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Adriana Marmiroli per la Stampa
Ricevere due David di Donatello, uno di seguito all' altro, per Lo chiamavano Jeeg Robot nel 2016 e per Indivisibili nel 2017. Essere un caso e un record. Eppure essere un' illustre sconosciuta. Capita ad Antonia Truppo, emozionata e incredula attrice che «il secondo David proprio non me l' aspettavo».
È la maledizione di chi ha costruito una carriera a teatro: non basta vincere «tutto quello che c' è», dagli Ubu alle Maschere d' Oro, il teatro difficilmente fa dei suoi protagonisti dei divi. Ed è altresì la maledizione degli «attori non protagonisti». Soprattutto se, dietro a quelle scintillanti statuette, ci sono solo i titoli per cui sei stata premiata: due film in due anni. Ma anche due bebé.
Gravidanza, gestazione e parto da un set all' altro. «Un bimbo, un David. E mi fermo qui - scherza l' attrice -. Molto desiderati, sono arrivati in un momento perfetto. Avrei potuto sparire professionalmente». Invece «mi hanno portato bene». Il loro arrivo si è incastrato con tournée che erano finite e con film dai ritmi «light». Jeeg e il ruolo della camorrista Nunzia corrispondono al neonato Diego, mentre Titti e Indivisibili alla scoperta di aspettare Alice. Che era nella pancia di mammà che stringeva il primo David e appena nata quando girava Omicidio all' italiana con Capatonda. Detto tra parentesi: un altro ruolo eccessivo, in cui Antonia Truppo è bravissima.
Doppio David a parte, ora quella «riconoscibilità» presso il grande pubblico potrebbe arrivare da L' ispettore Coliandro , scombinato poliziotto nazional-popolare. I Manetti Bros l' hanno scelta per il ruolo di una poliziotta dei corpi speciali che fa vedere i sorci verdi al poveretto.
«Mi piacciono questo personaggi per cui si sospende ogni verosimiglianza. Anche se forse hanno un po' rallentato la mia carriera», dice. Sul valore dei premi non si fa illusioni. «Non è che ti cambino la vita e aiutino nel lavoro». Per sua esperienza contano maggiormente il caso e qualche buona conoscenza.
Adolescente a Secondigliano, «periferia anonima, area depressa dal punto di vista dello sviluppo ma non dell' umore», l' attrice ragazzina cresce con «il sacro fuoco»: a 18 anni è all' Accademia d' Arte Drammatica del Teatro Bellini. Come può, lascia Napoli per Roma. Fa una gavetta non facile, ma sul set di Luna rossa incontra Carlo Cecchi, che la prende con sé in compagnia. Con lui resterà per 15 anni. «Gli devo tutto. Da principiante che ero, mi ha fatto scoprire l' attrice che sono»
ANTONIA TRUPPOantonia truppoantonia truppo
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