Marcello Sorgi per “La Stampa”
giorgia meloni conferenza nadef
Si è comportata come se avesse in tasca il «sì» dell'Europa, Meloni, dando il via insieme al ministro dell'Economia Giorgetti all'aggiornamento della Nadef (nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) e in pratica alla manovra di fine anno, che vedrà circa 23 miliardi (subito 9, 5) destinati al caro bollette e solo ciò che rimarrà, ricavato da una revisione del reddito di cittadinanza e del superbonus edilizio, alle pensioni e alle altre spese obbligate. A ciò si aggiunge una ripresa delle trivellazioni nell'Adriatico per un approvvigionamento diretto di gas.
Per ottenere l'approvazione di Bruxelles, oltre all'atteggiamento tenuto negli incontri giovedì con Gentiloni, Metsola, Von der Leyen e Michel, la premier ha disegnato un andamento della manovra «ragionato e prudente»: il massimo del deficit, il 5, 6 per cento, quasi il doppio del 3 fissato dal trattato di Maastricht, sarà raggiunto quest'anno; l'anno prossimo il livello dovrebbe essere ridotto al 4, 5; per tornare al livello normale del 3 nel 2025.
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN
Questo progressivo calo dello scostamento di bilancio e del conseguente aumento del debito pubblico dovrebbe servire a convincere le autorità europee che l'Italia farà comunque uno sforzo per rientrare nei limiti, o almeno che si è data questo programma sulla carta, in attesa di ricevere le risposte che aspetta sul Pnrr e sulla possibilità (più remota) che l'Ue apra un nuovo canale di debito comunitario per affrontare le conseguenze della crisi energetica.
Ma c'è un altro aspetto che in questa fase potrebbe condizionare i rapporti con l'Europa del governo neonato: l'immigrazione e la necessità – dal punto di vista degli interlocutori di Meloni – che sia abbandonata la linea dura che ha costretto fin qui le tre navi Ong con complessivamente un migliaio di naufraghi raccolti nel Canale di Sicilia a incrociare in mare aperto senza poter attraccare in un porto sicuro.
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Dopo quello della Germania, è arrivato il "no" della Norvegia alla richiesta di dirottare nei propri porti le navi che battono bandiera tedesca e norvegese. Un segnale di apertura da parte dell'Italia è stata la disponibilità ad accogliere donne e bambini. Ma le condizioni meteorologiche nel weekend potrebbero indurre Meloni e Salvini a un più complessivo ripensamento.
giorgia meloni ursula von der leyen 1 giorgia meloni ursula von der leyen giorgia meloni ursula von der leyen 2