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    BIG PHARMA, BIG BUSINESS – UN OCULISTA DELL’OSPEDALE SACCO DI MILANO SI RIFIUTA DI CURARE I PAZIENTI CON UN FARMACO MENO COSTOSO E DISDICE 70 APPUNTAMENTI TRA LE PROTESTE DEI MALATI DI MACULOPATIA – PER CURARE LA MALATTIA CI SONO DUE FARMACI: UNO COSTA 80 EURO A INIEZIONE. L’ALTRO 900. DAL 2013 A OGGI C’È STATA UN’ISTRUTTORIA ANTITRUST CONTRO LE MULTINAZIONALI ROCHE E NOVARTIS E UNA MEGA MULTA DA 184 MILIONI DI EURO. EPPURE I MEDICI…


     
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    Simona Ravizza per www.corriere.it

     

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    Un medico, universitario di fama, che si rifiuta di curare i pazienti con il farmaco salvavista meno costoso e disdice 70 appuntamenti tra le proteste dei malati. Succede nei giorni scorsi all’ospedale Sacco, uno dei più importanti per la cura dei problemi agli occhi. Così scoppia in Lombardia il caso Avastin-Lucentis, al centro dal 2013 di uno scontro giudiziale.

     

    Complotto di BigPharma

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    Dopo quasi 10 anni di battaglie legali, è stato smascherato un accordo tra Roche e Novartis: i due colossi farmaceutici sono accusati di essersi messi d’accordo per incentivare l’utilizzo del medicamento più costoso a danno del servizio sanitario nazionale e con ricadute pesanti sulle cure dei malati. Tutto ruota intorno a una malattia agli occhi particolarmente diffusa dopo i 70 anni, la maculopatia, ossia una forma di degenerazione al centro della retina che, se non curata bene, può portare a perdere la vista: in Lombardia sono colpiti 20 mila pazienti.

     

    Avastin e Lucentis

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    La patologia può essere curata con due farmaci: uno è l’Avastin prodotto da Roche e venduto a 80 euro a iniezione (nato come antitumorale, il suo uso è off label, cioè fuori indicazione terapeutica, perché Roche non ha mai chiesto l’estensione per la maculopatia); l’altro è il Lucentis di Novartis il cui costo è di 900 euro a iniezione.

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    Nel 2013 parte un’istruttoria dell’Antitrust per un’ipotesi di intesa restrittiva della concorrenza tra le due case farmaceutiche. Dopo ricorsi e controricorsi, lo scorso 15 luglio il Consiglio di Stato scrive: «Gli elementi di prova raccolti dimostrano l’esistenza tra i gruppi Roche e Novartis di plurimi contatti finalizzati ad precisa strategia anticompetitiva: quella di enfatizzare i rischi derivanti dall’uso intravitreale (all’interno dell’occhio, ndr) del meno costoso Avastin a fronte della maggior sicurezza di Lucentis», «Roche e Novartis hanno attivato un’intesa restrittiva della concorrenza volta ad ottenere una differenziazione artificiosa dei farmaci Avastin e Lucentis, manipolando la percezione dei rischi dell’uso in ambito oftalmico di Avastin».

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    Di qui la condanna di Roche e Novartis a pagare una maximulta da 184 milioni di euro. Novartis, multinazionale svizzera seconda al mondo per fatturato dopo la Pfizer, detiene il 33,3% delle azioni di Roche. Entrambi i farmaci sono sviluppati da Genentech, controllata da Roche.

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    Uguale efficacia

    Nel frattempo, l’11 aprile 2018, l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) riconosce che i due farmaci sono sovrapponibili per efficacia terapeutica e mostrano lo stesso profilo di sicurezza.

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    Rimborso a 55 euro

    In seguito al provvedimento del Consiglio di Stato, l’assessorato alla Sanità decide di intervenire con la delibera del 23 luglio che suona: «Dal momento che non sono state dimostrate differenze statisticamente significative nell’efficacia e sicurezza tra i due farmaci, dal 1 agosto 2019 per il trattamento della degenerazione maculare legata all’età e della compromissione visiva dovuta a edema maculare diabetico si prevede un rimborso di 55,6 euro per singola somministrazione per occhio».

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    In sintesi: indipendentemente dal farmaco che viene somministrato, la cui scelta spetta al medico, il rimborso è lo stesso e non più, per il Lucentis, di 550 euro. Fine dei guadagni, insomma, per Novartis. Il risparmio stimato per le casse pubbliche è di almeno 40 milioni di euro l’anno.

     

    La protesta degli oculisti

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    Tra gli oculisti, però, esplode la rivolta, con l’accusa a Regione Lombardia di compromettere le cure ai pazienti. In questo contesto, Giovanni Staurenghi, direttore della clinica oculistica dell’ospedale Luigi Sacco che dipende dall’Università Statale, fa disdire gli appuntamenti di 70 pazienti, richiamati poi in tutta fretta dopo l’intervento a gamba tesa dell’assessorato alla Sanità e sottoposti normalmente alle cure.

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    Sulla delicata vicenda l’assessore alla Sanità Giulio Gallera è costretto a intervenire con una comunicazione nella giunta del 31 luglio (rimasta finora riservata) e per domani è in programma un incontro al Pirellone con gli oculisti. I vertici del Sacco, guidati da Alessandro Visconti, stanno valutando se ci sono gli estremi per un procedimento disciplinare contro il medico.

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