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CHI E' ROMAIN GARY? - BASTA LEGGERE IL BIGLIETTO LASCIATO SUL COMODINO QUANDO SI SPARO' UN COLPO DI RIVOLTELLA: "NON MI SONO MAI ESPRESSO COSI' CHIARAMENTE" -  IN UN LIBRO LA VITA ESAGERATA CHE LO SCRITTORE FRANCESE, EROE DI GUERRA, RACCONTO’ IN RADIO PRIMA DI SUICIDARSI: DALLE BOTTE A CLINT EASTWOOD FINO ALL’FBI CHE “INDUSSE ALLA MORTE” LA STUPENDA MOGLIE, L'ATTRICE JEAN SEBERG – VIDEO

 

Daria Galateria per Robinson – la Repubblica

 

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Quarant' anni fa Romain Gary raccontò la sua vita mirabolante per radio; fu divertentissimo, con nuove storie su de Gaulle, Groucho Marx, Jean Seberg (la moglie stupenda per cui aveva picchiato Clint Eastwood, e va detto per la storia che Clint non si fece mai più vedere).

 

È l' ultima mia autobiografia, non avrò tempo per farne un' altra, dice Gary, incidentalmente; aveva deciso di suicidarsi, e qualche mese dopo lo fece.

 

Suicidio discreto, per un uomo sotto tanti aspetti vistoso; con un asciugamano rosso sul cuscino, attutì rumore e macchie, sicché per ore, dopo che si era sparato, pensarono che stesse dormendo, e entrando in camera notarono solo il biglietto accanto al letto: " Non mi sono mai espresso così chiaramente".

 

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Nell' intervista del 1980 a Radio Canada ( trascritta, compare ora, col titolo Il senso della mia vita, presentata dall' amico Roger Grenier, e tradotta, col giusto smalto, da Giovanni Bogliolo per Neri Pozza) in effetti Gary non risparmia i suoi giudizi. Eppure è così sensazionale nell' esprimersi - esilarante e commovente, al solito - che i messaggi lanciati al futuro appaiono a rilascio ritardato.

 

Sull' Fbi è rapido; hanno indotto alla morte Jean Seberg; il capo dell' F. B. I. lo ha ammesso; e non ha altro da dire. Per l' esercito, racconta che non ebbe promozioni perché, russo lituano, la sua naturalizzazione era troppo recente - anche se poi, per i suoi « straordinari meriti di guerra » nella Liberazione ( in volo, ferito all' addome, aveva diretto il primo pilota, accecato dai vetri, fino all' atterraggio; ed è solo un esempio) fu decorato da de Gaulle, e ebbe diritto alla fine a funerali militari.

 

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Tutto è sempre narrato con divertimento, e senza acrimonia; sulla Liberazione Gary racconta principalmente che, per raggiungere, dall' Africa, Londra e de Gaulle, aveva dovuto nascondersi nel bousbir, il quartiere delle prostitute a Meknès.

 

Di de Gaulle dice che gli aveva mandato un biglietto di congratulazioni per il suo primo libro, Educazione europea: la busta e l' indirizzo erano scritti a mano dal Generale, « non ho mai più incontrato una simile cortesia e eleganza di modi » - altrove dice che nonostante l' attaccamento, « etico e spirituale » , per de Gaulle, non è mai stato gaullista ( e così anche la politica è liquidata: del resto, per tre quarti è spettacolo; lo capirà a Hollywood).

 

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Console generale a Los Angeles, invitano Gary a partecipare per la parte di Cesare al film Cleopatra; il produttore Walter Wanger ( quello che sparò all' amante della moglie colpendolo al cuore del problema, l' inguine) non capì, e neanche tutta Hollywood, perché un Console di Francia potesse mai rifiutare. Quando lo assolderanno come scenografo, per Il giorno più lungo dovrà estendere la parte di Richard Burton per sfruttare la storia con Liz Taylor, tutta pubblicità gratuita.

 

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Alla diplomazia, Gary non ha molto da rimproverare, se non che gli tolgono l' incarico a Londra perché un ambasciatore si è riconosciuto nel protagonista omosessuale di una novella, delicatissima.

 

Ma poi Gary assicura che a Berna si annoiava talmente che mandava dispacci come questo: « A Berna tra tre giorni nevica; vi lascio trarne tutte le implicazioni possibili » .

 

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Ma questo è uno scherzo; qui Gary imita un autentico dispaccio ("Piove") di Paul Morand, suo predecessore a Berna: lo scrittore che deplorava, in piena Académie, che Gary fosse ebreo, non francese, « e della Resistenza, per di più! » ( due anni prima Gary aveva rifiutato, raccomandando discrezione, il congruo premio Paul Morand).

 

La più sgargiante delle sue mistificazioni, la creazione di una scrittura inverosimile, più che spiritosa, sotto lo pseudonimo di Émile Ajar, passa, nell' intervista, sotto silenzio. È la sua definitiva parola sui critici, che trovavano Gary polveroso e ripetitivo, e salutavano nel misterioso Ajar un genio inaspettato;

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Gary non confesserà mai che era lui Ajar, godendosi in eterno la stupidità e la gelosia degli intellettuali ( una cosa rivendica Gary: Le radici del cielo, il romanzo del 1956 sullo sterminio degli elefanti, è stato il primo racconto ecologista, quando pochi, nella cultura, conoscevano la parola).

 

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Cristo, rileva poi a sorpresa nel finale, portava valori femminili: l' affettività, l' elogio e la difesa della debolezza. Ma poi il cristianesimo è passato nelle mani degli uomini - e così c' è una censura anche per la Chiesa; e per tutta la nostra civiltà, in realtà: che deve usare di più le donne. Riguardo al suo lato ebraico - lui che ha perso nei campi di sterminio quasi tutta la famiglia - cita solo l' umorismo « nato nel ghetto » , arma bianca degli uomini disarmati: « Ti fa male? » chiedono a un ebreo ferito al cuore durante un pogrom, « Solo quando rido » , risponde. Si spiega così che Gary racconti sul tono comico la sua vita esagerata.

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