Estratto dell'articolo di Massimo Franco per il Corriere della Sera
giorgia meloni bacia ignazio la russa
I messaggi che preoccupano i progetti leghisti sull’autonomia regionale non sono tanto quelli che arrivano dalle opposizioni, ma dalla coalizione di destra. Sono fatti di silenzi, o di puntualizzazioni che lasciano indovinare una perplessità di fondo. Il fatto che la maggioranza degli enti locali oggi sia «governativa» e dunque avalli la riforma del ministro della Lega, Roberto Calderoli, non ha ancora cancellato le riserve. E le resistenze che spuntano a intervalli intorno all’operazione ne confermano la difficoltà.
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Ma forse l’altolà più insidioso è quello lanciato dal presidente del Senato, Ignazio La Russa. La Russa: l’esponente di Fratelli d’Italia di più alto livello istituzionale. La Russa ha ribadito di non essere «contrario all’autonomia». A suo avviso, tuttavia, «deve essere bilanciata con uno Stato in grado di mantenerla».
matteo salvini roberto calderoli
Sono parole che ribadiscono indirettamente due cose. La prima è che, senza un contrappeso, la riforma leghista viene percepita come «sbilanciata» e dunque potenzialmente rischiosa per l’unità del Paese. La seconda è che senza l’approvazione contestuale della riforma in senso presidenziale accarezzata dalla premier, difficilmente la maggioranza di governo la avallerà. Se a questo si aggiungono i rilievi sulle garanzie e le coperture finanziarie che continuano a arrivare dagli uffici tecnici del Parlamento, si ha la conferma di un percorso accidentato dentro lo stesso governo.
Il voto di ieri alla Camera col quale si ridimensionano i controlli della Corte dei conti sui progetti del Piano per la ripresa conferma una maggioranza determinata a non essere condizionata dalla magistratura contabile; e a indicare le responsabilità degli esecutivi del passato. Ma mentre quando si tratta di arginare il potere di alcuni organi dello Stato il governo si compatta facilmente, l’unità su altre questioni non è altrettanto scontata. E sia l’autonomia regionale differenziata, con la riforma speculare del presidenzialismo, sia l’immigrazione ristagnano come ostacoli insidiosi.
LA RUSSA MELONI