Andrea Galli e Gianni Santucci per www.corriere.it
omicidio di 'nacio' odir ernesto barrientos tula
In tre contro uno. Coltellate in pancia e al petto. Le lame affondate più volte. E mentre Odir Ernesto Barrientos Tula agonizzava, i killer hanno scavato una fossa in uno dei campi di via Rocca Brivio, estremi lembi di San Giuliano Milanese, tra le cascine e le acque del Lambro nell’hinterland sud.
Quella fossa, in un terreno incolto, poi coperta con terra, foglie, cespugli e rami, è diventata la tomba del 34enne detto «Necio», originario di El Salvador, curriculum criminale di peso, storico appartenente della Ms 13, la Mara salvatrucha. La stessa banda degli assassini, che sono stati fermati dalla Squadra mobile diretta da Lorenzo Bucossi. Tre salvadoregni, 22, 24 e 32 anni.
rissa tra gang di latinos a milano
Il «fondatore»
«Necio» non era un nome qualsiasi. Era un «fondatore». Le pandillas si formano a Milano nei primi anni Duemila. La fama delle gang trasnazionali affascina molti ragazzini sudamericani. Hanno familiarità con quelle dinamiche. Aspirano a replicarle. La mitologia della rissa di strada li seduce. In città si aggregano filiali delle pandillas internazionali: Latin Kings (Ecuador), Ñetas (Porto Rico), Trinitarios (origine dominicana).
mara salvatrucha gang latinos
Nel tempo si creano anche gruppi locali, neo-creature tutte milanesi: Comando, Trébol, Latin Forever (gruppi «minori»). Poi, il 13 luglio 2008, avviene l’assalto di via Pezzotti, tra viale Tibaldi e viale Cermenate. Per terra, tra i medici dell’ambulanza, resta un ragazzo in un lago di sangue. Uno sfregio al braccio. Uno squarcio in faccia. L’occhio spappolato da un machete (lo perderà per sempre). Inizia l’inchiesta. Si scopre: il ferito, Antonio Gomez Guzman, è salvadoregno. Nazionalità che lascia perplessi. Poi, la conferma: è un affiliato della Barrio 18.
gang di latinos 2
Lo hanno massacrato i rivali della Ms 13. Quel giorno la geografia delle pandillas a Milano dev’essere aggiornata. Al centro entrano (per spessore criminale, livello di violenza, risonanza mondiale delle gang di riferimento) i mareros salvadoregni. Spesso quelli arrivati in Italia hanno già una storia di affiliazione in patria. Tendono a replicare gli scontri. Portano nelle strade di Milano una rivalità ferocissima ereditata dal Salvador: Ms 13 contro Barrio 18. «Necio» era nel commando dell’agguato in via Pezzotti. L’avanguardia della Mara Salvatrucha che si stava formando in città. Un «fondatore».
L’agguato
gang di latinos
Nel confezionamento della trappola mortale per eliminare «Necio», i killer sono stati aiuti da un complice, indagato: ha accompagnato la vittima sul luogo dell’omicidio. Dalla Questura raccontano che la scoperta del cadavere è datata sabato scorso, ma ancora non è noto il giorno dell’assassinio. Le indagini, come riferiscono fonti della Procura di Lodi, che ha coordinato l’inchiesta insieme a quella di Milano, sono iniziate dopo la denuncia di scomparsa di Barrientos Tula.
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Forse l’esame dei tabulati del telefonino ha permesso un primo decisivo orientamento investigativo, che potrebbe essere stato agevolato da informatori della polizia interni alla stessa comunità sudamericana. «Necio» aveva scontato una lunga permanenza in cella per il tentato omicidio del 2008. Uscito dal carcere, era rientrato nella banda, o comunque aveva ripreso i vecchi contatti.
Le rapine e la condanna
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Quel giorno di luglio 2008 un gruppo di ragazzi salvadoregni stava seguendo una partita di calcio nel centro sportivo «Forza e coraggio» di via Gallura. Si presentarono in trenta. Per vendicare una lite in cui il capo della Barrio 18 aveva tirato fuori una «lama». L’antefatto era di qualche giorno prima.
omicidio di 'nacio' odir ernesto barrientos tula 1
Il ragazzo massacrato quel giorno raccontò al magistrato: «Ero a una partita di calcio, quando un amico ci ha avvisato che fuori dal campo c’erano trenta persone armate che ci aspettavano per picchiarci. Siamo scappati scavalcando la recinzione laterale, i miei amici ce l’hanno fatta a mettersi in salvo, io ho preso la strada sbagliata e mi hanno preso...».
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Pestato a calci, pugni, cinghiate, coltellate. Il machete che gli cavò l’occhio lo impugnava un tizio detto il «pirata». All’epoca, il «pirata» e «Necio» erano i capi del gruppo che si stava strutturando. La Squadra mobile li arrestò tutti (in cinque), nell’ottobre 2008. Ma «Necio» a quel punto era già finito in carcere: bloccato poco prima della chiusura dell’inchiesta per una rapina a colpi di catena.
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Quando lo fermarono aveva una cicatrice fresca sul petto. Il taglio di una coltellata appena rimarginato. Se lo portava da una sera in cui partecipò a una rissa in discoteca con i Latin Kings. Quella coltellata non l’aveva mai denunciata. Per l’agguato del 2008 fu condannato a 8 anni e 8 mesi. Era uscito di galera da poco più di un paio d’anni.
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