila biglietti venduti a oggi), più la seconda aggiunta all’Arena di Verona (5 ottobre). «A nessuno è mai capitato quello che è capitato a noi - continua Venditti - Cantare insieme sarà una sorpresa non solo per chi viene ad ascoltarci, ma anche per noi. Non è un concerto come gli altri. Lo dimostra il fatto che non stiamo recuperando date di due anni fa, ma è un tour nuovo». La band è «la fusione dei nostri musicisti. - commenta De Gregori - La scaletta si è formata strada facendo».
A 50 anni da Theorius Campus, il primo e unico disco insieme (giugno 1972), la scaletta è la sequenza di 32 brani/successo, come fossero «inediti, perché di più "inedito" di questo tour non c’è niente. Il nostro repertorio è un carburante, abbiamo portato le salsicce buone per fare il barbecue». Aveva detto sempre Venditti.
VENDITTI IZZO DE GREGORI COCCIANTE
Un rapporto fatto di un lungo stop (si narra che iniziò con una litigata durante una partita a carte). «Dopo essersi interrotto, oggi il nostro rapporto si è compiuto. Ci sono stati alti e bassi. Ma ora ci possiamo mandare a fanculo da amici. Perché la fratellanza non può interrompersi mai». Una scaletta che parte con un blocco unico. Prima l'intro «dissacrante» di "Also sprach Zarathustra" di Strauss (colonna sonora di Odissea nello Spazio e con cui Vasco aprì il suo Modena Park 2017) e poi la canzone incipit di "Bomba o non bomba”. Da qui un fiume in piena di brani. “La leva calcistica della classe ’68”, “Modena", “Bufalo Bill” (brano con cui ha dialogato con l’ex presidente Clinton), “La Storia”, “Peppino”, “Generale”, “Sotto il segno dei Pesci”, “Che fantastica storia è la vita”. «Questo fraseggio tra di noi - dice Francesco De Gregori - è molto bello. Abbiamo seguito la nostra vita». E nel seguire la loro vita, non poteva mancare il ricordo di Lucio Dalla. «”Canzone” è un punto esclamativo dentro il concerto. L’idea è del mio socio, Venditti», dice De Gregori. Come non potevano mancare “Ci vorrebbe un amico”, “Notte prima degli esami”, “Sangue su sangue”, l’accenno ai Pink Floyd prima di “Pablo” con De Gregori alla chitarra, “Rimmel”, “Titanic”, “In questo mondo di ladri”.
E sui due brani, “Piano bar” e “Francesco” (non in scaletta), rispondono rispettivamente entrambi. «Nonostante io abbia smentito di averla scritta per Venditti, continuate a chiederlo. Prossimo concerto, la faremo e la canterà Venditti», dice De Gregori. «“Francesco” invece è sotterrata dalla storia di quando sono andato via da RCA», risponde Venditti. E, quindi, dopo 50 anni di carriera, sopravvissuti o rivoluzionari? «Siamo dei sopravvissuti. Auguro alle nuove generazioni di artisti e rapper di sopravvivere 50 anni come noi», risponde De Gregori. «Ma quale sopravvissuti. Siamo "liquidi" e non mi sento un povero Cristo - risponde Venditti (con fare di chi non ha gradito la domanda) - Siamo un fiume in piena, creativo e con tanta voglia di fare anche più di prima».
E a chi associa alcuni loro brani all’attualità: «La guerra è un fatto brutale, ma non ci deve essere per forza una canzone a parlarne, come non c'è bisogno di sventolare bandiere. È demagogia. Anche per questo abbiamo deciso di evitare qualsiasi immagine. Per esempio, Falcone e Borsellino non ci sono, ma è come se ci fossero. Non si può sempre fare attualità». Immancabili le canzoni su Roma. “Roma Capoccia” (composta da Venditti a 14 anni), «la più bella canzone scritta per Roma», la definisce De Gregori rivolgendosi al pubblico dell'Olimpico, e “Grazie Roma”, con cui chiudono poco più di due ore e mezzo di concerto. «Roma martoriata? No. E nemmeno violentata. - dice Venditti - La risposta è sempre la stessa. Sia che ci sia la Raggi o che ci sia il PD. Roma è stupenda, indipendentemente da tutto e da tutti. I problemi sono superati dalla bellezza di questa città».
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