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Dall’approvazione del Decreto Legge n.87/2018 meglio conosciuto come “Decreto Dignità”, il settore gioco legale ha subito una serie di importanti restrizioni. Su questo tema, le analisi e i report svolti in questi anni – come l’ultima indagine svolta dall’Osservatorio permanente Eurispes Giochi, Legalità e Patologie parlano chiaro: le norme restrittive non sono risolutive rispetto alla ludopatia.
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I dati sulle ricerche web legate al gioco durante il periodo di lockdown
Secondo i dati riportati da guidapsicologici.it in riferimento al periodo di lockdown, la ludopatia si conferma una problematica sociale che non può essere risolta da manovre proibizionistiche che anzi, aumentano e facilitano il fenomeno.
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I dati dimostrano che durante le settimane di reclusione a causa dell’allerta mondiale per Coronavirus, le ricerche legate al gioco d’azzardo hanno subito un aumento del 29% rispetto ai dati dello scorso anno. Preoccupanti anche i dati che riguardano i Millenials, la fascia d’età compresa tra i 25 e 44 anni, che ha registrato un aumento del 31,50% rispetto al periodo precedente preso in esame.
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Il gioco legale crolla e prolifera la criminalità
Ad allarmare, oltre al GAP (Disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico) è anche il proliferare delle infiltrazioni criminali. La pandemia ha indirizzato verso i siti clandestini che si sono sostituiti allo Stato. Quindi siamo di fronte ad una duplice problematica, da una parte la ludopatia, dall’altra l’illegalità e la perdita per l’Erario del 44,5% delle entrate statali, fondi fondamentali per finanziare gli ammortizzatori sociali, oggi di primaria importanza nel periodo di crisi che stiamo vivendo.
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Rispetto alla criminalità, secondo l’ultima indagine della DIA si prospettano due scenari critici uno di breve periodo, in cui le organizzazioni punteranno “a consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo, anche con l’elargizione di prestiti di denaro, da capitalizzare” e uno di medio-lungo periodo – alle prime elezioni possibili, in cui le mafie, e la ‘Ndrangheta in particolare, “vorranno ancora più stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala globale”.
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Ecco perché secondo Pedrizzi, presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato dal 2001 al 2006, “E’ evidente che – spiega in assenza di un’ampia offerta di gioco lecito e regolamentato, una parte della domanda si orienta inevitabilmente verso il gioco clandestino ed illegale.
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La lotta e il contrasto di tali attività, oltre che nell’azione repressiva, si realizza quindi anche con un’estensione massima del controllo di legalità e di trasparenza della gestione e dell’organizzazione dei giochi. E non con il divieto di vendita, l’aumento di imposizione fiscale, ed il rialzo sui prezzi che sono in sintesi gli strumenti principali delle politiche proibizioniste”.
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