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    CI MANCAVA SOLO IL “PIROMANE DEL FANALINO” – PRESO A MILANO UN RAGAZZO FILIPPINO CHE SI DIVERTIVA A INCENDIARE AUTOMOBILI DANDO FUOCO AI FANALI POSTERIORI: LA FIAMMA SCALDAVA LA PLASTICA, CHE SI SCIOGLIEVA DANDO IL VIA AL ROGO E PROVOCANDOGLI UN’ECCITAZIONE MALATA – IN TOTALE HA DATO FUOCO A 18 MACCHINE IN 7 RAID: RIPRENDEVA TUTTO CON LO SMARTPHONE E….


     
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    Gianni Santucci per il “Corriere della Sera – ed. Milano”

     

    milano, auto incendiate dal piromane del fanalino 2 milano, auto incendiate dal piromane del fanalino 2

    Non è agevole mandare in fiamme un' auto col solo uso di un accendino, è necessario qualche minuto, servono costanza e una certa convinzione ossessiva: ma tra il 17 e il 29 luglio, nel quadrante Nord della città, dalla zona Maciachini alla Comasina, un uomo s' applicava in modo persistente e compulsivo a questa attività. Filippino, 21 anni, in regola con i documenti, minimi problemi con la giustizia alle spalle, impiegato in un ristorante.

     

    Si guardava intorno nelle vie buie e deserte, tra mezzanotte e le quattro del mattino; sceglieva a caso i bersagli; poi si chinava e teneva l' accendino sotto uno dei fanali posteriori delle auto. La fiamma scaldava la plastica. La plastica si scioglieva. Alla fine la plastica s' incendiava.

     

    milano, auto incendiate dal piromane del fanalino 1 milano, auto incendiate dal piromane del fanalino 1

    Quel piccolo focolaio nel buio stimolava la sua mente depressa. Tanto che sempre s' è fermato a osservare la fiammella bluastra e col suo smartphone ha scattato una foto. Quell' archivio di immagini è stato trovato dai poliziotti del commissariato Comasina giovedì mattina, quando sono entrati nell' appartamento dell' uomo in via Bernardino De Conti, a pochi metri da piazzale Maciachini. L' archivio di foto è la prova definitiva «contro» quest' uomo malato.

     

    Che di danni però ne ha fatti molti: 18 auto bruciate in sette raid, da via Bracco, a via Melegnano, a via Bellerio. Alcune proprio in via Bernardino De Conti, sua strada di residenza, un indirizzo che ha un ruolo chiave in questa indagine. Perché i poliziotti guidati dal dirigente Antonio D' Urso e dal suo vice, Mauro Frare, all' inizio avevano in mano pochi elementi per l' identificazione. Immagini delle telecamere che ritraevano una figura con uno zaino e un cappellino. Qualche testimone che aveva notato un tizio strano nelle zone dei roghi.

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    Dettagli vaghi. Comunque non sufficienti. I residenti dei quartieri parlavano del «piromane di Maciachini», o «della Comasina». Erano preoccupati. E allora, visto che la psiche umana si orienta in direzioni inaspettate, ma a volte devia secondo percorsi ripetitivi, gli investigatori si sono detti: cerchiamo di capire dalle denunce e dagli esposti quante persone abbiamo che hanno avuto problemi di aggressività nelle coppie della zona, «perché magari qualcuno potrebbe andarsi a sfogare a caso nelle strade». Hanno selezionato una decina di nomi. Hanno fatto accertamenti.

    milano, auto incendiate dal piromane del fanalino milano, auto incendiate dal piromane del fanalino

     

    Poco dopo hanno trovato la traccia di un intervento delle Volanti che ha fatto intravedere una strada: la notte del 17 luglio un uomo, in una via della zona, dopo la rottura del rapporto con la fidanzata, è andato sotto casa della ex e ha incendiato i citofoni vicino al portone. Poco distante, è andata in fiamme anche un' auto. Ecco, quel nome meritava attenzione. Anche perché l' uomo abitava in via De Conti. E proprio su quella strada, dall' analisi delle telecamere di sicurezza installate in zona, c' era qualcosa di anomalo.

     

    Esaminando i filmati registrati nei dintorni e nelle ore dei roghi, si vedeva sempre quella stessa figura che si allontanava, fuggendo da una parte o dall' altra. Quando invece è stata bruciata la macchina in via Bernardino De Conti, il piromane non è spuntato né su via Imbonati, né su via Benigno Crespi. Logica deduzione: è lì che abita. E infatti lì i poliziotti sono andati per la perquisizione. Da giovedì mattina l' uomo è indagato. Ha solo ripetuto, con poca convinzione: «Non sono stato io».

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