RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1. L'INCOGNITA MELONI
Estratto da “il “Mattinale europeo”, la newsletter di David Carretta e Christian Spillmann
giorgia meloni in grecia con kyriakos mitsotakis 4
[…] Voto a favore, contrario oppure astensione sui Top Jobs? Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ieri non ha chiarito cosa intende fare sulle nomine dei tre prossimi leader delle istituzioni dell'Ue. In un discorso in Parlamento ieri, Meloni ha nuovamente mostrato tutta la sua rabbia per non aver partecipato alle trattative condotte tra i capi di Stato e di governo dei partiti della maggioranza europeista. Meloni “deciderà sulla base del dibattito”, ci ha confidato una fonte ben informata.
Un modo di tenersi le mani libere per negoziare sul commissario italiano. Toccherà a Ursula von der Leyen dialogare direttamente con Meloni, come capo del governo italiano e non come leader del partito dei Conservatori e riformisti europei (ECR). Ma non al Consiglio europeo.
Gli altri leader ritengono che annunciare una vicepresidenza esecutiva della Commissione per Meloni subito potrebbe mettere a rischio la conferma di von der Leyen al Parlamento europeo, spingendo deputati socialisti e liberali a votare contro. Nel 2019 i posti di vicepresidenti esecutivi della Commissione furono attribuiti ai tre partiti della maggioranza europeista. “Meglio negoziare con Meloni dopo il 18 luglio”, ci ha detto un'altra fonte. […]
2. I NEGOZIATORI AVVERTONO “È L’ITALIA A ISOLARSI ORA PERÒ RISCHIA SUI CONTI”
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
«Io l’ho informata, ma lei non ha voluto discutere». Tre giorni fa uno dei “negoziatori” del Ppe, il premier greco Mitsotakis (che pure era sensibile ad un dialogo con la destra), era stato incaricato di parlare con la presidente del Consiglio italiana per descrivere la situazione. Per farle capire l’accordo raggiunto tra le tre grandi “famiglie” politiche dell’Unione: Popolari, Socialisti e Liberali. Si trattava di un atto di rispetto nei confronti del governo italiano e non della parte politica rappresentata da Giorgia Meloni. E il leader di Atene ha poi riferito così l’esito della telefonata.
Il punto è proprio questo: la premier italiana si è sottratta a una vera trattativa sui cosiddetti “top jobs” Ue e si è isolata. Ha sovrapposto il ruolo politico di Fratelli d’Italia e dell’Ecr (I Conservatori) con quello istituzionale dell’esecutivo del nostro Paese. Senza prendere atto che i risultati delle elezioni europee avevano riconsegnato le chiavi di Palazzo Berlaymont e dell’Europa Building alla coalizione tradizionale formata da Ppe, Pse e Renew. E che permaneva il “cordone sanitario” nei confronti della destra sovranista.
Un isolamento che sta spostando Roma nelle braccia di Paesi considerati ormai “paria” in Europa come l’Ungheria di Orbán e la Slovacchia di Fico. Gli unici tre membri che ancora non hanno aderito al “pacchetto” di nomine. Con un’aggravante: Budapest e Bratislava sono ormai su una linea dichiaratamente filorussa. Un fattore in netta contraddizione con l’unico elemento di certezza in politica estera della squadra meloniana: l’atlantismo.
[…] Ovviamente tutti si aspettano che nel Consiglio europeo che prende il via oggi pomeriggio ci sia alla fine una convergenza. Non solo sulle nomine ma anche sull’agenda strategica. Ossia sugli obiettivi Ue dei prossimi cinque anni. Ma nessuno dei “big” […] è intimorito dall’eventualità che l’Italia confermi la sua scelta di tenersi fuori dagli accordi.
LO SPOSTAMENTO DELL EUROPA A DESTRA - VIGNETTA DEL NEW YORKER
Anzi, gli apprezzamenti di Palazzo Chigi nei confronti della lettera inviata da Ursula von der Leyen nella parte che riguarda la lotta alla immigrazione illegale, ha aperto un spiraglio. Nello stesso tempo ha sorpreso l’attenzione insistente di Meloni su una questione importante ma che ha uno sviluppo lungo nel tempo anziché concentrarsi sulle emergenze del nostro Paese.
Nelle interlocuzioni informali, infatti, è sistematicamente emerso un dato che potrebbe diventare esplosivo se la posizione italiana di autoisolamento proseguisse nei prossimi mesi: la situazione economica.
Il nostro Paese, infatti, al di là della propaganda, continua a camminare su un crinale scivolosissismo. Lo spread […] dalle elezioni europee in poi ha avuto dei costanti rialzi. Soprattutto nessuno esclude che la tensione sul nostro debito pubblico possa aumentare nei prossimi mesi. In primo luogo perché a settembre il governo dovrà presentare, in base al nuovo Patto di stabilità, un piano di rientro dal deficit con tagli di almeno 12 miliardi ogni anno per i prossimi sette. Lacrime e sangue, insomma.
E poi perché la curva del debito non si riduce. Le risorse del Pnrr nei prossimi due anni si basano prevalentemente su prestiti e non sulle gratuità (sfruttate in questa prima parte del Pnrr) e quindi peseranno sui conti. In particolare se i fondi non saranno pienamente utilizzati. E allora, in questo contesto, l’avvertimento che i “negoziatori” di Ppe, Pse e Renew — ossia dei capi di Stato e di governo di Germania, Francia, Spagna, Polonia. Grecia e Olanda — hanno lanciato verso Palazzo Chigi è anche questo: isolarsi non conviene.
Mettersi in un angolo verrebbe percepito dai mercati come un elemento di debolezza. E l’Italia rimane, sotto questo punto di vista, un osservato speciale. Un quadro complessivo che sta obbligando Ursula von der Leyen ad essere meno disponibile nei confronti dell’Italia rispetto ai mesi scorsi. La presidente della Commissione sa che un passo in avanti di troppo verso Meloni le farebbe perdere i voti dei socialisti nel Parlamento europeo.
ursula von der leyen giorgia meloni
Con lei vuole dunque trattare riservatamente e sul piano istituzionale, non su quello politico. Prima dell’inizio del summit di oggi l’intenzione di von der Leyen è di chiamarla o di avere un chiarimento faccia a faccia. L’unico elemento possibile di trattativa è il portafoglio da assegnare al Commissario italiano che rispetterà il peso dell’Italia e non di FdI. La premier italiana vorrebbe una vicepresidenza esecutiva. Richiesta su cui permangono molti dubbi. Tra oggi e domani, però, la scelta definitiva per Meloni è un’altra: uscire dall’isolamento o crogiolarsi in esso.
viktor orban e giorgia meloni 3
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