DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Lillo per il Fatto Quotidiano - Estratti
A noi solo un compito esserne degni”, disse Turati riferendosi al martirio di Matteotti. Ecco, per dirla dritta la commemorazione di ieri alla Camera è stata indegna.
A partire dalla frase di Giorgia Meloni, scambiata per una grande novità. Non c'era bisogno di cento anni di studi per sentir dire che Matteotti è stato “ucciso da squadristi fascisti per le sue idee”. Questa frase l’avrebbe sottoscritta pure Mussolini dopo il processo farsa di Chieti. I killer erano squadristi fascisti.
Il punto è che facevano parte della Ceka. E non è un caso se in tanti discorsi (il presidente della camera Fontana, l’ex presidente Violante, lo storico Emilio Gentile e Bruno Vespa) nessuno abbia spiegato il ruolo della polizia segreta creata da Mussolini e capeggiata da due suoi sgherri. Si voleva evitare il vero tema: il mandante e il movente dell’omicidio.
Secondo la dottrina storica più seria e documentata, Matteotti è stato ucciso dalla sua Polizia segreta perché il mandante era Benito. Il movente secondo alcuni era politico, cioé l’affer mazione della dittatura, secondo altri era affaristico: Mussolini voleva morto Matteotti prima che denunciasse una storia di tangenti petrolifere che coinvolgeva i vertici del fascismo. La celebrazione è stata indegna di Matteotti perché nessuno ha trattato questi temi tabù con profondità.
(...)
Tutta la celebrazione di ieri è stata centrata sul discorso del 30 maggio 1924. Qualcuno ha fatto intendere che sia il movente. Nessuno ha detto che le ricerche dello storico Mauro Canali (non a caso mai citato) dimostrano il contrario: i killer arrivarono a Roma una settimana prima. Il movente non può essere quello anche se piace a tutti i politici.
Alla fine il clima ipocrita della celebrazione ci rende simpatici i due studenti che si sono addormentati in tribuna. Uno si è svegliato solo quando il compagno - per evitare foto o reprimende - lo ha preso a gomitate. Forse il suo sonno critico era più degno di Matteotti di tanti discorsi.
Degnissimo di Matteotti ieri è stato Alessandro Preziosi. La sua interpretazione magistrale del discorso del 30 maggio ha fatto rivivere il leader socialista sul suo scranno. E vedere Meloni e La Russa ascoltare quel Matteotti risuscitato denunciare una a una le violenze del fascismo è stata una scena indimenticabile. Immaginare Matteotti gridare quelle denunce nel 1924 davanti a quel Parlamento è stata una formidabile cartina di tornasole dello scarso coraggio di chi ieri aveva parlato prima di lui.
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