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    "MI HAI CHIESTO L’ORA UN CAZ*O" – UN RAPINATORE SI AVVICINA A UNA RAGAZZA BRASILIANA PER CHIEDERLE L’ORA, MA TIRA FUORI UNA FINTA PISTOLA E LA MINACCIA PER FARSI DARE IL CELLULARE – PECCATO CHE LA “VITTIMA” SIA UNA FIGHTER PROFESSIONISTA CHE GLI PIAZZA DUE PUGNI E UN CALCIO IN FACCIA METTENDOLO KO… - “ALLA FINE HA ACCETTATO DI FARSI ARRESTARE PERCHÉ AVEVA PAURA DI ESSERE PICCHIATO ANCORA…


     
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    Da "www.sportfair.it"

     

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    Rio de Janeiro è divisa in due anime diametralmente opposte: la prima è quella ricca, fatta di spiagge soleggiate, turismo e movida; l’altra è quella periferica, povera, dove la criminalità regna quasi sovrana.

     

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    Nella notte di sabato, intorno alle 20:00 di sera, un uomo ha cercato di rapinare una donna per rubarle il telefono, una scena vista e rivista (purtroppo) di notte in tanti quartieri non solo in Brasile. Peccato che quella donna fosse Polyana Viana, fighter professionista con all’attivo già due incontri in UFC.

     

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    La ragazza ha subito reagito, nonostante l’uomo le avesse detto di essere armato (ma con un’arma finta), colpendolo con due pugni e un calcio, per poi applicargli una rear-naked choke (una presa di soffocamento).

     

    Successivamente Polyana Viana ha chiamato le forze dell’ordine con buona pace del suo aggressore che ha acconsentito di buon grado per evitare di essere picchiato ulteriormente. L’uomo è stato portato prima al pronto soccorso per curare le ferite, viste le sue condizioni, poi arrestato nuovamente (era uscito di galera da pochi giorni).

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    Ai microfoni di MMA Junkie, la fighter brasiliana ha raccontato la vicenda dichiarando: “quando l’ho visto era seduto vicino a me. Mi ha chiesto che ora fosse, gli ho risposto, ma ho visto che non se ne andava. Dunque ho fatto il gesto di rimettere il mio telefono in tasca. Lui ha detto: ‘dammi il telefono.

     

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    Non provare a reagire perché sono armato’. Quindi ha messo la sua mano su quella che sembrava una pistola, ma ho realizzato che fosse troppo morbida. Era molto vicino a me. Dunque ho pensato: ‘se ha una pistola, non ha tempo di tirarla fuori’. Dunque mi sono alzata, gli ho tirato due pugni e un calcio.

     

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    L’ho colpito, poi l’ho chiuso in una rear-naked choke. Poi l’ho rimesso nello stesso posto dove eravamo seduti e gli ho detto: ‘ora aspetteremo la polizia’. Io non ho avuo problemi perché non ha reagito. Da quando ha subito i pugni in maniera rapida, si è spaventato.

     

    Dunque non ha più reagito. Mi ha chiesto di lasciarlo andare dicendo: ‘ti ho solo chiesto l’ora’. Gli ho risposto: ‘mi hai chiesto l’ora un cazzo’. Mi ha visto molto arrabbiata, gli ho detto che non l’avrei lasciato andare e avrei chiamato la polizia. Mi ha detto: ‘chiama la polizia’, era spaventato che potessi picchiarlo ancora”.

     

     

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