hotel metamorphosis festival salisburgo

VIVALDI CHE INCONTRA OVIDIO E UN MEDLEY DI MOZART. AL FESTIVAL DI SALISBURGO CON LE "OPERE-FRANKENSTEIN" LA LIRICA DIVENTA UN COLLAGE DI STORIE  - MATTIOLI: "L’IMPRESSIONE È CHE PER NOI POSTMODERNI IL PASSATO SIA UN ENORME SUPERMARKET DI BELLEZZA DOVE CI AGGIRIAMO PER METTERE SUL CARRELLO DELLA SPESA QUELLO CHE CI SERVE A RACCONTARE LE STORIE CHE CI INTERESSANO. E CHE FORSE SIA QUESTO IL MODO MIGLIORE PER RIBADIRE CHE I CLASSICI NON MUOIONO MAI: SEMPLICEMENTE, SI METAMORFIZZANO" - VIDEO

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Alberto Mattioli per lastampa.it - Estratti

 

maria stuarda

Come ogni estate, il Festival di Salisburgo fa il punto su tendenze, mode, novità della scena lirica internazionale, oltretutto concentrate in pochi giorni. L’unico limite è la resistenza fisica o, con la platea a 475 euro, quella economica.

 

Personalmente, in tre giorni ho visto cinque opere. Due, Maria Stuarda di Donizetti e Giulio Cesare di Händel, sono titoli «tradizionali», sebbene messi in scena in maniera tutt’altro che tradizionale, e nel complesso entrambi mal riusciti, con punte horror per il povero Donizetti, che davvero sopra le Alpi continuano a non capire. Tre sono invece pasticci, opere-Frankenstein messe insieme con pezzi di altre opere, puzzle lirici dove incastrare tessere di provenienza diversa per smontarne e rimontarne la drammaturgia. 

 

(...)

 

 

 

Drei Schwestern - Festival di Salisburgo 2025

Salisburgo non inventa ma consacra. È un trend ormai consolidato, che ha già dato risultati eccellenti come, per esempio, Bastarda alla Monnaie di Bruxelles, un biopic lirico su Elisabetta d’Inghilterra, la prima, costruito con frammenti delle quattro opere Tudor di Donizetti (se posso permettermi, nel mio piccolissimo quest’anno ho finalmente realizzato un progetto che coltivavo da anni: fornire a un compositore un libretto di libretti, cioè un libretto fatto solo o quasi di versi di altri libretti).

 

Sempre per restare al piccolo mondo antico dell’opera in Italia, viene da sorridere perché la classica protesta del Melomane medio quando vede Violetta in minigonna è: «Se questi registi vogliono stravolgere le opere, se le scrivano loro!». Beh, detto fatto.

 

 

Dettagli. Hotel Metamorphosis è un pasticcio vivaldiano. Fin qui, siamo in piena prassi del Settecento, quand’era del tutto normale assemblare opere con arie di compositori diversi: si spinge l’acribia fino a metterci un unico brano non di Vivaldi, la famosa aria Sposa son disprezzata, che è di Geminiano Giacomelli ma che Vivaldi, appunto, scippò per il suo Bajazet. L’idea geniale di Barrie Kosky, che si conferma uno dei grandi registi d’opera di oggi, è di usare Vivaldi per mettere in scena Ovidio.

 

Hotel Metamorphosis - Festival di Salisburgo 2025

Le cinque metamorfosi sono quelle di Pigmalione o meglio della statua, di Aracne, di Mirra, di Eco e Narciso e di Orfeo ed Euridice, tutte ambientate, gente che va, gente che viene, nella stanza lussuosa e impersonale di qualche albergone contemporaneo. Realizzato con tecnica registica strepitosa, raffinata ironia e, quando occorre, autentico pathos, lo spettacolo dura quattro ore in cui si ride, si piange, non ci si annoia mai e soprattutto si pensa all’attualità costante del mito, il primo ma tuttora il più valido strumento inventato per raccontare l’uomo parlando degli dei.

 

E certo non funzionerebbe così bene senza l’eccitante direzione di Gianluca Capuano e la compagnia di canto dominata, manco a dirlo, dalla Santissima, alias Cecilia Bartoli. Capolavoro.

 

 

 

Hotel Metamorphosis

(...) Zaide oder Der Weg des Lichts, Zaide o il sentiero della luce concepito dal direttore Raphaël Pichon (ottimo come il suo ensemble Pygmalion) col drammaturgo Wajdi Mouawad. Zaide è un Singspiel che Mozart lasciò incompiuto, irrappresentabile nonostante la musica bellissima.

 

Qui viene frullato con le musiche di scena per Thamos, König in Ägypten, alcuni brani dell’oratorio Davide penitente e altri frammenti pescati qua e là nel catalogo mozartiano, dove c’è solo l’imbarazzo della scelta. Il tutto su una vicenda che parte da quella della «vera» Zaide ma non è quella di Zaide, però ha una coerenza e una poesia straordinarie. E veicola temi importanti, «politici» e oggi quanto mai necessari come la tolleranza, la ragione e insomma tutto quell’Illuminismo cui un Occidente suicida sta rinunciando.

 

Hotel Metamorphosis

L’impressione è insomma che per noi postmoderni il passato sia un enorme supermarket di bellezza dove ci aggiriamo per mettere sul carrello della spesa quello che ci serve a raccontare le storie che ci interessano. E che forse sia questo il modo migliore per rendergli omaggio e ribadire che i classici non muoiono mai: semplicemente, si metamorfizzano.

Hotel Metamorphosis