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    METTI UN TAJANI FRA IL CAV E SALVINI - L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DI STRASBURGO ALLARGA IL SOLCO TRA FORZA ITALIA E LEGA – BERLUSCONI SI CONVERTE ALL’EUROPA, MENTRE ISOARDO VUOLE REFERENDUM SU EURO – LA ROTTURA DEFINITIVA ARRIVERA’ CON LA RIFORMA ELETTORALE, CON IL PROPORZIONALE


     
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    Stefano Folli per la Repubblica

     

    tajani berlusconi tajani berlusconi

    Non c’è solo la lettera della Commissione europea al governo di Roma, con la richiesta di correggere i conti pubblici per 0,2 punti di Pil e la frettolosa trattativa che ne deriva. E non ci sono solo gli strali di Trump all’Unione e in particolare alla Germania, segno che la stessa sopravvivenza dell’Europa della moneta unica si avvia a essere il tema politico del prossimo futuro. In queste ore fra Bruxelles e Strasburgo esiste anche una dimensione più istituzionale, meno interessante ma ugualmente significativa perché ci coinvolge da vicino come italiani. Qualcuno dice che è la prova del declino dell’idea d’Europa e dell’appannarsi progressivo delle istituzioni comunitarie. Altri replicano che bisogna essere contenti comunque quando un italiano raggiunge una posizione così alta dopo anni di esclusione.

    gianni pittella manfred weber guy verhofstadt gianni pittella manfred weber guy verhofstadt

     

    Sta di fatto che il derby italico fra Tajani e Pittella per la presidenza del Parlamento europeo non era il più adatto a entusiasmare l’opinione pubblica. E si può capire perché. D’altra parte, è inutile rimpiangere le personalità del passato. L’ultimo italiano a occupare la poltrona di presidente del Parlamento, dove ora andrà il vincitore del duello, cioè Tajani, fu Emilio Colombo. Ma era un’altra assemblea e rifletteva un’altra Europa.

     

    Oggi conviene interrogarsi sul significato dell’elezione di Tajani alla luce dei chiaroscuri del nostro dibattito interno. I riflessi sono inevitabili, anche se la carica non ha una rilevanza politica diretta e il neopresidente ha tenuto a sottolineare la sua “neutralità” rispetto allo scontro in atto in Europa, e quindi anche all’interno del Parlamento, fra chi vuole una maggiore integrazione e chi ne vuole sempre meno.

    antonio tajani antonio tajani

     

    Questa supposta neutralità nasceva dall’esigenza di cercare fino all’ultimo i voti dei conservatori, per lo più inglesi avversi alla Ue e sostenitori della Brexit. Ma Tajani è espressione del gruppo dei Popolari, la famiglia più numerosa dell’assemblea, dove l’egemonia di Angela Merkel è indiscussa. Ne deriva - se c’è una logica - che l’elezione di ieri sera consolida il legame tra Forza Italia e l’ortodossia europeista.

     

    bossi tremonti calderoli bossi tremonti calderoli

    Sappiamo quanto numerosi siano stati in passato i giri di valzer di Berlusconi: e lo testimoniano le polemiche - o magari solo le battute salaci - nei confronti della cancelliera tedesca. Oggi però l’elezione di Tajani colloca il partito berlusconiano, socio un po’ anomalo del gruppo dei Popolari, fra i difensori dell’Ue, non certo fra i suoi picconatori. E non è un caso se il leghista Salvini si è rifiutato di sostenere Tajani e ha invece votato il rumeno Rebega, espressione della linea anti-integrazione.

     

    MARINE LE PEN E MATTEO SALVINI MARINE LE PEN E MATTEO SALVINI

    È evidente che gli attacchi di Trump all’Unione e in particolare alla Germania hanno galvanizzato il leader del Carroccio. Lo stesso Giulio Tremonti, che sarà presente all’insediamento del nuovo presidente americano, è da tempo più vicino alla posizioni leghiste, sia pure a quelle di Bossi e Calderoli, che alle manovre berlusconiane. Tutto ciò lascia intuire come si sia approfondita in forme forse definitive la frattura fra Lega e Forza Italia.

     

    GRILLO E FARAGE GRILLO E FARAGE

    Il che non sarebbe possibile con un sistema elettorale maggioritario, tale da favorire le aggregazioni e le alleanze pre-voto. Invece con il proporzionale le differenze vengono esaltate, tanto più se è in gioco la prospettiva europea. In fondo anche l’ascesa di Tajani confermerebbe che Berlusconi vuole giocare le sue carte in Italia come membro del Ppe e per questo ha bisogno di un sistema proporzionale, se possibile senza un vero correttivo in senso maggioritario. La vittoria di Tajani è stata possibile anche grazie al sostegno dei liberali di Verhofstadt, il club al quale aveva pensato di iscriversi Grillo prima di tornare con Farage.

     

    In Italia i Cinque Stelle continuano a considerarsi gli unici oppositori, ma in Europa sono fuori dalle partite che contano. Sulle tesi anti-europee è molto meglio collocato Salvini: fra Marine Le Pen e Wilders, entrambi seguaci di Trump. Il che fa capire quanto sarà duro il prossimo confronto elettorale in Italia, specie con una legge proporzionale.

     

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