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    MOGGI FOREVER – NELLA NUOVA INDAGINE SUL CALCIO IL PUNTO FERMO SEMBRA ESSERE LA GEA BIS, IL CUI FRONT-MAN È IL FIGLIO DI LUCIANONE


     
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    Gianfrancesco Turano per "l'Espresso"

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    Non è mai troppo tardi per scoprire l'acqua calda. Martedì scorso oltre cento uomini della Guardia di Finanza si sono presentati nelle sedi di 41 società di calcio professionistico per dimostrare che lo sport più amato del mondo è una macchina di guadagni in nero, di frodi fiscali, di fatture false e di riciclaggio su scala internazionale. Nel calcio-business le società possono perdere, ma gli addetti ai lavori guadagnano sempre e comunque.

    Chi segue il football un po' se lo aspettava ma rigore è quando arbitro fischia, avrebbe detto mister Vujadin Boskov. Stavolta il fischio è partito dalla Procura di Napoli, dopo nove mesi di un'inchiesta cominciata a ottobre del 2012 dal centro sportivo di Castel Volturno, dove si allena il club di Aurelio De Laurentiis.

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    In via informale i magistrati dicono di avere perquisito le sedi delle squadre di serie A (tutte salvo Cagliari e Bologna) e di serie B nella speranza di trovare le prove documentali di quanto hanno intercettato nelle conversazioni telefoniche. Con i migliori auguri agli investigatori, è un po' come cercare di fermare Leo Messi. Cioè molto difficile ma non impossibile, se è vero che il divino Leo, beccato in flagrante dal fisco spagnolo su un'evasione legata ai diritti di immagine, si è presentato ai detective con il capo cosparso da un assegno di 10 milioni di euro.

    Errare humanum, ma in Italia c'è chi persevera. Per adesso il punto fermo dell'indagine napoletana è molto simile a quello di Calciopoli nel 2006. Si chiama Gea World. Non proprio la vecchia Gea dei figli di padre illustre, creata nel 2001. Una Gea rinnovata, riportata in vita dalla liquidazione e rinnovata sia negli obiettivi di impresa sia negli azionisti. In verità, il frontman è sempre Alessandro Moggi, 40 anni, figlio di Lucianone ed ex enfant prodige dei procuratori sul finire degli anni Novanta.

    Luciano e Alessandro MoggiLuciano e Alessandro Moggi

    Nel 2011 Moggi junior è stato condannato in secondo grado insieme al padre per violenza privata nel processo dedicato alla sua agenzia sportiva. La società Gea, invece, è stata assolta dall'accusa di essere un'associazione a delinquere che imponeva la sua volontà con le buone o con le cattive ai club e a circa 150 assistiti. Il verdetto, un fritto misto di accuse prescritte e condanne coperte da indulto, è stato presentato come un trionfo dai Moggi.

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    Sulle ali dell'entusiasmo la Gea è stata rilanciata ad aprile del 2012 con l'apertura di una filiale a Dubai, non proprio l'epicentro della trasparenza finanziaria. Un anno dopo, ad aprile del 2013, quando già i magistrati napoletani erano al lavoro da sei mesi, anche Gea Italia è tornata in piena attività pur senza avere mai chiuso i battenti in modo definitivo. Alla grande festa milanese di reinaugurazione hanno partecipato, fra gli altri, Adriano Galliani (Milan), Beppe Marotta (Juventus), Enrico Preziosi (Genoa), Tommaso Ghirardi (Parma) ma anche Ciro Immobile e Antonio Nocerino, due dei calciatori con contratti finiti sotto l'esame degli investigatori.

    galliani furiosogalliani furioso

    La Gea bis è stata presentata come una società non tanto focalizzata sulle procure, quanto sull'organizzazione di eventi, il marketing e il "business etico". L'aspetto etico deve essere sfuggito ai magistrati perché, cinque giorni dopo il party, i finanzieri hanno perquisito le abitazioni di Alessandro Moggi e del procuratore argentino Alejandro Mazzoni, agente dell'ex attaccante del Napoli Ezequiel "el Pocho" Lavezzi, un altro dei contratti sospetti.

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    Prima ancora di rientrare nel business, la nuova Gea si era riorganizzata a livello societario a fine dicembre dell'anno scorso. L'azionista di maggioranza non è Moggi e neppure uno dei due soci sopravvissuti alla tempesta del 2006, cioè Riccardo Calleri, figlio di un ex presidente del Torino, e l'agente Fifa Franco Zavaglia. Il leader della Gea è il veronese Ivan Vecchietti, 41 anni, uno in più di Alessandro Moggi.

    LEO MESSI POSA PER DOLCE E GABBANA FOTO LAPRESSELEO MESSI POSA PER DOLCE E GABBANA FOTO LAPRESSE

    Vecchietti, che è anche amministratore delegato, è un ex ufficiale della Guardia di Finanza che ha smesso la divisa delle Fiamme Gialle per esercitare da dottore commercialista. Nel 2006 - sempre il 2006 - ha fondato Agorà Consulting insieme al collega più anziano Ermanno Zigiotti, docente all'Università di Macerata.

    Agorà si occupa, tra l'altro, di servizi al settore sportivo. In particolare, fornisce assistenza fiscale agli atleti e provvede alla gestione e allo sfruttamento dei diritti di immagine ossia di quel meccanismo che ha consentito a molti sportivi professionisti di eludere il fisco. Grazie al meccanismo delle "star company", le società di capitali create e controllate dagli atleti, il reddito da lavoro viene tassato in modo più favorevole.

    enrico preziosienrico preziosi

    In breve, Agorà ha in parte coperto l'area di attività della Gea finché la Gea non è stata rilanciata. Nel frattempo, Vecchietti ha gestito alcuni ex clienti o addirittura ex soci della vecchia Gea.

    L'ex ufficiale della Finanza è amministratore di società immobiliari che appartengono a Chiara Geronzi, figlia di Cesare e socia fondatrice della vecchia Gea World, e a suo marito Fabrizio Lombardo, rinviato a giudizio l'anno scorso per la bancarotta della Magiste International di Stefano Ricucci, tifoso ed ex azionista della Lazio.

    C'è anche un altro ex laziale fra i clienti di Vecchietti. È Alessandro Nesta, ex difensore della Nazionale che proprio Moggi junior fece trasferire dalla Lazio di Sergio Cragnotti al Milan nel 2002, a ridosso del crac della Cirio.

    Fabio CannavaroFabio CannavaroTOMMASO GHIRARDITOMMASO GHIRARDI

    Un altro ex campione del mondo, Fabio Cannavaro, faceva parte del palinsesto per il rilancio della nuova Gea. La società di Moggi junior doveva mettere in scena al San Paolo di Napoli l'addio alle scene calcistiche del difensore, Pallone d'Oro nel fatidico 2006 di Calciopoli.

    Il match d'addio, previsto per maggio del 2013, è stato rinviato a settembre ufficialmente per questioni inerenti alla gestione del vecchio impianto napoletano. In realtà, sembra che De Laurentiis abbia subodorato qualche problema e abbia bloccato l'ultima esibizione dell'ex capitano azzurro. Intuito imprenditoriale? Possibile. Soffiata? Probabile. Fatto sta che a maggio non se ne è fatto più nulla. A questo punto, sarà anche difficile farne qualcosa a settembre. Si rassegnino i tifosi.

    L'estate 2013 passerà come quella scorsa: il calcio andrà in onda in chiaro e in formato cronaca giudiziaria.

     

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