Lorenzo De Cicco per la Repubblica - Estratti
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI
Andare alla conta sul terzo mandato, se Matteo Salvini si intestardisce. Anche al prezzo di certificare nel pallottoliere del Senato una clamorosa crepa in maggioranza. Giorgia Meloni ha dato l’ordine ai suoi: se la Lega insiste, si proceda col voto. Le truppe di FdI sono avvisate: tocca cassare l’emendamento del Carroccio, che è in discussione giovedì.
La premier spera ancora che il suo vice innesti la retromarcia, che faccia ritirare il provvedimento, agganciato al decreto Election day. Ma prepara anche il piano B. Cioè la prova di forza con l’alleato, com’è capitato il mese scorso per le Regionali sarde.
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Nel quartier generale dei Fratelli, a via della Scrofa, la pratica è stata affrontata in questi giorni. Il responsabile dell’Organizzazione, Giovanni Donzelli, ha incontrato Alberto Balboni, il presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Anche il braccio destro della premier, il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, segue da vicinissimo un dossier che scotta, perché dopo il Mes sarebbe la seconda volta in cui i partiti che sostengono il governo votano in ordine sparso.
FdI ha delineato la strategia: se la Lega non si rimangia l’emendamento, il testo sarà messo ai voti in Commissione. Non sarà dichiarato «inammissibile». Il governo però non licenzierà alcun parere, ma si «rimetterà all’Aula». E a quel punto verranno a galla i rapporti di forza.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
La premier è convinta di avere i numeri per spuntarla, anche a costo di spaccare la sua maggioranza. Ha dalla sua Forza Italia e i centristi di Maurizio Lupi. Le speranze di Salvini sono appese alle mosse dell’opposizione. Ma il M5S si è già chiamato fuori, l’ha ribadito ieri Beppe Grillo, via blog: «La politica non deve diventare una professione».
Alla Lega non resta che cercare la sponda del Pd. Elly Schlein è arci-contraria a prolungare l’incarico dei governatori, come il suo capogruppo in Senato, Francesco Boccia, che ha paragonato i presidenti al terzo mandato ai satrapi persiani. Ma la minoranza dem è a favore, da Stefano Bonaccini a Lorenzo Guerini. Come il grosso dei sindaci, da Dario Nardella a Matteo Ricci. Oggi il tema sarà affrontato in segreteria.
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Certo è che Salvini tiene soprattutto al terzo mandato. Questione di sopravvivenza. Il capo della Lega chiede la riforma per tutti i governatori, ma la vuole soprattutto per uno, Luca Zaia. Che altrimenti, lasciato il timone del Veneto l’anno prossimo, potrebbe decidere di concentrarsi sul partito
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