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    "DIECI ANNI DOPO IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA, NELLA MEMORIA DEGLI ITALIANI, NON C'È ALTRO CHE 'TORNI A BORDO, CAZZO!'" - FRANCESCO MERLO: "DE FALCO DIVENNE FAMOSO COME EROE POSITIVO SOLO GRAZIE AL TONO DELL'IMPERIUM, ANCHE SE NESSUNO L'AVEVA MAI VISTO IN PERICOLO SU UNA NAVE CHE AFFONDA; NESSUNO SAPEVA COME SI SAREBBE COMPORTATO AL POSTO DI SCHETTINO. C'È NEL "TORNI A BORDO, CAZZO!" L'IDEA CHE IL COMANDO SIA GRIDARE E CHE DIRE "CAZZO" SIA UNA RISORSA DELLA VIRILITÀ"


     
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    FRANCESCO SCHETTINO E GREGORIO DE FALCO FRANCESCO SCHETTINO E GREGORIO DE FALCO

    Francesco Merlo per “il Venerdì di Repubblica”

     

    Sche-tti-no. Non è facile trovare altri nomi che abbiano la stessa forza evocativa. Sono davvero pochi quelli che non hanno diritto all'oblìo, nomi diabolici come Giuda, che sarà per sempre "il traditore", o come Caino che è sinonimo di "fratricida". Schettino sarà per sempre "il vigliacco", più di Tersite, che Omero descrive guercio, zoppo, gobbo, con la testa a punta, maldicente, ingiuriatore e vile.

     

    CAPITAN SCHETTINO CAPITAN SCHETTINO

    All'Italia stremata del 2012 non bastò infatti consegnarlo alla pietà della storia e alla severità della giustizia. Bisognava farne il modello del "perfetto codardo", non la miseria dell'italiano tipo, spavaldo ma pavido, arrogante e vanitoso quand'è al sicuro, e invece annichilito, imbambolato e intontito dal pericolo e dalla propria inadeguatezza dinanzi all'emergenza. No, Schettino divenne il mostro, il reietto, il diavolo.

     

    E dunque il suo povero nome, per sempre negato all'acqua del fiume Lete «che toglie altrui memoria del peccato», fu maltrattato e inveito da un'Italia che aveva bisogno di cacciare il demone che aveva dentro, di sfogarsi su di lui per non vedere se stessa affogare in un mare chiuso come una tinozza.

    FRANCESCO SCHETTINO E GREGORIO DE FALCO FRANCESCO SCHETTINO E GREGORIO DE FALCO

     

    Naufragata in una secca, che non aveva nulla dell'oceano del Titanic, davvero la Costa Concordia somigliava all'Italia che due mesi prima, nel novembre del 2011, nel 150° anniversario dell'Unità, minacciata dallo spread e dalla bancarotta, si era affidata alla severità del governo Monti, al decreto Salva-Italia, alle lacrime che la ministra Fornero non riuscì a trattenere pronunciando la parola "sacrifici", alle tasse contro il debito (cattivo) e all'elezione di un italiano, Mario Draghi, alla presidenza della severissima Banca centrale europea (Bce).

     

    schettino in lacrime schettino in lacrime

    Piegata su un lato, carica d'acqua, la nave del superlusso, 114.500 tonnellate di junkspace che non riusciva neppure a inabissarsi, era un relitto incastrato nel mare tra i tanti relitti incastrati sulla Terra, l'Ilva, Termini Imerese, il Sulcis, Bagnoli, Piombino... Ed era anche la fine di un sortilegio sociale e di un azzardo politico, il naufragio colposo della borghesia del cucù, delle barzellette e del bunga bunga, la fine della lunghissima "anomalia" berlusconiana esordita nel 1994 con il sogno liberale di Lucio Colletti, Piero Melograni, Saverio Vertone e Marcello Pera, e ora squarciata e arenata su uno scalino di roccia con le sue settanta suite e il personale in tight e guanti bianchi.

    gregorio de falco gregorio de falco

     

    Con la sua scienza del divertimento sull'acqua e il suo esotismo omologato, la Costa Concordia sembrava un altro dei non-luoghi del potere italiano, Arcore e Porto Rotondo, Villa Certosa e Palazzo Grazioli, Villa San Martino e la casa di Lampedusa acquistata via Internet, un Satyricon di cene eleganti, inchini e sirene "tutto compreso", teatro e sale per il cinema, due casinò, la Spa, 4 piscine, 5 Jacuzzi, 5 ristoranti e tanti ascensori per portare Astolfo sulla Luna.

     

    schettino in lacrime schettino in lacrime

    E allora diciamo la verità: dieci anni dopo non c'è altro che «torni a bordo, cazzo!» nella memoria degli italiani, neppure il numero dei morti: 32, quasi tutti per annegamento. Da una parte del telefono, Francesco Schettino, "il vigliacco", e dall'altra Gregorio De Falco, "l'impavido", che, con la parola "cazzo" riscattava la reputazione dei poveri italiani smarriti.

     

    L'audio di quella telefonata, diffuso già all'indomani del naufragio, fece il giro del mondo mentre l'Italia offesa si accaniva sul fellone per consacrarlo al vituperio dell'intero Pianeta. E «torni a bordo, cazzo!» divenne un tormentone più identitario di Va, pensiero e di Volare. Il tono di De Falco, che stava registrando e alzava spesso la voce, era imperativo e pieno di disprezzo. «E che? Vuole tornare a casa, Schettino?».

     

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    «È buio e vuole tornare a casa?». «Le faccio passare io l'anima dei guai». Ripetutamente De Falco intimava a Schettino di tornare a bordo, ma pronunciava una sola volta l'espressione completa che lo ha reso famoso, «torni a bordo, cazzo!». E più De Falco gridava, tuonava e imprecava, più Schettino si impappinava e si imbrogliava nelle bugie. Schettino non ce l'ha fatta e giustamente è stato condannato dai giudici.

     

    Ma forse c'era qualcosa che il suo superiore di scrivania avrebbe potuto tentare: forse dosare le parole, forse evitare la scorciatoia del "cazzo"? È facile con il senno di poi, ma il comando è un'arte di sapienza veloce, e il comandante, già secondo Socrate, «deve essere attento, infaticabile e perspicace, gentile ma crudele, schietto ma astuto, una guardia e un ladro, prodigo, taccagno, generoso, gretto, impetuoso e prudente».

     

    SCHETTINO DOMNICA SU CHI SCHETTINO DOMNICA SU CHI

    E, aggiunge Machiavelli: «Chi desidera essere obbedito deve sapere come si comanda». E poi, come se li stesse aspettando entrambi, c'era appunto l'Italia del gennaio del 2012 che sapeva che quella era una tragedia della mediocrità, e leggeva in quel naufragio la metafora della propria leadership. Perciò aveva bisogno del veleno e dell'antidoto al veleno, dell'italiano nobile da contrapporre all'italiano ignobile, al peggiore e al dannato, bastonato, sì, ma dall'eroe.

     

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    E così le rivelazioni dei cronisti sulla notte del naufragio divennero sempre più sensazionali: Schettino con la moldava, Schettino e la cocaina sui capelli, Schettino e l'inchino, Schettino e la spavalderia, Schettino e la vigliaccheria. Al contrario, De Falco divenne famoso come eroe positivo solo grazie al tono dell'imperium, anche se nessuno l'aveva mai visto in pericolo su una nave che affonda; nessuno sapeva come si sarebbe comportato al posto di Schettino, che invece, gradasso come ogni vigliacco, se fosse stato al posto di De Falco, avrebbe gridato "cazzo" pure lui.

     

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    C'è infatti nel «torni a bordo, cazzo!» l'Italia che ha avuto Mussolini ma non Churchill; non De Gaulle e Mitterrand ma Togliatti e De Gasperi, che traevano la loro forza dalle potenze straniere. Ci sono, nell'idea che il comando sia gridare e che dire "cazzo" sia una risorsa della virilità, tutti i nostri capi e capetti autoritari e non autorevoli, tutti i gerarchi e tutti i bulli nazionali: mai un nocchiero in gran tempesta ma solo e sempre la coppia Schettino-De Falco, nostri simili, nostri fratelli.

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