“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”
giorgia meloni spiega il no di fratelli d italia alla conferma di ursula von der leyen 2
Se non fosse per il sì del partito dell'altro vicepremier - Antonio Tajani - il no dei gruppi di Giorgia Meloni e Matteo Salvini alla conferma di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea non avrebbe precedenti. Mai era accaduto nella storia dell'Unione che l'Italia - uno dei sei Paesi fondatori - si schierasse apertamente contro la maggioranza che esprime l'esecutivo comunitario. Un governo del quale - per inciso - l'Italia farà parte in ogni caso: ciascuno dei ventisette ha diritto a un posto da commissario.
URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI - ILLUSTRAZIONE DI POLITICO
La premier dice che quanto accaduto non avrà conseguenze per l'interesse nazionale italiano, il Partito democratico sostiene il contrario ed ha già chiesto un'informativa urgente in Parlamento. L'Italia resta la terza economia e la seconda manifattura dell'Europa, dice Meloni: tutto vero. Ma è difficile dare credito alla tesi che votare a favore o contro von der Leyen fosse la stessa cosa. Basta mettere in fila le scelte precedenti del governo Meloni e tutte le trattative che l'attendono di qui in poi.
La prima, e più decisiva delle conseguenze del no: quale delega affidare all'Italia nella nuova Commissione. Fino a ieri Raffaele Fitto, il (fin qui) probabile candidato italiano a quella poltrona, avrebbe potuto aspirare ad una delega da vicepresidente esecutivo e ad un portafoglio importante. Si sono fatte molte ipotesi, fra cui economia e concorrenza. Ora le chance che ciò avvenga sono ridotte a zero o quasi. Dopo il voto di ieri a Bruxelles circolavano due ipotesi: affidare all'Italia la delega sulla sburocratizzazione o quella per il Mediterraneo.
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI
[…] L'altro dossier delicatissimo per l'Italia è la prima applicazione del nuovo Patto di stabilità. L'ultima volta in cui l'Italia si mostrò con una postura antieuropea - correva il 2018 - il governo gialloverde di Giuseppe Conte fu costretto a riscrivere la legge di Bilancio per il 2019. L'approccio del ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti è molto lontano da quello a cui si piegò Giovanni Tria: ha già detto che non c'è spazio per l'aumento della spesa pensionistica, né per una manovra che non rispetti le indicazioni della Commissione.
ursula von der leyen giorgia meloni
Resta il fatto che l'Italia nel frattempo ha bocciato la riforma del fondo salva-Stati, ha una procedura di infrazione aperta per la mancata messa a gara delle concessioni balneari, ha detto no alla direttiva che promette di mettere al bando le auto a benzina e diesel nel 2035, ha bocciato quella sulle case green. Tutte scelte legittime, che però messe insieme danno l'impressione di un approccio ideologico e danno l'alibi ai peggiori istinti anti-italiani che albergano in alcune stanze di Bruxelles.
giorgia meloni giancarlo giorgetti raffaele fitto
Solo i lunghi rituali per la formazione della nuova Commissione permetteranno all'Italia di avere dall'altra parte del tavolo fino a novembre il commissario uscente all'Economia Paolo Gentiloni. Dal 2025 l'interlocutore del secondo debito dell'Unione non sarà più italiano. Nel frattempo i tassi di interesse della Banca centrale europea inizieranno a scendere, ma più lentamente di quel che all'inizio dell'anno era prevedibile immaginare. […] Più lentamente scendono i tassi, più sarà alto il costo degli interessi sul debito, una delle voci più costose del bilancio italiano. Per Giorgetti, che nel frattempo deve concordare la «traiettoria tecnica» dei conti italiani dei prossimi sette anni, sarà una grana in più.
giancarlo giorgetti giorgia meloni
E poi c'è il destino del Recovery Plan. Proprio Giorgetti ha iniziato a chiedere con insistenza una proroga alla scadenza (fin qui) inderogabile di giugno 2026 per completare le opere. Ma può il Paese che ha detto no a von der Leyen chiedere ulteriori deroghe all'attuazione di un piano per il quale ha già ottenuto svariate concessioni?
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