Paolo Colonnello per "la Stampa"
DAVID MILLS e Berlusconi«Vorrei che lei mi chiedesse chi mi ha dato quei 600 mila dollari». Silvio Berlusconi un po' dorme, un po' allibisce mentre, dall'altra parte della Manica, il suo vecchio avvocato d'affari David Mackenzie Mills, accetta di farsi interrogare come testimone in teleconferenza al processo che ormai impropriamente porta il suo nome.
«Un processo inutile, una favola inventata su qualcosa che non esiste. Sono indignato e dovrebbero essere indignati anche i contribuenti per questo spreco di tempi e risorse», chiosa il Cavaliere al termine dell'udienza. Ma è il punto di vista di un imputato che, ormai a un passo dalla prescrizione, marzo 2012, con la fissazione di un'altra decina di udienze fino a gennaio, vede avvicinarsi una sentenza.
silvio e marina berlusconiEppure, ci sono voluti quasi 20 anni perchè si arrivasse a questo momento e tutto sommato ne valeva la pena. Perché Mills, che secondo l'accusa avrebbe ricevuto 600 mila dollari proprio da Berlusconi per tacere e omettere durante vecchi processi particolari sulla struttura offshore del Biscione, finora non aveva mai accettato di farsi interrogare in pubblico e questa volta per difendere se stesso e il Cavaliere, finisce per incartarsi.
Ovvero per sostenere che quei soldi non arrivarono da «Mister B.», come disse nel 2004 ai pm, ma da Diego Attanasio, armatore napoletano che vive attualmente in Namibia e che nel luglio del 1997 gli lasciò una procura in bianco per disporre di tutte le sue proprietà.
Carlo BernasconiCircostanza che, purtroppo per Mills, Attanasio, interrogato per due volte ai processi, ha sempre smentito seccamente. Inoltre Mills, spiega che il «Mister B.» a cui faceva riferimento nelle sue missive al fisco non era Berlusconi ma il suo vecchio amico, nonché stretto collaboratore del Cavaliere, Carlo Bernasconi.
Perché allora parlò ai pm di Berlusconi e fece riferimento al Cavaliere nelle famose lettere auto accusatorie? Perché, spiega, voleva da una parte non coinvolgere Attanasio che in quel periodo era già stato arrestato per corruzione dai giudici napoletani e dall'altra tenere fuori dai guai il povero Bernasconi. «Le faccio però notare - lo fulmina il pm De Pasquale - che a quell'epoca Bernasconi era già morto. Perché mai doveva preoccuparsi per lui?». Mills abbozza mezze risposte, dà l'impressione di trovarsi spesso in difficoltà.
depasqualeE finisce così per rivangare vecchie storie che sono alla base dell'attuale processo, come ad esempio i famosi dieci milioni di dollari finiti da uno dei conti All Iberian, che rappresentava la galassia «very discreet» di Fininvest, a un conto riconducibile all'allora segretario del Psi, Bettino Craxi. Finanziamento illecito, sempre negato dal Cavaliere ma che ora Mills ammette essere stato alla base dell'operazione che nel lontano 1996 lo portò a creare una serie di fiduciarie all'estero per separare «la posizione di mister Berlusconi e dei suoi familiari» dalla galassia All Iberian.
Ovviamente Mills sul punto è molto cauto, ma è costretto ad ammettere una circostanza sempre negata da Berlusconi: e cioè che i due s'incontrarono un giorno di luglio ad Arcore durante una riunione con Marina Berlusconi. «Effettivamente - sovviene anche al Cavaliere - ho vaga memoria che mentre passavo da una stanza in cui c'era Marina in riunione, forse mi fermai a salutare per due o tre minuti anche Mills... Ma sapete, incontro centinaia di persone al giorno, non posso avere memoria di tutto».
E a proposito di Marina, Berlusconi conclude con una battuta: «Se si dovesse candidare in politica, la diseredo».