Estratto dell’articolo di Giacomo Papi per la Repubblica
militalia divise deportati shoah
«Credo proprio sia sangue», spiega il venditore, indicando le macchie sull' uniforme a righe di un prigioniero di Dachau appesa alle sue spalle. «Costa 11mila euro. Ne avevo due, ma una l' ho già venduta a un museo di Vancouver». A Militalia, "la più importante fiera italiana di cimeli di guerra" che si svolge dal 1969 a Novegro, Milano, capita di vedere esposte anche due divise di deportati. La prima è intonsa, ha larghe strisce blu e il triangolo verde che classificava i detenuti comuni. La seconda è lisa e sporca di macchie color ruggine. Il venditore è un signore di Pistoia con grandi baffi neri che fuma, anche se sull' insegna c' è scritto: "Manattini Jessica, Pietrasanta, Lu". […]
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Sostiene che interessino solo ai musei, ma poi ammette che questi tipi di articoli, molti dei quali falsi, piacciono soprattutto a simpatizzanti nazisti. «Avevo anche alcuni barattoli di Zyklon B, quello delle camere a gas, li ho venduti a 400 euro, tutti».
Anche per denti e capelli, eventualmente, ci sarebbe un mercato. A Minitalia non si trovano soltanto tute a righe di Dachau esposte senza enfasi come se si trattasse di merce comune. […]
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Tra i visitatori sfilano pittoreschi e impettiti individui in divisa fascista e nazista, prontissimi ai selfie ed entusiasti di mettersi in posa: uno si è vestito da generale della Luftwaffe, con guanti neri di cuoio e pantaloni alla zuava; altri due da fascisti («Siamo gli editori della rivista Legione»); un professore di disegno di Bergamo in pensione e un suo vecchio allievo si mettono in posa in uniforme nazista. «Veniamo qui da quattordici anni» sorride il vecchio, il giovane annuisce, Perché? «Da un punto di vista militare e come divise i nazisti erano i migliori». E da un punto di vista politico? Il vecchio si fa guardingo: «Non mi occupo di politica, però Hitler...».
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È un carnevale dove il folklore è solo apparente, una messa in scena che attende tempi peggiori, che forse stanno arrivando. Oggi la paccottiglia nazista può inglobare senza clamore anche gli oggetti insanguinati delle vittime dello sterminio, autentici o falsi che siano. «Siamo al di là dell' orrore, oltre la Shoah. È la prova che lo scempio della memoria è compiuto e che in un periodo di crisi delle identità queste cose offrono la possibilità di identificarsi, perfino anche con gli assassini», dice Lele Fiano, il deputato del Partito democratico figlio di Nedo, deportato ad Auschwitz, che recentemente è stato evocato dal padre di Alessandro Di Battista come mandante della cospirazione ebraica sul curriculum gonfiato di Giuseppe Conte. […]
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Mentre in Francia e Germania si discute di «nuovo antisemitismo», in Italia l' antisemitismo appare vecchissimo, con gli stessi costumi di allora. Questo è stato, è ancora, continua ad accadere. […]
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