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ICYMI: Actor Sean Penn says the Oscars should be boycotted if the ceremony’s planners have decided against having Zelensky on the program. pic.twitter.com/4LI2YIiKcD
— Jim Acosta (@Acosta) March 26, 2022
Laura Zangarini per www.corriere.it
volodymyr zelensky agli oscar meme
Se il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky non sarà invitato o non gli sarà consentito di parlare agli Oscar «mi auguro» ci sia un boicottaggio e un abbandono della cerimonia.
Lo ha dichiarato l’attore e regista Sean Penn alla CNN. Il divo premio Oscar, che era a Kiev per un documentario quando la Russia ha lanciato l’offensiva contro l’Ucraina, ha attivato la sua fondazione umanitaria che aiuterà i rifugiati in Polonia.
«L’Ucraina è la punta di diamante della lotta per i sogni della democrazia. Se la lasciamo a combattere da sola, perdiamo la nostra anima come America», ha affermato Penn. Secondo indiscrezioni, le trattative per un intervento del leader ucraino sarebbero in corso. ABC, la rete che trasmette la cerimonia, si è detta favorevole alla partecipazione del presidente ucraino. Ma non tutti sono convinti temendo una politicizzazione della serata.
sean penn in collegamento da varsavia con la cnn
Non sarebbe del resto la prima volta che l’attualità politica si affaccia nel corso della «Notte degli Oscar». Nel 1944, mentre la Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine, con i nazisti in Europa ormai accerchiati dalle forze alleate, «Casablanca» vinceva la statuetta come miglior film. Una situazione che oggi, nel 2022, nessuno pensava di dover rivivere, seppure in proporzioni diverse, con l’invasione russa. La notte degli Oscar punterà i riflettori su questa tragedia, e da Los Angeles appelli contro la guerra, forse anche duri attacchi al presidente russo Vladimir Putin, rimbalzeranno nelle case di tutto il mondo.
Secondo il «New York Post», Zelensky sarebbe in trattative con l’Academy per fare un’apparizione video durante la trasmissione, ma non è chiaro se dal vivo o in un messaggio registrato.
Hollywood d’altronde non è nuova a utilizzare la serata di gala più attesa del cinema mondiale per attirare l’attenzione sui temi più importanti e delicati. Sono tantissimi gli attori, i registi, gli sceneggiatori che, salendo sul palco a ritirare la statuetta, negli anni hanno lanciato appelli, soprattutto contro il razzismo, contro le banche e le multinazionali, per i diritti delle donne, dei gay, delle minoranze.
Negli ultimi anni al centro dell’attenzione era finito soprattutto l’ambiente: il riscaldamento globale è un argomento che molte star hanno preso a cuore e contro il quale si battono, e non solo a parole. Un’usanza diventata «tradizione» solo negli ultimi anni, mentre un tempo la cerimonia era più «ingessata» e solo le grandi star si permettevano di rompere il protocollo.
Tra i primi Marlon Brando, che mandò l’attivista per i diritti degli indiani Sacheen Littlefeather a ritirare il suo premio per «Il Padrino». Jane Fonda negli anni ‘70 parlò contro la guerra in Vietnam. Nel 1993, Richard Gere fece un famoso discorso a favore del Tibet e contro la Cina. Tra gli altri, Michel Moore parlò di Iraq ritirando il suo Oscar per« Bowling a Columbine» nel 2003 e Sean Penn si schierò a favore delle nozze gay ritirando l’Oscar per «Milk. La parentesi del Covid ha cambiato molte cose nel mondo, il cinema ha sofferto come e più di tanti altri settori, e quest’anno torna a celebrare i suoi idoli — e a autocelebrarsi — al Dolby Theatre, presso lo Hollywood & Highland Center. Ma la guerra in Ucraina irromperà sul palco più glam del mondo, in un modo o nell’altro.
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