L'intervento di Michelle e Barack Obama su Muhammad Ali comparso sul sito della Casa Bianca e pubblicato da “la Repubblica” - Traduzione di Marzia Porta
OBAMA MOHAMMED ALI
Muhammad Ali era il più grande. Punto. Se glielo aveste chiesto ve lo avrebbe detto lui stesso. Vi avrebbe detto che era due volte il più grande; che aveva «ammanettato il lampo e gettato in galera il tuono».
Ma a rendere The Champ il più grande, ciò che realmente lo contraddistingueva da chiunque altro, era che chiunque altro vi avrebbe detto più o meno la stessa cosa.
Come tutto il pianeta Michelle e io piangiamo la sua scomparsa. Ma siamo anche grati a Dio per aver avuto la fortuna di conoscerlo, anche se solo per poco tempo e per quanto siamo tutti così fortunati che "il più grande" abbia scelto di onorare proprio la nostra epoca.
OBAMA MOHAMMED ALI
Nel mio studio privato, accanto all' Ufficio ovale, tengo in bella vista un suo paio di guantoni, proprio sotto quella foto emblematica che mostra il giovane campione, appena ventiduenne, ruggire come un leone sopra Sonny Liston, caduto a terra. Quando fu scattata io ero troppo giovane per capire chi fosse.
Si chiamava ancora Cassius Clay, aveva già vinto la medaglia d' oro alle Olimpiadi e non aveva ancora intrapreso quel viaggio spirituale che lo avrebbe portato alla fede musulmana e all' esilio al culmine della sua forza, gettando le basi per il suo ritorno alla grandezza con un nome che sarebbe stato acclamato tanto dai diseredati degli slum del Sudest asiatico e dei villaggi dell' Africa che dalle folle osannanti del Madison Square Garden.
NELSON MANDELA E MOHAMMED ALI
«Io sono l'America», dichiarò in un'occasione. «Sono quella parte che voi non riconoscete. Ma abituatevi a me: nero, sicuro di me, impertinente; il mio nome, non il vostro; la mia religione, non la vostra; i miei obiettivi, solo i miei. Abituatevi a me». È quello il Muhammad Ali che io ho conosciuto crescendo, non solo un poeta abile con il microfono quanto lo era sul ring come pugile, ma un uomo che si batteva per ciò che era giusto.
Un uomo che si è battuto per noi. Si è schierato con King e Mandela; ha preso posizione quando era difficile farlo; ha fatto sentire la propria voce quando altri si rifiutavano di fare altrettanto. La sua battaglia lontana dal ring gli sarebbe costata il titolo e la reputazione. Gli avrebbe fatto guadagnare nemici a sinistra e a destra, lo avrebbe oltraggiato, portandolo quasi in prigione. Ma Ali rimase inamovibile. E la sua vittoria ci ha aiutati ad abituarci all' America che conosciamo oggi.
BILL CLINTON E MOHAMMED ALI
Non era perfetto, naturalmente. Nonostante tutta la sua magia sul ring poteva essere malaccorto con le parole e, con l' evolversi della sua fede, pieno di contraddizioni. Ma alla fine il suo spirito eccezionale e contagioso - innocente, persino - gli valse più ammiratori che nemici. Forse perché in lui speravamo di scorgere qualcosa di noi stessi.
Più tardi, con il declino del vigore fisico, divenne una forza addirittura più possente al servizio della pace in tutto il mondo. Abbiamo visto un uomo che aveva detto di essere talmente cattivo da far ammalare le medicine, mostrare un suo punto debole, fare visita ai bambini malati e disabili di tutto il mondo e dirgli che anche loro avrebbero potuto diventare i più grandi.
DONALD TRUMP E MOHAMMED ALI
Abbiamo visto un eroe accendere una torcia e tornare a combattere la sua lotta più grande di fronte al mondo intero; una lotta contro il male che ne ha devastato il corpo senza riuscire a spegnere quella scintilla dai suoi occhi. Muhammad Ali ha scosso il mondo, rendendolo migliore. Ha reso migliori tutti noi. Michelle e io abbiamo inviato le nostre più profonde condoglianze alla sua famiglia, e preghiamo che il più grande di tutti i combattenti riposi finalmente in pace.