Gianni Santucci per corriere.it
HASHISH ANFETAMINA
Il pomeriggio del 16 dicembre scorso accade un fatto (all’apparenza) di routine: gli uomini dell’Unità contrasto stupefacenti della Polizia locale fermano un uomo, 47 anni, marocchino, in viale Giovanni da Cermenate; lo hanno «curato» per un po’ di giorni, hanno buone conferme che faccia lo spacciatore, dunque lo seguono fino al suo appartamento e lo perquisiscono; in casa trovano quello che s’aspettano, tre panetti di hashish per un peso che s’aggira sui tre etti: così lo arrestano. Fino a qui sarebbe un’operazione di polizia che rientra in pieno nell’ordinario per Milano, uno di quegli arresti che viene catalogato nel mattinale, ma che viene presto dimenticato tra decine di altri analoghi.
Il particolare decisivo, quello per cui bisogna invece tener conto di quel rapido blitz nella zona Sud della città, emerge poco dopo in laboratorio, tra analisi e reagenti chimici, durante gli esami che necessariamente devono essere allegati agli atti da inviare in Procura: quei tre etti di hashish erano impastati con metanfetamina, una sostanza molto più potente e molto più pericolosa (per effetti e per dipendenza). Il fatto è molto raro. E tra gli esperti provoca una qualche inquietudine.
HASHISH ANFETAMINA
Un punto è decisivo: il cliente, chi avesse comprato e fumato un pezzetto di quell’hashish, con certezza non avrebbe mai saputo di consumare metanfetamina. Ne avrebbe notato probabilmente l’effetto «potenziato», ma senza sapere di che sostanza si trattasse. Nel consumo di droga, l’assunzione di una sostanza ignota (e con un potenziale molto più alto di quello «atteso) rappresenta sempre un pericolo. La vicenda non rimane isolata.
Pochi giorni dopo infatti, il 19 dicembre, gli uomini della Polizia locale stanno lavorando su un quadrante completamente diverso della città, in via Palmanova. Stavolta seguono e arrestano uno spacciatore italiano e anche a lui sequestrano poco più di quattro etti di hashish. Stavolta attendono le analisi con una qualche «curiosità» in più: e poco dopo, dal laboratorio, arriva la conferma. Anche quel fumo presenta «pesanti tracce di metanfetamina».
hashish
In strada (e proprio perché è una spiegazione che viene ripetuta in strada va considerata con molti dubbi) circola la voce che dal Marocco, principale produttore al mondo, stiano arrivando pochi rifornimenti di hashish, o comunque venga messa in circolazione una sostanza di bassa qualità: il mix con la metanfetamina dunque, più che una strategia di mercato, sarebbe una mossa «difensiva» per mantenere il fumo in circolazione a un livello stupefacente accettabile per i clienti.
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