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    LA FICA DELLO SCANDALO - MODIGLIANI ALL’ASTA, M5S CONTESTA E ANNUNCIA INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL’INTERNO - BONAMI: “QUADRO SIMBOLO DEL NUOVO ORDINE MONDIALE: IL COLLEZIONISTA OCCIDENTALE VENDE E IL CINESE COMPRA”


     
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    1. MODIGLIANI ALL' ASTA A NEW YORK ENTRA NELL' OLIMPO DEI PIÙ CARI

    Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

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    Un nudo di Modigliani viene venduto all' asta da Christie' s per 170 milioni di dollari a un ex tassinaro cinese, e in Italia scoppia la polemica, con tanto di interrogazioni ai ministri della Cultura e dell' Interno.
     

    La pietra dello scandalo è il «Nu Couché», dipinto dall' artista livornese fra il 1917 e il 1918, che faceva parte della collezione di Gianni Mattioli ed è stato messo sul mercato dalla figlia Laura. Sei pretendenti si sono sfidati lunedì, fino a quando una telefonata arrivata da Shanghai ha risolto la disputa in favore di Liu Yiqian, per 170,4 milioni di dollari.

     

    Con questo colpo Modigliani, morto di tubercolosi a 35 anni senza un soldo in tasca, è diventato l' autore del secondo quadro più costoso mai battuto all' asta, dopo «Les Femmes d' Alger (Version 'O')» di Picasso, che aveva incassato 179,4 milioni.

     

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    L' artista livornese è entrato anche nel ristretto club di colleghi capaci di attirare più di 100 milioni di dollari per un' opera, di cui, oltre a lui, fanno parte, appunto, Picasso, Bacon, Giacometti, Warhol e Munch. Se uno pensa che nel 1918 Modigliani aveva offerto agli scrittori britannici Osbert e Sacheverell Sitwell l' intera collezione del suo studio parigino per l' equivalente di 4700 dollari di oggi, viene da chiedersi dove siano la logica e la giustizia nel mercato dell' arte.
     

    La senatrice Michela Montevecchi del Movimento 5 Stelle, invece, si è posta un' altra domanda: «Voglio sapere se il dipinto, soggetto alla legge del '39 che vieta l' uscita dall' Italia delle opere dopo 50 anni dalla loro esecuzione, sia andato all' estero con le carte in regola. Di questi documenti non c' è traccia.
     

    MICHELA MONTEVECCHI MICHELA MONTEVECCHI

    Non voglio far passare messaggi accusatori, né sostituirmi alle autorità che stanno indagando. Cerco solo chiarezza». La senatrice ha spiegato così le ragioni che animano la sua iniziativa: «Ci rammarichiamo che il "Nu Couché" voli in Cina e non in Italia. Il quadro faceva parte della collezione di Gianni Mattioli e la figlia, alla morte del padre, sembrava volesse darlo in concessione al Guggenheim di Venezia».

     

    La Montevecchi aveva già presentato un' interrogazione al ministro della Cultura Franceschini e ora ne aggiungerà un' altra al ministro dell' Interno: «Vogliamo capire se le indagini che risultavano essere in corso sulla sua uscita dall' Italia siano ancora in corso e cosa intenda fare Alfano per coadiuvarle».
     

    In attesa delle risposte, il mondo dell' arte celebra il successo dell' asta, che ha dimostrato la vitalità del mercato. E' vero infatti che del lotto intitolato «Artist' s Muse» Christie' s ha venduto solo il 71%, ma i prezzi sono stati stellari. Oltre al Modigliani, la «Nurse» di Roy Lichtenstein è stata acquistata per 95,4 milioni.

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    Le aste ormai sono concentrate quasi esclusivamente su opere moderne e contemporanee, e gli artisti più affermati sono un rifugio sicuro per i super-ricchi con liquidità in eccesso. Uno di loro è Liu Yiqian, 52 anni, che da ragazzo sopravviveva guidando un taxi.
     

    Poi tra gli Anni 80 e 90 ha accumulato un patrimonio che Bloomberg valuta in 1,5 miliardi. Con la moglie Wang Wei ha fondato due musei, il Long Museum Pudong e il Long Museum West Bund a Shanghai, per mostrare grandi opere ai connazionali. Tipo, eccentrico, Liu ha fatto scandalo quando ha speso 36,5 milioni per comprare un vasetto Ming e si è fatto fotografare mentre lo usava per bere il té. Modigliani, però, ha promesso di esporlo nel suo museo per educare all' arte i cinesi.

     

    2. UN SIMBOLO DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

    Francesco Bonami per “la Stampa”

     

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    I tassisti italiani anziché preoccuparsi di Uber dovrebbero imitare l' ex tassista cinese Liu Yiqian che la competizione anziché temerla l' ha fatta piatta. Prima è diventato miliardario, poi ha iniziato a collezionare arte e si è costruito un paio di musei.

     

    Ora ha spazzato via gli avversari che tentavano di portargli via il Modigliani, venduto da Laura Mattioli Rossi. Fatti indicativi di un nuovo ordine mondiale. Da una parte il collezionista occidentale che vende e dall' altra il cinese che compra. A raccontare come i rapporti di forza siano cambiati nell' arte e non solo sul mercato ma nelle sensibilità.
     

    C' è chi dirà che l' ex tassista ha comprato il Modigliani solo come un trofeo per farsi bello senza capirci nulla, come quelli che dicono che al Forte dei Marmi ci vanno i russi. Come se un tempo i russi al Forte non fossero gli imprenditori italiani e i collezionisti italiani non fossero come il signor Liu, gente che si era fatta da sola.
     

     

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    Giudicare attraverso la lente del denaro è certo sbagliato ma il denaro, se onestamente guadagnato, è più sincero dei pregiudizi. Un collezionista occidentale spenderebbe 170 milioni per un capolavoro cinese? Forse no, perché noi occidentali continuiamo, erroneamente, a considerarci superiori al resto del mondo. Di Modigliani, diranno, ce n' è uno solo. Opinione su cui concorda il signor Liu: ma lui lo mette nel suo museo e noi lo lasciamo volare via. La differenza fra avidità e passione è questione di punti di vista.

     

     

    3. RIVINCITA DI UN CLASSICO IN ODORE DI SREGOLATEZZA

    Marco Vallora per “la Stampa”

     

    Marco Vallora Marco Vallora

    Un certo moto di soddisfazione, non reazionario né parruccone, viene, ad ascoltare la notizia di Modigliani, anche se poi chi non ha uso quotidiano di cifre astronomiche, di fronte a questo tintinnare di pecunio, può inebriarsi e quasi smarrirsi. Perché ultimamente le notizie glamour e choc di record alle aste riguardavano, spesso, poco spiegabili medaglie destinate ad opere imprevedibili e gonfiate, come i pupazzoni di Koons o le pastigliette di Damien Hirst.
     

    Non che questo riscatto modiglianesco sancisca una sorta di ritorno all' ordine o di redde rationem per scelte che non badano tanto, o solo, al valore effettivo dell' opera e alla sua qualità, ma più alle mode, alle tendenze galleristiche, all' aria del tempo.
     

    Ma poi lo si vede anche dalle statistiche: a vincere sono alla fin fine i «classici», con un' aura però di leggenda e di maledettismo, anche warholiana. I Van Gogh, folli e suicidi, come i Munch depressi e geniali.

     

     

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    E poi il «genio&sregolatezza» di Bacon, il mai soddisfatto Giacometti, che finiva quasi ogni volta per consumare nell' irrequietezza le sue sculture, e il solito Picasso, che con i suoi d'«après» dai maestri, vedi le «Donne d' Algeri», ha fatto saltare il banco della ragionevolezza mercantile. Non stupisce quindi che Modigliani, che, come sappiamo, ha avuto una vita difficile e ultra-cinematografata, entri in questo novero di stelle assolute, che per fortuna restaurano un po' il senso e la logica del mercato collezionistico.

     

    ASTA MODIGLIANI ASTA MODIGLIANI

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