Niccolò Carratelli per "la Stampa"
medici no vax
«Meglio morire di fame che di vaccino». Non ha dubbi la signora al telefono.
Ha poco più di 50 anni e lavora come operatrice socio-sanitaria in una Rsa privata vicino a Ivrea, in Piemonte. O meglio lavorava, visto che da due mesi è stata sospesa dal servizio e lasciata a casa senza stipendio.
Dopo l' entrata in vigore della legge sull' obbligo vaccinale, ad aprile, la direzione della struttura ha intimato a tutti i dipendenti di vaccinarsi: «La metà delle colleghe non voleva, ma poi per paura hanno ceduto, io sono l' unica ad aver resistito», racconta a «La Stampa».
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Ora l' operatrice no vax ha dato mandato al suo avvocato di contestare il provvedimento, ma non arretra di un millimetro dalle sue convinzioni: «Il vaccino fa male, non è sperimentato, la lista dei morti è molto più lunga di quanto ci dicono - spiega - Hanno provato a convincermi a vaccinarmi, per tornare a lavoro, ma io non ci penso nemmeno».
E non è certo l' unica. Secondo i dati della struttura commissariale, in Italia sono più di 45mila gli operatori sanitari non ancora vaccinati e, nella maggior parte dei casi, si tratta di operatori socio-sanitari di strutture private, in misura minore di infermieri, ancora meno di medici.
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Va precisato che non tutti e 45mila hanno scelto di non vaccinarsi, perché nel mucchio ci sono anche quelli che hanno avuto il Covid negli ultimi sei mesi e quelli che hanno problemi di salute incompatibili con la vaccinazione. L' Emilia-Romagna è la Regione che, in numeri assoluti, ha il record di operatori sanitari no vax, oltre 14mila, ma dall' assessorato alla Salute smentiscono: «Dalle nostre verifiche, i segnalati e a rischio sospensione sono circa 5mila: per ora non è scattato nessun provvedimento, perché l' iter è lungo e complesso».
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In Liguria, invece, l' agenzia sanitaria Alisa ha fatto sapere che dalle varie Asl sono state inviate 11mila lettere di invito alla vaccinazione e che più di mille non hanno ricevuto risposta. Mentre in 2mila, tra le Asl di Imperia, Savona, Chiavari e La Spezia, hanno regolarizzato la propria posizione. Poi ci sono i 26 operatori sanitari (4 della Asl di Savona e 22 della Asl di Genova) che rifiutano il vaccino. L' Usl della Valle d' Aosta ha inviato le diffide, e le relative prenotazioni a luglio, a circa 220 sanitari non ancora vaccinati: 80 infermieri e 140 oss.
no vax
Le eventuali sanzioni partiranno dopo aver verificato chi non avrà ricevuto il vaccino nella data prenotata. Secondo Angelo Minghetti, coordinatore del Migep, la Federazione delle professioni sanitarie e socio-sanitarie, «tra gli oss oggetto di accertamento, la maggior parte si rifiuta di farsi vaccinare, un 5% a livello nazionale è già sospeso e senza stipendio». Molti lavorano in strutture private medio-piccole, «dove non c' è alcuna possibilità di spostarli ad altra mansione e dove non vengono mai sostituiti, acuendo la carenza di organico».
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Lasciare a casa i no vax incalliti, dunque, rischia di pregiudicare l' assistenza e danneggiare, tanto per cambiare, i pazienti. Lo conferma Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri "Nursing Up": «La mancanza di infermieri è di 90mila professionisti, acuita in alcune realtà che hanno sperimentato piani di rientro - spiega - motivo per cui l' ulteriore mancanza di piccole percentuali corre il rischio di mettere a repentaglio il sistema».
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Anche perché siamo a inizio estate, «la grande maggioranza chiederà di andare in ferie e ne ha diritto, perché in periodo Covid, per decreto, non ha potuto beneficiarne». Il rischio è che tra luglio e agosto, in assenza di infermieri e operatori, saltino le attività ordinarie. «Le Asl sono costrette a sospendere i professionisti che non si sono vaccinati - avverte De Palma - ma devono garantire i servizi in una condizione di criticità».
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