Fabio Poletti per “la Stampa”
BAMBINO INCUBATRICE
Adesso possono davvero staccarle la spina. I medici del San Raffaele di Milano sono riusciti in un’impresa che ha pochi precedenti. Hanno accompagnato fino alla trentaduesima settimana di gestazione una donna milanese di 36 anni che nove settimane fa era stata colpita da un’emorragia cerebrale fulminante.
Il ricovero nel nosocomio era avvenuto in codice rosso. Inutili i tentativi di rianimazione. Ma alla constatazione della morte cerebrale si era presentato immediatamente un altro e più delicato problema.
La donna era incinta alla ventitreesima settimana. Un parto cesareo sarebbe stato impossibile. Le possibilità di sopravvivenza di un feto così poco formato erano meno di zero. Nessuna macchina incubatrice sarebbe riuscita a portare a termine la gravidanza.
DUOMO DI MILANO
Su sollecitazioni dei famigliari della donna, che hanno fortemente voluto che si andasse avanti, i sanitari del San Raffaele si sono attrezzati per concludere la gestazione e con un parto cesareo hanno fatto nascere un piccolo di 1 chilogrammo e 8 mesi, in buone condizioni di salute.
Per nove settimane sua madre, con encefalogramma piatto e quindi clinicamente morta, è stata tenuta in vita artificialmente, sottoposta a ventilazione, attaccata alle macchine nel reparto di Terapia intensiva. Altre equipe del reparto di Ginecologia hanno tenuto idratato e alimentato il feto per nove settimane, grazie a una sonda inserita nell’intestino materno, come una specie di incubatrice umana.
Ieri, al raggiungimento della trentaduesima settimana di gestazione, il limite minimo stabilito dai protocolli medici per evitare che il feto possa subire danni irreparabili, e possa dunque crescere normalmente, si è deciso per il parto cesareo. Il bambino sta bene, anche se è ricoverato in Neonatologia.
SALA PARTO
Subito dopo l’intervento, i famigliari della donna hanno dato il loro consenso al prelievo degli organi della madre a scopo di trapianto. Soddisfatti i medici del San Raffaele: «Davanti a questo felice esito neonatale non possiamo però dimenticare il dolore che ha provocato nei famigliari della giovane donna».
Il caso è raro ma esiste più di un precedente. Nel 2006 all’ospedale di Niguarda una donna di 38 anni, colpita da un grave aneurisma alla diciassettesima settimana di gravidanza, venne assistita per farla arrivare fino alla ventottesima settimana e mettere al mondo Cristina Nicole che alla nascita pesava appena 713 grammi. Quattro anni dopo un altro caso, sempre al Niguarda, quando dopo 8 settimane di gestazione assistita artificialmente venne fatto nascere Matteo.