DAGOREPORT
Giampaolo e Antonio Angelucci
La campagna acquisti della famiglia Angelucci nella carta stampata meneghina – dopo “Libero” e “Il Giornale”, ora tocca a “La Verità” – è strettamente legata alla conquista del Pirellone lombardo da parte dei fratellini d’Italia capitanati dai fratelli La Russa, Santadeché e De Corato.
I sondaggi preconizzano un ribaltone ai vertici della più importante regione italiana (Il prodotto interno lordo della Lombardia è pari a 368 miliardi di euro, circa il 22% del PIL Italiano).
Rispetto al voto regionale del 2018 (29%), Salvini è finito sfasciato al 10%. Berlusconi, dal 14,3% lo troviamo, a un mese dal voto, dimezzato al 7%. La Meloni, invece, dal 3,6% del 2018, ora le rilevazioni la danno al 26%.
IGNAZIO LA RUSSA CON IL FRATELLO ROMANO
Ma la doviziosa roccaforte di Salvini e Berlusconi non finirà nelle manine romanesche di Casa Meloni. Il Pirellone sarà infatti espugnato dell’ala nordista di Fratelli d’Italia: ‘Gnazio La Russa, Daniela Santadeché, Riccardo De Corato, con tanto di plenipotenziario nella persona di Romano La Russa, fratello di.
Il deputato leghista ed editore Antonio Angelucci, re delle cliniche laziali con il suo gruppo San Raffaele, una volta che avrà messo in tasca i tre quotidiani di destra meneghini, potrà avere voce in capitolo per contendere il ricco business sanitario lombardo, ora saldamente in mano ai fratelli Rocca (Humanitas) e alla famiglia Rotelli (Gruppo San Donato).
riccardo de corato presentazione candidati fdi lombardia
Non basta. Ai motivi economici, occorre sommare quelli politici. L’eventuale sbarco sulla piazza milanese degli Angelucci ha infatti scatenato il Corriere della Sera di Urbano Cairo, con un articolo di Mario Gerevini che infila la penna nel tesoro estero della famiglia Angelucci (343 milioni custoditi in Lussemburgo) e tira fuori le anomalie della fondazione San Raffaele che controlla il quotidiano “Libero”. (https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/scoppiata-guerra-urbano-cairo-angelucci-339394.htm)
URBANO CAIRO
Ora è difficile credere che un colosso come il Corriere, che ha sempre fatto il contropelo alla destra lombarda, tema la concorrenza dei giornali di destra.
Oppure, come sottolinea nella replica a Cairo il direttore di “Libero” Alessandro Sallusti, “che stile e metodo ricordano molto quello dei pizzini mafiosetti inviati su ordine del boss“? Quello che è certo è che lo sbarco degli Angelucci non ha fatto felice la piazza economica-finanziaria di Milano.
Se la sanità lombarda è il boccone più ghiotto, anche quella laziale non scherza. Il prossimo 12 febbraio a contendersi la Regione Lazio scendono in campo Alessio D'Amato e Francesco Rocca.
SALLUSTI
Scrive Vincenzo Bisbiglia su “il Fatto quotidiano”: “Da un lato l'assessore uscente in quota dem, dominus del settore negli ultimi dieci anni, fautore della chiusura di 16 ospedali e della "rinascita" della sanità cattolica. Dall'altra, il deputato leghista ed editore Antonio Angelucci, re delle cliniche laziali con il suo gruppo San Raffaele. "Tonino", infatti, sarebbe il principale "sponsor" e co-artefice della candidatura dell'ormai ex presidente della Croce Rossa”.
ALESSIO DAMATO
Continua Bisbiglia: “Rocca fino a poco tempo fa sedeva nel cda della Fondazione San Raffaele, costola del Gruppo sanitario che con una ventina di cliniche tra il Lazio e il Sud Italia è il fiore all'occhiello dell'impero di Angelucci. La fondazione è impegnata nella gestione del centro riabilitativo di Ceglie Messapica (Brindisi).
‘’Un feeling sbocciato già a maggio 2021, quando Rocca fu eletto presidente di Confapi Sanità, la confederazione della sanità privata: il suo arrivo aprì la strada all'ingresso nell'organismo degli Angelucci, attraverso il rampollo Giampaolo e l'allora presidente Carlo Trivelli”.
francesco rocca foto di bacco (5)
E conclude: “Non certo idilliaco, invece, il rapporto tra Angelucci e D'Amato. Anzi. Una rivalità annosa deflagrata il 13 dicembre 2017.
D'Amato, all'epoca dirigente regionale, denunciò di essere stato avvicinato a margine di un convegno. In quella sede Angelucci gli avrebbe offerto 250 mila euro in cambio della riammissione al servizio sanitario di una delle cliniche del gruppo, la San Raffaele Velletri’’.
antonio angelucci foto di bacco
Clemente Pistilli per “la Repubblica - Edizione Roma” aggiunge: “Di recente, mentre era presidente della Croce Rossa, del resto Rocca è stato anche presidente del CdA della Fondazione San Raffaele, messa su dalla famiglia Angelucci, mantenendo l'incarico fino a un mese fa, e ha acquistato e mantenuto le quote di una società di ricerca pubblicitaria e marketing fondata da Francesco Storace, oltre a operare in società ritenute riconducibili al broker Gianluigi Torzi, poi coinvolto nello scandalo sulla compravendita di un palazzo a Londra, imputato davanti al Tribunale di Roma e a quello del Vaticano”.
ANCHE A CAIRO E AL SUO CORRIERE I SOLDI PUBBLICI NON FANNO SCHIFO
Alessandro Sallusti per “Libero quotidiano”
alfano e la famiglia rotelli
Il Corriere della Sera ieri ha pubblicato un lungo articolo in cui si occupa della galassia che fa capo alla Famiglia Angelucci, famiglia che attraverso la Fondazione San Raffaele controlla anche il quotidiano Libero. Nelle prime righe c'è la chiave di lettura: «La famiglia Angelucci - si legge - vuole comperare Il Giornale dalla famiglia Berlusconi, la trattativa sembra in dirittura di arrivo».
Notizia interessante, certamente, se non fosse che il resto dell'articolo parla d'altro. Tra un «soldi regolarmente contabilizzati», un «prassi legittima», e un «contributi alla luce del sole» è tutto un adombrare chissà quali misteri nelle attività editoriali del gruppo.
Se non parlassimo del Corriere della Sera, a parole - temo solo a parole tempio del liberismo economico, della libera imprenditoria, della libera concorrenza, della correttezza e dell'indipendenza dell'informazione, verrebbe da dire che stile e metodo ricordano molto quello dei pizzini mafiosetti inviati su ordine del boss.
AUGUSTO MINZOLINI ANTONIO ANGELUCCI DENIS VERDINI
Insomma, a essere malevoli uno potrebbe pensare che a Urbano Cairo, editore del Corriere, questa cosa della possibile acquisizione de Il Giornale da parte della famiglia Angelucci proprio non va giù e quindi via con una spruzzata di fango, ovviamente servito nello stile della casa, cioè in guanti bianchi e con un tocco di panna montata.
Dice il Corriere: attenzione, Libero «insieme a un centinaio di altre testate» percepisce contributi pubblici. Notizia vera, ma parziale. La notizia corretta sarebbe: Libero, come del resto il Corriere della Sera, percepisce soldi pubblici. Già, perché il fondo per l'editoria a cui a accede Libero non è l'unico finanziamento pubblico a giornali ed editori.
francesco rocca foto di bacco (4)
Sarebbe giusto informare i contribuenti italiani, quindi anche i lettori del Corriere, che parte delle loro tasse finiscono direttamente nelle tasche di Urbano Cairo attraverso diversi rivoli. Per esempio il Corriere della Sera, come tutti, incassa dallo Stato cinque (tra poco dieci) centesimi di euro per ogni copia venduta. Per non parlare del non marginale contributo che lo Stato gli concede per acquistare la carta.
E che dire del prepensionamento pagato con soldi dell'Inps, cioè pubblici, per i non pochi giornalisti che il Corriere ha mandato a casa, per alleggerire i propri organici e quindi i propri conti, dopo soli 25 anni di lavoro?
urbano cairo
E ancora: rientrano nel computo anche una ventina di milioni che gli enti pubblici mettono a disposizione di Cairo per organizzare ogni anno il Giro d'Italia, che oltre a essere una corsa ciclistica è il business con il quale Rcs sistema il proprio bilancio.
Non basta? Altre milionate pubbliche arrivano al Corriere sotto forma di pubblicità molto, ma molto, generose nei loro confronti di aziende di Stato quali Leonardo, Tirrenia, Cassa depositi e prestiti, Eni, Enel. Vado oltre. Siamo proprio sicuri che Cairo paghi regolarmente rate e interessi del prestito ricevuto da Banca Intesa per scalare il Corriere e diventarne padrone?
No perché qui non si parla di questioni tra privati che sarebbero anche affari loro. La banca di cui parliamo è infatti di proprietà delle fondazioni Cariplo e Cassa di risparmio di Torino che come noto sono espressioni delle regioni Lombardia e Piemonte che per questo esprimono la quasi maggioranza dei consiglieri.
nicola zingaretti antonio angelucci (1)
Non per divagare, ma in quanto presidente del Torino calcio Cairo ha appena goduto del contestato decreto spalma debiti, quello con cui il governo Meloni - regolarmente messo sotto processo nelle trasmissioni della sua La7 - ha permesso alle società di dilazionare i debiti con il fisco salvando la ghirba a lui e ai suoi colleghi presidenti.
Insomma, a Cairo e al Corriere della Sera i soldi pubblici proprio non fanno schifo, anzi li arraffano dove possono, sempre con stile e discrezione ovviamente. Ognuno di questi temi meriterebbe di essere approfondito, premesso che per dirla alla Corriere sono tutte «prassi legittime», «alla luce del sole» e «contabilizzate», ma qui non vorrei annoiare il lettore. Diceva Giulio Andreotti: «Io distinguerei le persone morali dai moralisti, perché molti di coloro che parlano di etica, a forza di discuterne non hanno poi il tempo di praticarla».
I CARTELLONI DI GIORGIA MELONI PER LE REGIONALI NEL LAZIO SENZA FRANCESCO ROCCA alessio damato nicola zingaretti alessio d'amato 2 DENIS VERDINI ANTONIO ANGELUCCI la ferrari di antonio angelucci sulle strisce pedonali URBANO CAIRO LEGGE LA GAZZETTA 3 antonio angelucci foto di bacco (1)