Marco Molendini per Dagospia
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La lista delle fregnacce del rock è lunga. E rischia di allungarsi ancora. L'ultima (è un riciclaggio, però) viene dal fratello del più spettacolare chitarrista che sia mai apparso sulla scena del musica, Jimi Hendrix: a quasi 50 anni da quel settembre 1970 in cui Jimi venne trovato privo di vita in un albergo di Londra fulminato da un'overdose di tranquillanti, così disse il referto ufficiale, Leon Hendrix, 71 anni, chitarrista anche lui (ma il talento non fa parte del patrimonio genetico), ex disegnatore della Boeing, un libro già scritto circa dieci anni fa, rilancia una vecchia e balzana tesi: «Sono convinto che mio fratello sia stato ucciso».
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Amen. Chi potrebbe averlo fatto fuori: un chitarrista invidioso, uno spacciatore in credito o come, pare sostenere Leon, un manager avido, oppure uno psicopatico nazionalista offeso per la sua versione distorta dell'inno Star spanled banner? O tutti insieme, in un complotto contro il miglior chitarrista del mondo?
Il vizio di non lasciare in pace i morti non è nuovo e non è destinato a svanire. King Elvis ancora si rigira nella tomba, non per essersi rimpinzato di cibo e pillole, ma perchè c'è chi sostiene che a farlo fuori sia stata la mafia americana, che ce l'aveva con lui perché collaborava con l'Fbi e, proprio il giorno della sua morte, avvenuta nell' agosto del ' 77, avrebbe dovuto testimoniare in un processo contro mafiosi accusati di avere emesso lettere di credito e certificati di deposito falsi. Elementare eliminarlo, e il buon re del rock 'n' roll avrebbe dato una mano con i suoi vizi.
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Anche Kurt Cobain non riposa in pace: non si sarebbe sparato da solo. Un metallaro scoppiato El Duce (vero nome: Eldon Hoke) venne trovato morto otto giorni dopo avere sostenuto che Courtney Love aveva tentato di ingaggiarlo per uccidere il marito (presunta ricompensa: 50 mila dollari). Quanto a Michael Jackson non sarebbe stato un'incidente la somministrazione di Propofol, ma la dose letale gli sarebbe stata iniettata dolosamente. Il motivo è fumoso (come del resto gli altri), ma di mezzo ci sarebbero stati i costi della sua ultima, e mai realizzata, tournée.
janis joplin
C'è la politica, invece, a dare fiato ai complottisti sulla morte di Janis Joplin, trovata in una stanza del Landmark Hotel, a Los Angeles, stroncata da una letale miscela di eroina, morfina e whisky. Janis aveva 27 anni: rappresentava un modello fastidioso e pericoloso per il sistema. E, allora, ecco la punturina finale. La stessa (stavolta l'accusa va diretta alla Cia), che per gli infaticabili dietrologi avrebbe eliminato un altro ventisettenne, Jim Morrison.
Un restauratore avrebbe invece gettato in piscina Brian Jones,, accusa lanciata dall'ex fidanzata del fondatore dei Rolling Stones, Anna Wohlin che ha risvegliato i propri dubbi 31 anni dopo l'accaduto. E il movente? Affidato alla fantasia: ognuno come gli va. In fondo, poi, anche da noi c'è un caso inesistente che si trascina da 53 anni e che ogni tanto viene rilucidato: il suicidio di Luigi Tenco a Sanremo.
JIM MORRISON
Tesi e ricami, tutti a fini editoriali (libri, interviste, narcisismi familiari, speculazioni) che cullano un sentimento popolare: «Il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di confrontarci da soli con la verità» sosteneva Pasolini. Ma il complotto si accompagna a un altro filone altrettanto liberatorio e strampalato: quello dei morti viventi.
thriller michael jackson
Ci sarebbe una vera e propria folla di rockstar, ma anche divi del cinema e comunque famosi scomparsi che si nasconderebbero chissà per quale motivo da qualche parte sotto mentite spoglie: gente, in certi casi longeva, come Elvis, Morrison, Cobain, Lennon, Jacko, Marilyn, Glenn Miller, John Belushi, Heath Ledger, Che Guevara. Anche fra i morti viventi ha c'è un personaggio italiano: Moana Pozzi. Diceva un filosofo come Schopenhauer: «Non v'è rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l'intervallo». Se si allunga l'intervallo, il godimento può diventare eterno.
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