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    MILANO VIOLENTA - DOPO IL PICCONATORE KABOBO, UN 30ENNE ALGERINO AGGREDISCE A COLPI DI MANNAIA UN UOMO IN STAZIONE E LO SFIGURA – RIPRESO DALLE TELECAMERE VIENE ARRESTATO PER TENTATO OMICIDIO


     
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    Gianni Santucci per ‘Il Corriere della Sera'

    Corridoio vuoto. Un piccione a terra. Poi compare un uomo, giacca di pelle, felpa con cappuccio, armeggia per qualche secondo nella tasca posteriore dei pantaloni. Quando tira fuori il braccio e lo alza, sul pavimento di marmo chiaro si staglia il profilo di una lama scura, lunga trenta centimetri, alta dieci, una mannaia che assomiglia a uno strumento da macellaio. L'uomo inizia a picchiare: uno, due, tre colpi.

    La vittima, in quel momento, è ancora fuori dall'inquadratura; compare poco dopo, tiene le mani alzate, barcolla, non scappa. Sui monitor della polizia ferroviaria di Milano, l'orologio segna le 23 e 7 minuti.

    MILANO STAZIONEMILANO STAZIONE

    Un agente, in centrale, assiste in diretta all'aggressione sugli schermi che trasmettono a rotazione le immagini delle telecamere di sicurezza. I poliziotti scendono nel mezzanino della Stazione Centrale. Trovano la vittima; un profondo taglio gli attraversa il volto, dall'occhio al mento. Poi escono.

    Raggiungono l'aggressore in una strada vicina, via Sammartini; lui si appoggia con le spalle a un muro e continua a tirar colpi nell'aria, per tenere lontani gli agenti; i poliziotti lo disarmano e lo ammanettano. È quasi la mezzanotte del 3 febbraio quando Abdel Kader Farth, 31 anni, algerino, documenti non in regola e molti precedenti per reati da strada, viene portato nell'ufficio della Polfer.

    MILANO ASSALTO CON LA MANNAIA IN STAZIONEMILANO ASSALTO CON LA MANNAIA IN STAZIONE

    Durante l'interrogatorio dice poche parole, balbetta, non spiega. E così l'origine di questa vicenda viene catalogata con quell'espressione, «futili motivi», che nei verbali di polizia e carabinieri riempie la casella «movente» per fatti chiari, ma difficili da spiegare e da comprendere. In questo caso, la sproporzione tra inconsistenza della lite e violenza dell'aggressione sembra ancora più ampia.

    MILANO ASSALTO CON LA MANNAIA IN STAZIONEMILANO ASSALTO CON LA MANNAIA IN STAZIONE

    Qualcosa racconta il contesto: sia l'aggressore, sia la vittima (tunisino, 39 anni, portato in ospedale e curato con oltre 50 punti di sutura, non in pericolo di vita), sono «senza fissa dimora». Persone che gravitano intorno alla stazione; passano giornate e serate tra corridoi, mezzanini e le piazze dei dintorni; riempiono le loro ore con cartoni di vino da pochi euro; per la maggior parte del tempo si trascinano annebbiati senza creare problemi, ma ogni tanto si ritrovano a litigare per piccole cose, inconsistenti ed estemporanee antipatie.

    Questa sembra l'unica possibile spiegazione per il tentato omicidio del 3 febbraio, nella stazione che a quell'ora è ancora aperta, ma quasi deserta, e comunque sorvegliata dalle oltre 260 telecamere che in tarda serata inquadrano solo banchine, corridoi e mezzanini vuoti.

    MILANO STAZIONE ASSALTO CON MANNAIAMILANO STAZIONE ASSALTO CON MANNAIA

    Al momento dell'aggressione la vittima era molto ubriaca, l'uomo con la mannaia forse un po' meno, ma comunque poco lucido. Con loro c'erano altre due persone; probabilmente tutti si conoscevano.

    Uno scappa e si rifugia dietro un angolo del corridoio sul quale si affacciano le vetrine serrate di alcuni negozi. L'altro ha uno zainetto sulle spalle e un ombrello in mano, sembra non spaventarsi, prova a interrompere la lite. Non riesce però a bloccare l'algerino: ha già picchiato, riparte e scaglia l'ultimo colpo; il ferito resta là barcollante, appare smarrito, la lama gli ferisce una mano.

    MILANO STAZIONE ASSALTOMILANO STAZIONE ASSALTO

     

     

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