Francesco Merlo per la Repubblica
strega
Le nomine sono fatte con il metodo Palamara-Csm. Le case editrici "impongono" partecipanti e vincitori, ma attraverso degnissimi prestanome che li "propongono". Ogni autore ha il suo patronus.
La giuria del Premio Strega, che fu il salotto della letteratura, ora è un salottino di 400 "amici" tra philosophes e clientes. Nel Csm sono solo 27. La gara è truccata, ma onestamente: la spartizione e la lottizzazione sono rivendicate dai soliti, pochi editori, a garanzia di qualità. Dunque non ci sono scandali né intercettazioni (what a shame!) che - sia detto per inciso visto il gran bisogno di premiare eccelsi ed eccessi - sono la migliore letteratura contemporanea, le nostre memorie del sottosuolo.
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Così il povero Strega è solo Cerimonia: niente fischi ai capolavori, ma solo applausi ai mediocri. La posta non è alta: 5000 euro dell' industriale di Benevento e la fascetta: "Vincitore...". Non c' è nemmeno la tentazione del rifiuto che in genere raddoppia un premio: «Non riconosco a quel tribunale i titoli per giudicarmi» disse Sartre del Nobel.
Ma lo Strega non ruba l' anima. Dolciastro come il liquore che gli dà nome, non è «la potenza che toglie la libertà» denunziata da Ferlinghetti nel giorno del gran rifiuto, a 93 anni, del prestigioso titolo dello Stato californiano di "Poeta della Patria". Quel no onorava la Beat Generation, ma se avesse detto sì, lo Stato della California ci sarebbe rimasto male.
luca palamara
Lo Strega impone invece «una lettera di accettazione in cui l' autore si impegna a non ritirarsi». E non è neppure nazionalpopolare come Sanremo e non solo perché nella sua storia non c' è il suicidio, che è il più nobile dei rifiuti, ma anche perché il libro non appassiona e ossessiona gli italiani come la canzone: Dalla e Battiato sono i nostri classici, ben più di Calvino e Sciascia. Quel che manca a Sanremo per essere riconosciuto come il nuovo Salotto della Letteratura è la certezza del trucco, che è il verme vitale dell' Italia e, alla fine, la sola cosa artistica e ingegnosa del premio Strega che, certo, non è un evento epocale, ma è appunto la vita che, sia pure in forma corrotta, soffia sul moribondo: La vita e il libro è il titolo che Borgese diede alle sue note letterarie, tra le quali c' era già "La crisi del libro". Era il 1923.
la mitica bottiglia del liquore strega premio strega
Lo Strega nacque nell' estate del '46, quella che «la benzina è rincarata / un litro vale un chilo di insalata». L' Italia era distrutta e il premio, assegnato solo l' anno dopo (a Flaiano), portò il libro italiano nella Topolino amaranto: «si va che un incanto». Oggi gli esperti dicono che lo Strega fa ancora vendere copie, che è poi lo scopo di tutti i premi. Ma quante?
Diecimila? Trentamila? Non esiste un preciso strumento di misurazione. Tanto più che in Italia c' è una minoranza (in crescita?) di lettori che si nega alle fascette, ai libri premiati. Personalmente vorrei, ma non ne faccio parte. Infatti non resisto e li leggo (leggiucchio) con la passione di chi crede nell' utilità delle cose inutili.
francesco merlo FRANCESCO MERLO il premio liquore strega helena janeczek vincitrice del premio strega 2018 (8) la lavagna del premio strega Palamara in attesa di entrare al premio strega francesco merlo