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    LE STREAMING WARS IN ITALIA NON SI POSSONO FARE PERCHÉ CI CONOSCIAMO TUTTI - MENTRE NEGLI USA FIAMMEGGIA LO SCONTRO, DA NOI SKY DIVENTA AGGREGATORE DI PIATTAFORME: GIÀ OGGI SUL DECODER ''Q'' SI POSSONO AVERE NETFLIX, DAZN, MEDIASET PLAY, E L'AZIENDA SAREBBE IN TRATTATIVE PER INCLUDERE PURE DISNEY+, CHE ARRIVA IN EUROPA IL 24 MARZO. COSÌ DA PAGARE TUTTI I SERVIZI IN UN'UNICA BOLLETTA


     
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    Maria Elena Zanini per ''L'Economia - Corriere della Sera''

     

    BRIAN ROBERTS COMCAST BRIAN ROBERTS COMCAST

    Il mercato delle piattaforme streaming attacca e le pay reagiscono. Sky, in particolare. Che a fronte del rischio di perdere abbonamenti ha deciso di cambiare pelle. O meglio, di aggiungere alla sua natura di produttore e distributore, quella di aggregatore. E così, dopo aver messo Netflix a disposizione dei propri clienti, su Sky Q, il gruppo sarebbe in trattativa con Disney per aggiungere anche la piattaforma streaming Disney+ alla propria offerta. L' operazione, ancora in fase di negoziazione, dovrebbe riguardare per il momento il Regno Unito per poi coinvolgere tutti i Paesi in cui Sky è presente, Italia compresa.

     

    Come per Netflix, anche per Disney+ (che arriverà sul nostro mercato il prossimo 24 marzo, indipendentemente dall' accordo con Sky) l' obiettivo è quello di presentare agli utenti i contenuti nell' interfaccia iniziale senza distinzioni grafiche tra Sky, Netflix e Disney e di valorizzare i singoli contenuti senza «concorrenza».

     

    COMCAST E NETFLIX COMCAST E NETFLIX

     

    Il vantaggio per Sky è evidente: diventerebbe un contenitore di eccellenza in grado di offrire una serie di contenuti a sconto. Oltre ai propri, avrebbe tutta la library di Netflix e l' immenso archivio di Disney (che significa Star Wars, Marvel e Pixar), intercettando una buona fetta di pubblico non disposto a pagare più di un abbonamento al mese. Ma anche Disney ne guadagnerebbe: con la decisione di creare la propria piattaforma streaming, il gruppo guidato da Bob Iger ha tolto i propri canali dalle pay tv (senza escludere comunque la possibilità di accordi di licenza con le stesse pay), disintermediando la catena distributiva dei propri contenuti.

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    L' accordo con Sky le permetterebbe di ampliare la propria base clienti. In particolare in Italia gli abbonamenti delle pay sono circa 4,5 milioni (concentrati in Sky), quelli degli Ott (Netflix, Amazon Prime, Apple tv, Infinity, Tim Vision, Dazn) sono circa 6. Di questi 10,5 milioni, circa 8 sono le famiglie e 2 milioni sono quelle che oltre a un abbonamento Sky, hanno sottoscritto l' abbonamento a una Ott. Disney insomma rischia di trovare un mercato se non saturo, quanto meno già strutturato.

     

    «Allearsi» con Sky significa pescare anche in questo bacino. Senza pestarsi i piedi a vicenda. I modelli possono convivere tra loro: sia il modello Netflix che fa da produttore e distributore e che, anzi, si è prepotentemente inserito nella produzione di contenuti propri, come confermato dalla partecipazione massiva ai Golden Globes e agli Oscar. Sia il modello Disney che prova a monetizzare fino in fondo la propria enorme produzione e library. Sia il modello aggregatore di Sky.

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    «È in corso una fase di proliferazione degli Ott sotto la spinta dei grandi produttori di contenuti - afferma Claudio Campanini, amministratore delegato di Kearney Italia -. Attaccati da Netflix, hanno deciso di raggiungere direttamente il consumatore facendo leva su marchi molto presenti nella mente del consumatore come Disney. Questo cambierà la modalità di ricerca e fruizione dei contenuti e creerà nuove esigenze nei consumatori».

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