“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Marco Giusti per Dagospia
Venezia. Al ritmo dei "7 vizi capitali" di Piotta e il Muro del canto arrivano Aureliano-il Numero 8, in versione bionda, Spadino con tanto di cresta, il capo degli zingari, Samurai e l'esercito di coatti incazzati di Suburra nella nuova versione seriale Netflix con regia (almeno per le prime due puntate) di Michele Placido. Che prende il posto di Stefano Sollima. Come Sollima prese il posto di Placido nella versione seriale di Romanzo criminale.
Che dico? Ce se po' sta'. Soprattutto a Venezia, dove i coatti romani non e' che siano mai stati proprio i benvenuti. Ma con la presenza del padrino Alessandro Borghi, cioe' Aureliano, e la forza di CattleyaI-Netflix-Rai che producono il tutto, anche il seriale coatto delle borgate romane e' il benvenuto.
gerini borghi netflix Suburra by Placido
Lo capira' anche Baratta. E, a onor del vero, il direttore Barbera gia' chiese a Cattleya di avere Suburra il film nel 2015 e non ce la fece. Ora. Anche se la versione cinematografica di Stefano Sollima era una bombissima difficile da ripetere, e qualcuno aveva anche da ridire, questo prequel seriale, malgrado un primo episodio un po' piu' faticoso, scivola poi nel grandioso romanzo criminale romano che non puo' non piacerci.
Puro genere, sulla scia di Sollima, senza l'impostazione ingegneristica ideologica di Rulli e Petraglia. Li', nel puro genere, Alessandro Borghi Aureliano e Giacomo Ferrari Spadino, per non parlare di Adamo Dionisi come Manfredi Anacleti, il capo ipercoatto degli zingari, trionfano di brutto. E diamo il benvenuto anche al nuovo Samurai, un perfetto Francesco Acquaroli, al nuovo Lele, Edoardo Valdarnini e alle nuove ragazze, con tanto di Claudia Gerini come simil Lady Vaticano.
La sceneggiatura, dopo un inizio un po' faticoso, riesce a riportarci a un meccanismo conosciuto che possa dar modo ai personaggi di esplodere. Non e' Gomorra, lo ammetto, ma funziona lo stesso benissimo, soprattutto dopo certi mattoni visti alla Mostra. E l'orgia iniziale col cardinale corrotto ci porta a scene che non vedevamo piu' dai tempi del trashissimo Mamma Ebe di Carlo Lizzani, che solo a Venezia venne presentato senza tagli di censura.
Al centro della storia troviamo la speculazione edilizia a Ostia, gestita da Samurai che corrompe il solito politico, Filippo Nigro. E l'orgia del prelato che portera' Spadino Lele Aureliano a unirsi in un bel ricattone con video della scopata. Insomma, sesso, violenza, battute coatte, trionfo di Ostia, della casa cafona degli Anacleti, e nuovo set di culto con la Vela di Calatrava in bella mostra. Ci siamo. Il resto lo vedremo tra un po' su Netflix. Ma gia' aver violato i pomposi schermi veneziani e' un buon risultato.
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