"LE TASSE? IMMONDIZIA, UN FURTO. SI PAGANO CON LA PISTOLA PUNTATA ALLA TESTA"; L’ABORTO? UN ASSASSINIO” (E POI EVOCA I VOLI DELLA MORTE) – IL PRESIDENTE ARGENTINO MILEI APRE LE VALVOLE A “QUARTA REPUBBLICA” E AD ATREJU INCASSA LA BENEDIZIONE DI GIORGIA MELONI, CHE LA SPARA ALTA: “MILEI STA PORTANDO UNA RIVOLUZIONE CULTURALE” – MA COME FA LA DUCETTA CAMALEONTE, IMPREGNATA DELLA CULTURA STATALISTA DI FRATELLI D’ITALIA, A FLIRTARE CON UN PROFETA DELLO STATO MINIMO COME MILEI CHE LICENZIA 30MILA DIPENDENTI PUBBLICI E TAGLIA CON LA MOTOSEGA LA SPESA PUBBLICA? – LA PREMIER ANNUNCIA L’ADDIO ALLA GUIDA DEI CONSERVATORI EUROPEI E NON INCROCIA L’EX ANDREA GIAMBRUNO ANCHE LUI AL CIRCO MASSIMO CON LA FIGLIA (E LA NUOVA FIAMMA FEDERICA BIANCO DOV’ERA?)

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Estratti da repubblica.it

milei meloni atreju

"Le tasse sono un furto, si pagano con la pistola puntata alla testa. Sono immondizia". E poi ancora: "L'aborto? Un assassinio". Il Milei-pensiero in purezza. Prima ancora di salire sul palco di Atreju, il presidente argentino si scatena in un'intervista a Quarta Repubblica, di cui sono state rese note alcune anticipazioni.

 

"Quello che abbiamo fatto - spiega Javie Milei ai microfoni di Rete4 - è molto interessante: noi abbiamo tagliato le spese su cui la politica ruba e le opere pubbliche, comprensive di tutti i bonifici fatti alla provincia. Per ciò che concerne la spesa sociale, fondamentalmente, abbiamo eliminato gli intermediari, che si tenevano la metà del denaro che ricevevano".

 

Milei si dice "contro ogni tipo di aborto" considerato "un assassinio aggravato dal rapporto" fra madre e figlio. Si spinge a un paragone: "Gliela dico in questi termini. Le piacerebbe conoscere Buenos Aires? Quando torno, la invito sul mio aereo. Che cosa succede mentre noi parliamo sul mio aereo? Io cambio idea e non voglio più lei venga sul mio aereo. L'aereo è mio e di conseguenza io apro il portellone e le dico: 'Si butti di sotto'. Come lo chiama tutto ciò? È un assassinio".

milei meloni atreju

 

"Non c'è dubbio, io, Trump Meloni stiamo cambiando la visione del mondo", rivendica il presidente argentino intervistato da Nicola Porro. Che dispensa parole di miele anche per il patron di Tesla: “Ho un rapporto eccellente con Elon Musk, mi pare che sia un salvatore. Potrei paragonarlo a Michelangelo, a Leonardo, mi sembra un essere ammirevole. Ti abbaglia questa persona. Non capisco perché preoccuparsi per un benefattore sociale".

 

Il politico ultra-liberista attacca "il socialismo" definito "un fenomeno che impoverisce, alimentato dall'invidia, dall'odio, dal risentimento". Il nemico da combattere: “È terminata questa peste socialista woke: peggio di una peste, un cancro".

 

 

 

 

 

LA DESTRA COME UNA FALANGE

milei meloni atreju

Concetto Vecchio per la Repubblica - Estratti

 

« Libertad, Libertad! ». Gli occhiali sul naso. Il volto buffo dell’attore da sitcom anni Ottanta. Le mossette studiate in favor di telecamera senza mai smettere di sorridere. 

 

(...)

Poco prima Giorgia Meloni, accolta con devozione religiosa («Giorgia! Giorgia!»), aveva urlato a squarciagola nel microfono: «Ragazzi, un grande applauso per il presidente argentino». Al che Milei, che da venerdì grazie al governo è pure nostro connazionale per via del nonno calabrese, un po’ come si fa con i giocatori oriundi che servono alla causa della Nazionale, è comparso su un palco tutto per lui. Alle sue spalle le scritte fosforescenti stile Festival di Sanremo. Il popolo della destra, alzatosi in piedi come dopo un gol, ha cominciato a gridare «libertà libertà ».

javier milei giorgia meloni foto lapresse 3

 

(…)

È il tempo dell’uomo forte. Piacciono quelli come Trump o Milei.

Lui dice che «l’aborto è assassinio », «l’Onu fatto di 87 burocrati autoritari progettati in laboratorio », «le ricette tradizionali della politica hanno fallito», denigra il socialismo, odia lo Stato.

 

Le sue idee economiche, tipo tagliare la spesa pubblica con la motosega, cominciano a fare breccia non solo nel nostro ministro Giorgetti, ma anche in impensabili ambienti europei, se la progressista tedesca Die Zeit si è chiesta questa settimana: «Cosa possiamo imparare da Milei?».

 

javier milei foto lapresse

E siccome queste misure iper liberiste (Milei ha licenziato 30mila dipendenti pubblici!) difficilmente sarebbero applicabili a Roma, dal palco ha preferito chiamare alla battaglia culturale: «Come diceva Lenin, che era di sinistra ma ci capiva, senza teoria rivoluzionaria non può esserci un movimento rivoluzionario. Serve un’internazionale delle destre, perché siamo di fronte a un cambio epocale. Il virus woke sta cedendo di fronte ad una nuova politica ». E Milei butta giù i suoi dieci comandamenti libertari. «La destra deve lottare unita come una falange di opliti o come una legione romana: la mia ammirazione per l’antica Roma non viene da adesso, ma da molti anni».

 

Solo in pochi, nel cuore della torcida, hanno scaricato il qr code per la traduzione simultanea. Applaudono seguendo l’onda. «Si capisce benissimo lo stesso», giura un signore. E con entusiasmo si lancia in un epico «gracias, Javier ».

JAVIER MILEI A QUARTA REPUBBLICA

 

 

In un’intervista a Quarta Repubblica su Retequattro Milei ha detto che «le tasse sono un furto, si pagano con la pistola puntata alla testa. Noi abbiamo tagliato le spese su cui la politica ruba ed eliminato gli intermediari che si tenevano la metà del denaro che ricevevano ». Ovviamente lui e Meloni «sono grandi amici: è una donna veramente coraggiosa, noi in Europa parliamo con lei, dotata di una grande flessibilità quando si tratta di portare avanti situazioni difficili. È ammirevole. Ma io ho degli ottimi rapporti anche con Emmanuel Macron. Su Musk il suo giudizio sfiora il santino: «È un salvatore, potrei paragonarlo a Michelangelo, a Leonardo. Non capisco perché preoccuparsi di un benefattore sociale».

 

JAVIER MILEI NICOLA PORRO - QUARTA REPUBBLICA

Piove fitto sul Circo Massimo. E dopo un po’ si capisce che Milei si sta trattenendo, potrebbe essere più esagerato, più radicale, più cattivo, «devo contenermi, sono un presidente», celia, facendo una pausa. La folla ride. Qui è come a teatro. Giorgia Meloni si è seduta in prima fila. Accanto a lei la sorella di Milei, Karina, che lo segue come un’ombra. Ieri ad Atreju è stato posto un altro mattone nella costruzione dell’internazionale sovranista. Sul suo account Instagram, sei milioni di follower, Milei a sera pubblica la foto con le sorelle Meloni. Sorridono tutti. A fine comizio cambia tono. Si trasforma. Urla come un capo ultrà del Boca: «Viva la Libertad, carajo».

La torcida meloniana gli fa da eco.

 

 

MELONI SUL PALCO APPLAUDE MILEI “LA SUA È UNA RIVOLUZIONE CULTURALE”

Lorenzo De Cicco per la Repubblica - Estratti

 

meloni milei

Sul palco saluta Javier Milei e il premier libanese Najib Mikati. Nel retro riunisce i vertici europei di FdI, Nicola Procaccini e Carlo Fidanza, in attesa di un annuncio che più fonti di Fratelli d’Italia danno in programma per oggi: il cambio della guardia al timone dei Conservatori europei, che si concretizzerà a gennaio 2025, e l’endorsement all’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, leader del Pis. Giorgia Meloni sul podio di Atreju parlerà oggi, poco prima dell’ora di pranzo.

 

Ma già ieri la premier si è affacciata nel capannone di plastica trasparente che ospita i dibattiti al Circo Massimo, preceduta dall’ex Andrea Giambruno con la figlia (ma i due non si sono incrociati).

 

JAVIER MILEI PARLA ALLA CONFERENZA DI AZIONE POLITICA CONSERVATRICE

Un “fuori programma” per consentire a Meloni di presentare gli ospiti internazionali di questa edizione, il p residente argentino, che ha incontrato l’altro ieri a Palazzo Chigi e tre settimane fa alla Casa Rosada di Buenos Aires, e il premier del Libano, ricevuto poco prima nella sede del governo per «sostenere la tenuta del cessate il fuoco», discutere della situazione siriana e spingere per «un ritorno dei rifugiati » rapido e sicuro. Davanti alla «cara Giorgia», Mikati ha ringraziato l’Italia per il sostegno «cruciale» alla missione Unifil e ha invitato i siriani a «tornare a casa, è la scelta migliore».

 

GIORGIA MELONI CON L ACTION FIGURE DI JAVIER MILEI CON LA MOTOSEGA

La seconda puntata di Meloni sul palco è stata veloce quanto la prima, ma decisamente più calda. «L’amico» Milei, dice la premier, «sta portando una vera e propria rivoluzione culturale e come noi condivide l’idea che la politica fatta solo di sussidi porta i Paesi verso il baratro». Sembra una stoccata ai bonus di Giuseppe Conte, ospite di Atreju fino a un’ora prima.

 

Alle otto di sera, a dibattiti conclusi, Meloni non rimonta subito in auto blu per tornare a casa, ma si attarda nel retropalco. La raggiungono Fidanza, capodelegazione di FdI all’Europarlamento, e Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori e riformisti. La riunione serve alla premier per limare i dettagli di un passaggio delicato, atteso per oggi. L’annuncio - già nell’aria da mesi - che lascerà la guida di Ecr, di cui è presidente dal 2020, e che sosterrà per quell’incarico Morawiecki. Il polacco, ospite d’onore del primo panel di Atreju di stamattina, è il favorito per la successione. 

Articoli correlati

GIAMBRUNO PORTA LA FIGLIA GINEVRA A CONOSCERE LA SUA NUOVA FIAMMA FEDERICA BIANCO...

javier milei giorgia meloni foto lapresse 1

 

GIORGIA MELONI E JAVIER MILEI IN ARGENTINA

(...)

meloni milei casa rosada