FRANCESCO PERUGINI per Libero Quotidiano
ZANIOLO
Per fortuna, c' è lui che tiene la testa sulle spalle. Lui è ovviamente Nicolò Zaniolo, 19 anni e un gol in Serie A. E che gol contro il Sassuolo.
Una rete «alla Totti», che alla Roma non è mai qualcosa di banale. «Parlare di lui è una forzatura...», sono state le prime parole del giocatore della Roma dopo la prodezza agli emiliani. «C' è ancora tanto su cui lavorare, tornerò subito in campo per farmi trovare pronto per la prossima partita». Gli altri, invece, iniziano a perderla la testa per lui.
MARCHIO DI FABBRICA L' azione della sua prodezza è già impressa nel film del campionato: scatto sulla destra, dribbling a rientrare di tacco, una finta per mettere a sedere Ferrari e il portiere Consigli prima di insaccare con lo scavetto. Proprio uno dei gesti tecnici marchio di fabbrica del Pupone, come quel cucchiaio alla Samp nel 2004. I paragoni già si azzardano nel nostro calcio che non conosce pazienza né equilibrio. Quello che oggi lo osannano urlando al prossimo fenomeno italiano, probabilmente in estate lo definivano solo una plusvalenza.
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Erano le settimane delle cessioni in serie dei giovani da parte dell' Inter e quel nome sconosciuto ai più sembrava una fregatura rifilata dai nerazzurri alla Roma - insieme a Santon - nell' affare Nainggolan. Il contrappasso è stato puntualissimo: l' esplosione della stella di Zaniolo è arrivata proprio nel giorno più difficile per il belga, pagato 38 milioni ed escluso con il Napoli per motivi disciplinari.
Bravo Monchi a puntare 4,5 milioni (più il 15% di una futura eventuale cessione) a scatola chiusa su quel quel centrocampista offensivo dal fisico così possente che non aveva giocato nemmeno un minuto in Serie A e doveva ancora disputare gli Europei Under 19: «È un talento che non ci ha lasciati indifferenti durante l' ultima stagione, nella quale si è confermato come uno dei prospetti più interessanti del calcio italiano», aveva commentato al momento del suo arrivo.
Al dirigente spagnolo - che pure aveva pensato di cederlo in un prestito prima dell' addio di Strootman - dovrebbe andare un po' di gratitudine da parte del nostro movimento, mentre a Firenze si mangiano le mani per averlo scartato dal proprio settore giovanile.
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Nicolò è ripartito dall' Entella nel 2016 e in poco più di due anni è arrivato in Nazionale. Il ct Roberto Mancini lo ha voluto scegliere come simbolo del suo nuovo corso, così come Eusebio Di Francesco lo aveva schierato contro il Real Madrid - all' esordio assoluto tra i grandi e pure da mezzala - anche per mandare un messaggio ai suoi senatori. Solo che il tecnico giallorosso nel ragazzo ci credeva veramente. E quell' esperienza gli è tornata utile quando, in emergenza dopo l' infortunio di Lorenzo Pellegrini, si è trovato Zaniolo come unico trequartista disponibile in rosa.
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ANCHE FALSO 9 E non è finita, perché Di Francesco ci ha scommesso la panchina sul suo ragazzo d' oro, schierandolo da centravanti - falso nove, o "alla Totti" se preferite - contro il Genoa nel momento più delicato della sua gestione: è arrivata una vittoria ed è tornato il sereno. «Lo scambio con Nainggolan? Io avevo chiesto due giocatori giovani nella trattativa, uno era Nicolò», ha rivendicato il mister. «Mi voglio prendere questo merito con la società. I giocatori giovani vanno messi in campo, come ho fatto con Zaniolo contro il Real quando tutti mi presero per matto. Non ero in crisi, era un segnale importante». Speriamo che arrivi forte e chiaro a tutto il nostro calcio.
2. QUEI BABY TALENTI CEDUTI DALL' INTER CHE NON SONO MAI ESPLOSI
CLAUDIO SAVELLI per Libero Quotidiano
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Se chiedete a Piero Ausilio, direttore sportivo dell' Inter, quale sia il suo più grande rimpianto vi risponderà «aver ceduto Coutinho». Acquistato nel 2010 per 4 milioni e ceduto per 13 al Liverpool nel gennaio 2013, il brasiliano classe '92 è esploso con i Reds e ha convinto il Barça a sborsare 130 milioni per acquistarlo un anno fa.
Ausilio spiegherà poi che la vendita dei giovani è un dispiacere, ma anche un sacrificio necessario per sopravvivere in tempo di Settlement Agreement che la Uefa ha imposto al club nerazzurro per rientrare nei parametri finanziari.
La questione dei talenti ceduti troppo presto dall' Inter è tornata d' attualità mentre Zaniolo, 19enne ceduto alla Roma nell' ambito dell' affare che ha portato il 30enne Nainggolan a Milano, segnava al Sassuolo il suo primo gol tra i professionisti. In quel momento il fantasma di Coutinho è uscito dall' armadio dell' Inter, la quale, secondo i più, non ha imparato dagli errori: così non è, o almeno non del tutto, per i motivi di cui sopra. Lo ha confermato anche Monchi in esclusiva a Sky Sport: «Ausilio è bravo e l' Inter non è scema: non volevano cedere Zaniolo», ha dichiarato il ds giallorosso. L' Inter era quindi consapevole del talento di Nicolò ma ha preferito avere in rosa un giocatore pronto subito, non potendo permettersi entrambi.
federico bonazzoli
L' eventuale errore sarebbe dunque parziale, a differenza dei tempi migliori in cui gli abbagli erano evidenti: l' esempio maximo fu Pirlo, ceduto al Milan nel 2001 per 35 miliardi di lire nonostante fosse tornato dal prestito al Brescia svezzato da Mazzone nella versione regista.
Coutinho e Zaniolo rappresentano l' inizio e la fine del periodo di austerity, visto che quella in corso è l' ultima stagione in regime di Settlement Agreement. E sono due eccezioni (alle quali si possono forse sommare Benassi e Duncan, in ascesa nella Fiorentina e nel Sassuolo), perché in realtà la maggior parte dei talenti ceduti dai nerazzurri non ha rispettato le attese. Si pensi a Bonazzoli, prodigio della Primavera venduto alla Samp per 4 milioni nel 2015: ora è al Padova in B. Oppure a Livaja, venduto nel 2013 per 5 milioni all' Atalanta, dopo aver vinto la Next Gen con Stramaccioni, finito all' Aek Atene in Grecia.
coutinho
Ma anche a Balotelli (30 milioni al City nel 2010, ora ai margini a Nizza), Destro (6,5 milioni al Genoa nel 2011, ora in disgrazia al Bologna), Mbaye (4 milioni dal Bologna), Obi (2,2 milioni dal Torino, ora più in infermeria che in campo al Chievo) Belec e Crisetig (riserve nella Samp e nel Frosinone): sono una flotta di promessi campioni che non si sono rivelati tali, da cui l' Inter ha incassato diversi milioni. Molte cessioni all' apparenza dolorose si sono quindi rivelate vantaggiose con il senno di poi: oggi infatti questi giocatori non valgono i soldi per cui sono stati ceduti.
coutinho
L' Inter ha anche saputo evitare alcuni sacrifici come quello di Pinamonti, che infatti è in prestito secco al Frosinone.
E ha cominciato ad invertire la tendenza: anziché vendere i giovani ha cominciato a comprarli in anticipo, vedi Bastoni, o addirittura li ha riportarli a casa, come nel caso di Dimarco, ricomprato in estate dal Sion. Questi ultimi sono ora in prestito al Parma per trovare continuità prima di tornare all' Inter, ma stavolta per giocare, non per sistemare i conti.
3. MONCHI
Da sport.sky.it
zaniolo
"Codice Monchi". Il metodo del ds della Roma, che si racconta a Gianluca Di Marzio in uno speciale che andrà in onda il 1° gennaio su Sky Sport 24. E uno degli argomenti della lunga chiacchierata non poteva che essere Nicolò Zaniolo, giovane talento inserito nell’affare Nainggolan e che sta sbocciando alla corte di Di Francesco. Ieri il primo gol in Serie A, un "cucchiaio" che ha evocato dolci ricordi nei tifosi giallorossi, degno suggello di alcune prestazioni davvero convincenti; ma come nasce l’idea Zaniolo? Monchi ha rivelato: "Mentre facevamo la trattativa per Nainggolan, avevamo fatto due richieste all’Inter: Radu e Zaniolo. Radu però era già stato dato al Genoa e l’Inter non voleva vendere Zaniolo: mica sono scemi. Però volevano fortemente prendere Radja e quindi dovevano pur cedere su qualcosa". Zaniolo però, aggiunge Monchi, non è stato l’ago della bilancia nella trattativa: "Anche senza di lui l’affare non sarebbe saltato, non era un aut-aut".
"I tifosi capiranno la mia idea"
zaniolo fallo di d'ambrosio monchi foto mezzelani gmt062
Poi il ds giallorosso ammette che nemmeno lui si aspettava questo impatto: "Non pensavo che sarebbe stato subito così determinante". E nello speciale che sarà dedicato a Piero Ausilio, anche il ds dell’Inter dirà la sua: "Mi auguro che tra qualche anno parleremo di Zaniolo come di Bonucci, per prendere Nainggolan e vincere qualcosa abbiamo dovuto sacrificare un ragazzo sicuramente di prospettiva". Più in generale, Monchi ha chiuso parlando dell’idea alla base del suo lavoro: "Credo che alla fine i tifosi inizieranno a capirla. So che nel calcio non c’è tempo, ma so come lavoriamo noi: avremo ragione".
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