CAMPO DALL ORTO
1. CAMPO DALL`ORTO NEL MIRINO DEL PD, DOPO IL BOOM DI ASSUNTI E POLTRONE
Enrico Paoli per “Libero”
I più smaliziati, soprattutto quelli abituati a risolvere tutto con una battuta (e nel Pd iniziano ad essere in tanti), vanno sostenendo che maggioranza e governo, in Rai, rischiano di ritrovarsi a fare i conti con un altro caso «Marino». Come l`ex sindaco di Roma, dimissionato per la sua incapacità nell`assecondare i voleri dei ras locali del partito più che per gli scontrini, anche Antonio Campo Dall`Orto, amministratore delegato scelto e voluto dal premier Matteo Renzi, sembra non rispondere più ai «comandi».
renzi nomine rai
Troppe le scelte «incomprensibili» fatte in solitudine e pochi gli atti concreti, compreso il piano editoriale appena presentato. Arrivati a questo punto anche Palazzo Chigi hanno iniziato a porsi seriamente la domanda, in stretto slang fiorentin-toscano: «E ora icchè si fa?». Mollarlo o difenderlo? La voglia di rovesciare il tavolo ci sarebbe pure, ma il rischio è troppo alto, soprattutto con le amministrative alle porte.
campo dall'orto renzi rai campo dall'orto renzi nomine rai
«Dici Rai e la gente si arrabbia», sussurrano membri del governo a cui fanno eco esponenti della maggioranza, «e la colpa è tutta del governo». Insomma, «RaiRenzi» così com`è non funziona, non asseconda lo storytelling renziano. Tanto che a dare corpo e anima alle «voci» ci pensa il solito Michele Anzaldi, deputato dem tutt`altro che fuori sintonia rispetto a Palazzo Chigi.
«Il piano industriale è un contenitore vuoto», sostiene l`esponente del Pd, membro della Commissione di Vigilanza e grande amico di Filippo Sensi, portavoce del premier, «non c`è la svolta che il Paese si aspetta, non c`è un progetto chiaro, dettagliato. Sono otto mesi che a viale Mazzini tutto è immobile. Una tv pubblica così allo sbando non si era mai vista e non credo che possa bastare la nuova squadra di Verdelli a fare il miracolo». Ma non è solo l`assenza di progettualità a creare un problema alla maggioranza e al governo.
MICHELE ANZALDI COME GOEBBELS SUL BLOG DI BEPPE GRILLO
A provocare un ulteriore imbarazzo sono le continue nomine esterne, che finiscono con l`aggravare il bilancio dell`azienda. «Con l`alto numero di assunzioni esterne decise dagli attuali vertici la Rai sta violando il suo stesso statuto», dice ancora Anzaldi, «credo che anche il rappresentante della Corte dei Conti in Cda Rai debba esprimersi: ritiene che siamo di fronte ad un danno erariale?».
francesco merlo mario calabresi
Trattandosi di uso dei soldi pubblici la domanda è più che legittima. «I dirigenti esterni assunti sarebbero già 21. Le modifiche allo Statuto impongono un tetto del 5% di esterni sul totale degli interni, che sono 252. Quindi la Rai non dovrebbe avere più di 13 dirigenti esterni. Ma il tetto è stato sforato di quasi il doppio. Chi si assume la responsabilità di questa violazione? Mi auguro che in Vigilanza Campo Dall`Orto possa dare immediati chiarimenti».
MASSIMO GIANNINI - RENZI - ANDREA SCANZI
A completare il quadro ci pensa il conduttore di Ballarò Massimo Giannini, sempre più in bilico. Ospite di Andrea Scanzi nel suo programma Reputescion, in onda ieri sera su La3 (Canale 163 di Sky) il giornalista si è levato qualche sassolino dalle scarpe. «Anche se i talk show politici sono una nicchia, in termini di ascolti, non sono del tutto irrilevanti, né ininfluenti», spiega l`ex vice direttore di Repubblica rispondendo agli attacchi del presidente del Consiglio, «sicuramente gli danno fastidio. Ed è giusto che noi gli diamo fastidio, altrimenti è inutile che ci stiamo».
RENZI GIANNINI
Il conduttore di Ballarò spiega anche la genesi del suo rapporto travagliato col premier, ricordando il suo editoriale sull`incontro tra Renzi e Berlusconi ad Arcore, nel giugno del 2010, e un`intervista a Renzi del 2013, all`epoca sindaco di Firenze e candidato alle primarie del Pd.
GIANNINI E RENZI A BALLARO
«Gli feci un paio di domande abbastanza antipatiche su una sua cena con Briatore e un incontro con i responsabili di tutti i fondi Locusta guidati da Davide Serra. Mi resi conto che avevo compromesso il mio rapporto con lui, perché mi rispose malamente. Da allora con lui non si è mai ricomposta la frattura».
2. QUANDO MERLO SCRIVEVA: «LA RAI È IL POZZO DEL POTERE»
Laura Rio per “il Giornale”
verdelli
Certo che Francesco Merlo si è imbarcato in una missione davvero impossibile. Cercare di risanare «il pozzo dove si annida da sempre il potere italiano», «la madre di tutte le raccomandazioni», «la torta per eccellenza di tutte le spartizioni»... Sue stesse parole. Così il giornalista candidato a diventare il vice direttore dell' informazione Rai descriveva infatti la tv di Stato in un articolo del 2014 in occasione di uno sciopero proclamato dai dipendenti.
RENZI CAMPODALLORTO VERDELLI
La sua penna si scagliava durissima e furente contro «la sedizione del mezzobusto che rivuole il padrone», «il Vespro della casta catodica». E, ora, se la proposta avanzata tra tante polemiche l' altro ieri da Carlo Verdelli, neo direttore editoriale delle news Rai, dovesse passare il vaglio del dg Campo Dall'Orto, l'editorialista di Repubblica si troverà a governare (in una task force insieme a Verdelli stesso, Pino Corrias e Diego Antonelli) questa massa di funzionari «dell' informazione servile più pagata e pletorica d' Europa» e avrà a che fare anche con «l' intrattenimento indecente e il varietà più volgare». Proprio una missione sociale.
fia53 carlo verdelli walter veltroni
Forse per questo Merlo potrebbe pensare di condurre la battaglia gratuitamente. Perché, essendo un pensionato, secondo le nuove norme, non potrebbe avere contratti con aziende pubbliche se non, appunto, a titolo gratuito (come accade per i consiglieri del cda in pensione). Ma in Rai stanno studiando un sistema per risolvere la questione: mica un mega giornalista del calibro di Merlo può affrontare cotanta impresa senza emolumenti.
FRANCESCO MERLO
Così gli impiegati della tv pubblica, e soprattutto i 1600 giornalisti, saranno ben contenti di essere messi in riga dopo anni di prima repubblica e ventennio berlusconiano in cui «star in disuso, politici trombati e giornalisti di serie c vennero promossi a inviati, a direttori, conduttori, opinionisti...» e in cui neppure i nomi noti «Floris, Fazio, Vespa, Conti, Giletti alzarono la testa con uno sciopero bianco o un minuto di silenzio quando Berlusconi fece della Rai la bottega del suo mercimonio».
francesco merlo
Per fortuna poi è arrivato Renzi che si è rifiutato di «trattare con la casamatta del consenso», «non ha mai voluto incontrare nessuno» rivendicando «la sua distanza da tutto l' universo Rai», rinunciando a infilarci «emissari governativi travestiti da giornalisti». Parole, ancora, di Merlo, a breve vice direttore di tutta l'informazione Rai.