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    LE TAVOLE DI BOSE’ - MISS ITALIA A 16 ANNI, LA CARRIERA NEL CINEMA FINO AI CAPELLI BLU E AL DECOUPAGE, VITA E OPERE DELLA 87ENNE LUCIA BOSE’: “AL MATRIMONIO ERO ARRIVATA VERGINE. CON WALTER CHIARI C' ERA STATO APPENA UN FLIRT... FU IL TORERO A FARMI SCOPRIRE TUTTO. L’INTERVISTA CON LA FALLACI? DAVANTI ALLE MIE RISPOSTE SBRAITAVA: ‘A' STRONZA, MA CHE CAZZO DICI?!’ - NON AUGURO A NESSUNO DI RITROVARSI UNA MADRE ATTRICE”


     
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    Marco Cicala per Il Venerdì-la Repubblica

     

    lucia bose 3 lucia bose 3

    Quanto a tinta dei capelli, Lucia Bosè - non per niente grande amica di Picasso - è entrata nel suo periodo blu vent' anni fa, e adesso che si avvicina agli 87 non ha la minima intenzione di uscirne. Non si vede perché dovrebbe: quei toni elettrici le vanno alla grande. Lucia Bosè è a Milano per presentare i suoi piatti decorati a découpage. Saranno esposti da Galli, la leggendaria pasticceria milanese dove la sua vita svoltò precocemente e dove oggi i marron glacé si vendono un tanto al carato.

     

    Però quel giorno del 1947 Luchino Visconti apparve nel negozio a caccia di noci alla pasta di mandorle. Ne era ghiottissimo. Mentre la commessa adolescente gliele incartava, lui scoccò la frase fatale: «Lo sa che ha proprio un bel visino? Perché non prova col cinema?». Et voilà. Pochi mesi dopo Lucia diventa Miss Italia a 16 anni bruciando sul fotofinish avversarie che si chiamano Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Eleonora Rossi Drago, Gianna Maria Canale.

    pablo picasso e lucia bose pablo picasso e lucia bose

     

    I primi film li gira con Giuseppe De Santis, Michelangelo Antonioni, Luciano Emmer... In quei grigi ma volitivi anni 50 il mondo del cinema non ha ancora sviluppato in Italia la muscolatura d' uno star system, «però appena mi piazzai davanti a una macchina da presa» racconta LB, «dissi a quell' aggeggio: avrai soltanto il cinquanta per cento della mia vita, l' altra metà la terrò per me. Volevo fare cinema, non volevo esserne mangiata».

     

    Lucia Bose 2 Lucia Bose 2

    Era la scelta di Lucia. A quell' impegno solenne non avrebbe mai più derogato. Ma nel giro di poco sarebbe stata la vita privata a papparsi la diva. Infatti nel 1955 Bosè sposa il torero Luis Miguel Dominguín che se la porta in una Spagna arcigna dove una moglie in carriera è un liocorno, un ircocervo, insomma qualcosa che in natura non si dà. Né deve darsi. Pena scomunica. Quindi adiós ai set e tanti saluti.

     

    A Lucia, che viene da una famiglia operaia del circondario milanese, la dinastia dei Dominguín sulle prime va a genio: anche se sono una «tribù di Borgia che si amano, si odiano, si avvelenano, si portano all' ospedale, si picchiano e si abbracciano», «tra nonne, zie, cugini e cognati mi sentivo a casa mia» confessò a Oriana Fallaci in una formidabile intervista del 1965 che a rileggerla adesso ti stropicci gli occhi.

     

    Perché, in polemica con il femminismo montante, una Lucia Bosè totalmente spagnolizzata e compresa nel ruolo di moglie ancien régime tuonava contro divorzio, antifecondativi, controllo delle nascite («a me non me ne importa nulla dell' aumento della popolazione mondiale, io i figli li voglio tutti»); difendeva il matrimonio indissolubile, la famiglia, il parto nel dolore, la superiorità del maschio e la sottomissione delle donne «come in Arabia e nei Paesi dove portano il velo. Saggi Paesi». Una feroce contestatrice delle contestatrici.

    Lucia Bose Lucia Bose

     

    Quando le chiedo se oggi sottoscriverebbe quelle affermazioni, LB scoppia in una delle sue risate telluriche da fumatrice: «Macché, in vita mia ho sempre fatto quello che ho voluto. Però all' epoca ero ipnotizzata dall' amore. Al matrimonio ero arrivata vergine.

    Con Walter Chiari c' era stato appena un flirt... Fu il torero a farmi scoprire tutto». L' intervista con «l' Oriana» la ricorda come una battaglia: «Per farla, lei venne a stare qualche giorno da noi. Davanti alle mie risposte sbraitava: "A' stronza, ma che cazzo dici?!"».

     

    Luis Miguel Dominguin Lucia Bose Pablo Picasso e la moglie Jacqueline Luis Miguel Dominguin Lucia Bose Pablo Picasso e la moglie Jacqueline

    Due anni dopo aver dichiarato alla Fallaci che una coppia sposata deve restare unita anche se infelice, Lucia tronca con Dominguín, il seduttore inesausto che le ha dato tre figli, ma «in materia di corna mi aveva fatto battere ogni record». Mollandolo, lo avverte: «Prenditi pure tutto, però se non mi lasci i bambini ti sparo». Non era un modo di dire: «Stavo caricando il fucile quando la tata cominciò a urlare e svenne. Accorremmo a soccorrerla. Per fortuna...». Nella Spagna catto-franchista sarà il più rumoroso dei divorzi. «"Sei matta? Che farai senza di lui?" mi dicevano, "la puttana?"».

     

    Ma quale puttana e puttana, LB riprende col cinema (fratelli Taviani, Fellini, Bolognini, Cavani), e sempre senza lasciarsene divorare: «Non volevo finire come quelle attrici che oggi senti ripetere "La mia vita è il mio lavoro", "Farei qualsiasi cosa per il mio lavoro"».

    A proposito di "fare qualsiasi cosa per il lavoro", chiedo a Lucia Bosè che ne pensi degli scandali sessuali che ormai spuntano (non solo) a Hollywood un giorno sì e l' altro pure. Risposta: «Ai miei tempi non c'era niente del genere».

    foto di lucia bose con i figli dall archivio tirelli foto di lucia bose con i figli dall archivio tirelli

     

    Suvvia, non dico un Weinstein, però qualche piccolo porcellin ci sarà stato pure allora...

    «Ma no, a Roma ci conoscevamo tutti. Eravamo tutti comunisti».

     

    Anche lei?

    «Altroché. Andavo a manifestare in via Veneto coi guanti bianchi».

     

    Che ridere.

    «Rischiai di non potermi sposare col torero a Las Vegas perché ero stata fotografata ai cortei dei "rossi" e gli americani non volevano darmi il visto. Ricorsi agli avvocati».

     

    lucia e miguel bose lucia e miguel bose

    Poi però con Luis Miguel si sposarono pure in chiesa, in Spagna.

    «Sì, ma non gli concessi mai l' annullamento della Sacra Rota. Tiè!».

     

    Perché continua a chiamarlo "il torero"?

    «Perché lui mi chiamava "'l' italiana"».

     

    Lo ha più odiato, amato o ammirato?

    Lucia Bosè ci riflette un po' su, poi dice: «Amato». Era pur sempre un tipo come non se ne fabbricano più. Organizzò corride perfino nella Belgrado del maresciallo Tito... E girava sempre scortato da un nano, tale Marcelino Cano: era il suo vero uomo di fiducia... «L' unico da cui accettasse critiche come torero... Faceva il bibliotecario, fumava grossi sigari» e per tutta la vita portò scarpe della Chicco.

    lucia bose lucia bose

     

    Le corride Lucia le abolirebbe?

    «No. Anche se ci sarò andata sì e no un paio di volte, giusto per farle vedere a qualche amico italiano. Non mi piacciono. Ma sono bellissime».

     

    Malgrado tutto, quelli con Luis Miguel furono anni che lèvati

    «Andavamo dappertutto e venivano tutti a casa nostra».

     

    Come andò con Picasso? Poche settimane fa un giornale spagnolo titolava, a mo' di scoop: "Pablo amò Lucia".

    lucia bose e luis miguel dominguin lucia bose e luis miguel dominguin

    Altra bella risata: «Mi amò come una figlia! Lo conobbi a Bordeaux. Disse: "Rieccoti". Mi aveva già notata a Roma con Guttuso e compagnia..."Portavi un tailleur nero con due spille qui...". Ma io mica mi ero accorta di lui».

     

    Di suo figlio Miguel ha detto: «È una mia creatura». In che senso? Esclusivamente biologico o c' è di più?

    «Nel senso che agli inizi della carriera l'ho aiutato moltissimo. Non gli ho mai dato consigli, me ne sono rimasta dietro le quinte. Ma le prime magliette per il fan club gliele coloravo io... Non pretendo che oggi me lo riconosca. Sarebbe assurdo. È troppo famoso».

     

    Perché si è sempre definita una "madre difficile"?

    «Perché non auguro a nessuno di ritrovarsi una madre attrice o pittrice o scultrice... C' è sempre troppa concorrenza tra l'arte e la vita. Se dovessi ricominciare, di figli non ne farei».

     

    E la famiglia, di cui cinquant'anni fa diceva che è «l'unica cosa veramente sacra»?

    lucia bose e luis miguel dominguin lucia bose e luis miguel dominguin

    «Sono rimasta in Spagna perché i miei figli me lo hanno chiesto, ma la famiglia è un' invenzione, una finzione... È meravigliosa fino a quando non diventa un clan...Allora ti rendi conto che quella cosa che ti sembrava tanto grande è un orizzonte angusto. No, grazie, alla famiglia preferisco la tribù: mariti, figli, parenti, amici... Tutti assieme».

     

    E via. Oggi Lucia Bosè legge «soprattutto libri di esoterismo». Anni fa volle creare un museo multimediale interamente dedicato agli angeli. Iniziò a metterlo su a Turegano, il borgo di 50 abitanti nella regione di Segovia dove si è ritirata a vivere.

     

    Che ne è stato di quell' alato progetto?

    lucia bose e luis miguel dominguin lucia bose e luis miguel dominguin

    «Il museo è sempre lì. Ma chiuso. In Spagna non l' hanno capito».

     

    È credente?

    «Non vado a messa, ma credo in Gesù Cristo e nell' aldilà. Non temo la morte. Lo spirito è immortale. So che quando questo sacco di merda sparirà» dice battendosi una mano sul corpo, «andremo da un' altra parte. E sa che cosa ci troveremo?».

     

    A questo punto me lo dica

    «Ancora la tribù. E staremo di nuovo tutti insieme».

     

    Nel frattempo Lucia Bosè si vive l' aldiqua con il buonumore degli stravaganti (che Dio li abbia tutti in gloria). Si è presentata all' appuntamento con una scorta di salami appena comprati in una famosa gastronomia meneghina. E non vede l' ora che l' intervista finisca per uscirsene sul marciapiede dell' hotel a fumarsi la sua sacrosanta sigaretta.

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