E. Bu. per il “Corriere della Sera”
guerini draghi
Il governo va avanti sulla questione armi all'Ucraina. Ieri il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, ha ascoltato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e deciso di secretare il decreto sull'invio delle armi a Kiev. Si tratta comunque - ha illustrato Guerini - di materiale bellico della stessa natura di quello già spedito verso l'Ucraina con il primo decreto: dai missili anti-aereo Stinger, alle munizioni.
matteo salvini con le armi 5
«Nel corso dell'audizione, durata oltre due ore, il ministro ha aggiornato il Comitato in merito al conflitto in corso tra Russia e Ucraina e i suoi possibili riflessi sulla sicurezza nazionale, in un clima di proficuo confronto tra organi istituzionali», ha commentato Adolfo Urso, presidente del Copasir.
Ma le polemiche sulla scelta del governo non sembrano attenuarsi. La Lega si lamenta. «Più armiamo una parte più la pace si allontana. Spero che il mese di maggio, che è il mese della Madonna, porti la pace», dice Matteo Salvini. Che poi punge il premier: «Temo non basti spegnere il condizionatore per fermare la guerra».
matteo salvini con le armi 6
Il leader della Lega poi precisa: «Draghi? Ci siamo "messaggiati" prima, durante e dopo la sua positività al Covid. E ci vedremo a breve». «È giusto che il presidente del Consiglio e il ministro della Difesa vengano in Parlamento e che ci sia un chiarimento», insiste anche Giuseppe Conte.
IL TWEET DI PETROCELLI CON LA Z DI PUTIN
Continua intanto a tenere banco la questione del senatore filorusso Vito Petrocelli, tuttora presidente della commissione esteri. Ieri i membri della commissione hanno scritto alla presidente del Senato Elisabetta Casellati «per farle presente lo stato di profonda preoccupazione circa la situazione creatasi».
GIUSEPPE CONTE VITO PETROCELLI
Tra le firme manca però quella del grillino Alberto Airola. E il Carroccio chiede lumi: «Il M5s prenda una posizione chiara e netta». Conte replica: «Faremo di tutto perché Petrocelli si dimetta».
Le polemiche non mancano nemmeno sul fronte televisivo. «Nella tv italiana regna il pensiero unico e la parola pace è bandita. In ogni circostanza si rinvia alla necessità di usare le armi», Michele Santoro commenta all'Ansa gli interventi della commissione di Vigilanza sui talk show e lancia l'evento «Pace proibita», in programma lunedì al Teatro Ghione a Roma.
«Ci sono deputati del Pd - che non sarebbero eletti in nessuna elezione in cui si potessero votare liberamente i candidati - che ritengono serva un'autorizzazione su chi invitare. Ma un'autorizzazione di chi? Del Minculpop?», attacca il giornalista e conduttore tv. Replica il dem Andrea Marcucci: «Di quale Minculpop parla Michele #Santoro?».