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“MIGLIORIAMO LE TELECRONACHE, VI PREGO!” – ALDO GRASSO PLAUDE ALL'ESPERIMENTO DI SKY SPORT DI LIMITARE LA PRESENZA DELLA SECONDA VOCE: "I TELECRONISTI DEVONO IMPARARE A MISURARSI CON IL SILENZIO, CON I RUMORI DI FONDO, CON LE VOCI CHE GIUNGONO DAL CAMPO. BASTA CON LE STATISTICHE, CON LO STORICO DEI CALCIATORI, CON LE CLASSIFICHE VIRTUALI DOPO UN GOL: SONO INFORMAZIONI DA DOPO-PARTITA. NON È NECESSARIO CHE UN DARIO MARCOLIN (NOME A CASO) MI METTA ANSIA NEL…"
Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Con la partita persa dal Manchester United contro l'Atletico Madrid è proseguito l'esperimento di Sky Sport di limitare la presenza della seconda voce: telecronaca affidata ad Andrea Marinozzi con Paolo Di Canio allo Sky Tech Room. Quando, anni fa, ho iniziato in solitaria questa disputa contro la prevaricazione delle telecronache non ero mosso dall'ostilità nei confronti di alcuno.
Pensavo che mentre stiamo assistendo a una formidabile evoluzione tecnologica del video, il racconto parlato è rimasto ai primordi della tv, quando vigeva un intento pedagogizzante: bisognava spiegare tutto all'ingenuo spettatore. Motivo per cui la telecronaca resta una radiocronaca. E se, in un primo tempo, il concorso della seconda voce (di solito un ex calciatore) serviva a dare un po' di vivacità a una narrazione di stampo ministeriale, adesso le due voci sono diventate prevaricanti nei confronti dell'immagine, tendono al protagonismo, a scapito dei calciatori.
L'esperimento dell'altra sera è andato bene. Di Canio è intervenuto poche volte e a proposito. È Marinozzi che deve ancora fare uno sforzo per spogliarsi del superfluo (che senso ha dire «passaggio sbagliato»? Lo vedo, grazie) e, come tutti i telecronisti, imparare a misurarsi con il silenzio, con i rumori di fondo, con le voci che giungono dal campo.
Basta con le statistiche, con lo storico dei calciatori, con le classifiche virtuali dopo un gol: sono informazioni da dopo-partita. Ho visto tanti incontri allo stadio e, alle spalle, non c'era nessun telecronista che mi spingesse nelle paludi della tautologia. E poi non mi stancherò mai di ripeterlo: il calcio è anche casualità, imprevisto, mistero. Non è necessario che un Dario Marcolin (un nome a caso) mi metta ansia nel vano tentativo di spiegare tutto, soprattutto agli allenatori in campo che non lo sentono. Miglioriamo le telecronache, vi prego!
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