Claudio Tito per la Repubblica - Estratti
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES
Francia e Germania accelerano sulla riforma del Patto di stabilità. La possibilità di un accordo oggi alla riunione dell’Ecofin (l’incontro dei ministri finanziari dell’Ue in videoconferenza) adesso è molto più concreta. Anche se l’Italia non nasconde di sentirsi “spiazzata” dall’accordo a due siglato ieri in una riunione ristretta tra il ministro francese Le Maire e quello tedesco Lindner. In realtà i due hanno sentito telefonicamente anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che però non ha gradito lo sprint imposto dai “colleghi”. Al governo Meloni non piace l’immagine fornita da Parigi e Berlino: che siano loro a decidere tutto.
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI
In effetti proprio Le Maire è stato chiaro e non ha negato che la riforma passa dall’intesa con i tedeschi: “Sono molto felice di annunciarvi che siamo vicini a un accordo al 100% tra Francia e Germania”. Lindner, pur essendo molto fiducioso, ha confermato la linea rigorista del suo Paese. “La Germania – ha detto - non accetterebbe regole che non sono rigide”, ossia, “credibili, sufficienti ed efficienti per portare a livelli di debito più bassi e a un percorso affidabile per ridurre i deficit e penso che ciò che otterremo sarà esattamente questa landing zone: consentiamo gli investimenti, manteniamo uno spazio fiscale per le riforme strutturali, ma rispetto alle vecchie regole le nuove porteranno ad abbassare tali livelli e abbassare i deficit. Le vecchie regole sono rigorose sulla carta, ma non nell’applicazione”. Questo tanto per far capire su quale direttrice si muove Berlino.
MACRON SCHOLZ
In effetti tutto si concentra sempre sui due parametri principali di riferimento: deficit e debito. I tedeschi pretendono numeri certi e non discrezionali.
L’altro nodo riguarda la riduzione del debito. (...) Resta il fatto che il nuovo Patto di stabilità appare plasticamente frutto di un accordo tra Francia e Germania in cui l’Italia ha svolto un ruolo marginale. Lo sprint annunciato ieri sera, persino prima che tutti i dettagli fossero effettivamente definiti, risponde alla necessità dei governi francese e tedesco di evitare critiche o addirittura rivolte nelle rispettive compagini. In realtà il problema riguarda soprattutto l’esecutivo Scholz. I liberali, infatti, potrebbero accusare il Cancelliere di aver ceduto al pressing degli “spendaccioni” del Mediterraneo. L’annuncio di Lindner, che viene proprio dal partito liberale, serve a placare in anticipo le possibile reazioni interne.
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES
Ieri comunque si è svolta una riunione anche “tecnica” tra gli sherpa di tutti i 27 ministeri. In quella sede l’accordo è stato raggiunto. Bisogna capire adesso se seguirà anche l’intesa politica. Va considerato che per modificare il Patto di stabilità vanno cambiati tre Regolamenti Ue, di cui uno all’unanimità. Quindi basterebbe il “no” di un “falco rigorista” come l’Austria, l’Olanda o la Finlandia per far saltare l’intero quadro.
L’ANNUNCIO DELL’ACCORDO SUL PATTO DI STABILITÀ SPIAZZA IL GOVERNO DI ROMA
Tommaso Ciriaco, Anais Ginori per la Repubblica - Estratti
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI
Stupore. Fastidio. Ma soprattutto smarrimento. Per il metodo, prima ancora che per il merito. Giorgia Meloni non può gradire che l’annuncio sulla riforma del Patto di stabilità arrivi senza coinvolgere ufficialmente Roma. Che sia affidato, come quasi sempre accade, a Francia e Germania. In un attimo, si incrina la narrazione di un’Italia di nuovo protagonista, tanto cara alla destra di governo.
E traballa il tavolino attorno al quale la premier aveva trattato soltanto mercoledì scorso con Emmanuel Macron e Olaf Scholz. A sera, dopo alcune ore di silenzio imbarazzato, Palazzo Chigi fissa dunque una linea: “La trattativa continua, serve un via libera formale dell’Italia”. In effetti, nella notte si duella ancora sui parametri di riduzione del debito. Ma la sensazione è che l’esecutivo abbia subìto un duro colpo. E che tocchi alla presidente del Consiglio decidere adesso quale strada imboccare: alzare la voce, certificando una difficoltà, oppure accettare il compromesso senza strappare. Di certo, ha in programma delicatissime telefonate con i due colleghi nelle prossime ore.
MACRON E SCHOLZ
A dire il vero, il governo italiano non è del tutto estraneo alla bozza bollinata da Parigi e Berlino. Ieri i tecnici del Tesoro – che trattano in nome di Giancarlo Giorgetti - vengono coinvolti nelle novità elaborate dalle due Cancellerie alleate. Secondo fonti europee, forniscono anche un riscontro positivo. Il ministro dell’Economia viene consultato in videoconferenza alle 15, quando ancora non è noto il viaggio di Lindner a Parigi. Alle 16, i giornalisti vengono informati del bilaterale tra il tedesco e Le Maire. Tre ore dopo, infine, l’annuncio franco-tedesco.
GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI - QUESTION TIME SENATO
Ma torniamo a Giorgetti. Garantisce un via libera italiano? Non si oppone, riferiscono sempre le fonti europee. Ma evita di pronunciare pubblicamente anche una sola sillaba. E rimanda l’ultima parola alla presidente del Consiglio, che dovrà comunque sbilanciarsi prima dell’Ecofin straordinario di oggi.
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES giancarlo giorgetti giorgia meloni
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