Filippo Brunamonti per “Robinson – la Repubblica”
moby trump
«New York a mia esistenza monastica in tempo di pandemia è identica alla mia esistenza monastica pre-pandemia». Frullati, trekking, meditazione: Moby, il dj e produttore cresciuto in miseria tra Harlem e i negozi del centro commerciale Dock in Connecticut, non è più l' alieno di una periferia alienata che cercava droghe e amore «attaccato alla tavoletta di porcellana dei cessi di New York».
Moby non è il poster boy della musica elettronica anni Novanta tra punk, disco e la colonna sonora di Twin Peaks nel singolo Go, fino al successo di Play, la rivalità con Eminem, produzioni per Lou Reed, Michael Jackson e David Bowie, amori mai nati - vedi alla voce Natalie Portman, costretta a smentire una frequentazione tra i due - e un castello con torretta a Central Park West.
«Passavo da stati in cui ostentavo fama e ricchezza a momenti dove avrei parlato soltanto del "Discorso della pianura" dal Vangelo di Luca, un greatest hits di Gesù. Ero un cristiano, certo, ma ero anche un coglione. Ho raccontato la mia vita in due memoir. Avrei altro da aggiungere». Prima il risveglio di coscienza - rehab, dieta vegana, crociate per i diritti degli animali, ricavati dei dischi in beneficienza - poi, a 54 anni, la voglia di portarci, come ai vecchi tempi, in pista. Il suo nuovo album, il diciassettesimo, si intitola All visible objects, e fonde house, elettronica, rave, techno, dub, piano e synth.
moby trump
Arrivederci club. Tutto il ritmo di "All visible objects", pensato per la massa, ora siamo costretti a ballarlo in camera.
«Mi do da solo del pazzo per aver inciso un album nel 2020. C' è qualcuno che ascolta ancora dischi? Mi rendo conto che la vita come la conosciamo si è interrotta.
Io sto in silenzio, ascolto e aspetto.
Chiudere le discoteche è sacrosanto per proteggerci dal virus. Così però buttiamo le nuove generazioni in pasto alla solitudine. Se comincio a lamentarmi è finita. Sto pensando agli ultimi diecimila anni del pianeta e al bisogno dell' uomo di cercare un senso, rivedo quello che ha scritto Viktor Frankl e metto in dubbio lo stato perfetto di pace nel Buddismo.
Viviamo in un' epoca in cui la gente si è auto-rimossa dalla realtà e il pensiero è fatto di opinioni e social media. È come se tutti all' improvviso non fossimo più di questo mondo. Gli "oggetti visibili" del mio disco, appunto, siamo noi superstiti, noi rimasti svegli. Noi, vecchi spiriti dei festival».
moby trump
Come cambierà il suono dopo il virus?
«Quando compongo, ricorro spesso al dr. Oliver Sacks, neuroscienziato e fondatore di un istituto per la musica e il sistema nervoso. Noi occidentali non ascoltiamo più.
Prendiamo la connessione umana dallo schermo di un cellulare.
Sono il primo a trascorrere più tempo davanti alla sitcom 30 Rock che con gli amici. Conosco tutti i vampiri di What we do in the shadows ma ho già scordato le facce dei miei nipoti. È una cultura privata e isolata. La pandemia darà il colpo di grazia. La musica, però, è diversa. Ne ho parlato di recente con David Byrne. La musica è simile alla vita: la ignoriamo perché è onnipresente.
La diamo per scontata, come l' erbaccia che calpestiamo sul marciapiede. Anche se non la vedi, la musica è con te. Muove l' aria, fa piangere le persone, le fa danzare, le mette in contatto con l' universo. La musica è un pugno di molecole che cambia il mondo».
Nuovi artisti con cui le piacerebbe cambiarlo?
«Non seguo le mode, non ho amici musicisti. Ne avevo uno: David Bowie. Ricordo la mattina in cui David si presentò a casa mia a New York con il caffè in mano.
moby trump
Improvvisammo uno show acustico sul divano, io mi lanciai: "Perché non proviamo Heroes in versione acustica?".
È nato tutto così, chitarra e caffè. A David non ho mai parlato delle mie teorie sulle molecole, roba da seminari. Con lui potevo aprirmi. Adesso ho rinunciato a parlare di cose esoteriche. Sto zitto. C' è un libro su cui continuo a tornare: il Tao Te Ching, il libro della norma cinese. "Il Tao che può essere detto non è l' eterno Tao"».
Quando pensa al futuro, dove si vede?
«In mezzo a tre fuochi: curiosità, frustrazione, celebrazione. Mi sveglio curioso di collegarmi all' universo, mi sento frustrato perché all' universo frega poco delle mie priorità e delle mie preoccupazioni, e mi addormento festeggiando la possibilità di un mondo migliore».
Dopo la morte di George Floyd, si è unito all' onda lunga delle proteste antirazziste?
MOBY
«Sono rimasto da solo e in silenzio per diverso tempo. Poi mi sono ricordato di quel sogno che svegliò l' America: le parole di Martin Luther King Jr per la lotta all' eguaglianza razziale.
"L' odio non può scacciare l' odio: solo l' amore può farlo". L' odio Trump mi ricorda il capitano Achab nel romanzo Moby Dick (Moby è pronipote di Herman Melville, ndr).
È il marinaio all' inseguimento della balena bianca, colui che inchioda la moneta all' albero maestro della baleniera Pequod e sfida il suo equipaggio, e la natura, a tutti i costi».
Di Moby rimarrà il dj o l' attivista?
«Ho letto un commento di Thomas Friedman sul New York Times. Scrive: "Gli Stati Uniti hanno fallito il test del marshmallow". Vero. L' America, seguita da Brasile e Regno Unito, ha cercato a lungo di convincerci che l' epidemia non esistesse. Se ci riempissimo di crystal meth e speed, non rischieremmo forse l' overdose?
Purtroppo, al governo ci sono personaggi imbarazzanti come Trump. A proposito, perché non si mette da parte e lascia parlare scienziati e dottori? Il virologo della task force della Casa Bianca, Fauci, almeno fa uno sforzo. Ho un amico "di sinistra" che pensa che indossare una mascherina sia parte di una cospirazione.
MOBY CON PISTOLA
Quindi va in giro senza. Non crede a una sola parola dell' Organizzazione Mondiale della Sanità. Ecco: sinistra e destra sono vittime del "mondo delle opinioni". Trump ha trascorso gran parte della sua esistenza nella menzogna. Odia la verità. Odia l' evidenza. Ama i social media. Trump cerca di sfidare l' universo.
Ma la natura è il vero boss del casinò e alla fine vince sempre. Mi vanto un po' di quella volta che, da ubriaco e per gioco, gli sono corso addosso strofinando il mio pene flaccido contro la giacca. Mai avrei pensato di trovarlo alla Casa Bianca, un giorno».
L' America è la terra del sogno o del grande inganno?
«Mi trovavo a New York l' 11 settembre, il giorno dell' attacco alle Torri Gemelle. Non ho neanche avuto il tempo di capire cosa accadesse che la guerra in Iraq mieteva già morti tra i civili. L' Iraq ci è stato servito come la risposta al terrorismo dall' amministrazione Bush. Era una bugia. È questa l' America, oggi: una bugia che ti fa stare bene».
donald trump a tulsa 2
Trent' anni da vegano festeggiati con un tatuaggio gigante sulle braccia, Animal Rights. La prossima lotta?
«Quella per la mia infanzia. Vorrei tornare indietro e salvarmi. O salvare tutti. Parafrasando Mark Twain: "Ho attraversato momenti davvero tragici nella mia vita, alcuni dei quali sono realmente accaduti". Ricordo che, camminando nel sonno, una notte per caso liberai mia madre, minacciata in cucina da un tipo con cui usciva. "Mi stava puntando un coltello alla gola, poi sei apparso tu" disse la mamma. E io: "Sono cosa?".
"Sei apparso!"».
Come un angelo?
moby natalie portman
«Direi piuttosto un diavolo in cerca di redenzione».
moby natalie portman moby dick moby e natalie portman moby moby natalie portman