Elisabetta Rosaspina per il “Corriere della Sera”
MARK KARPELES
La moneta è virtuale, ma le perdite sono reali, come le sbarre dietro le quali la polizia giapponese ha rinchiuso ieri mattina il francese Mark Karpelès, un mito (fino a un anno fa) tra i geek (come lui stesso si definisce) del pianeta. Un truffatore, secondo i sospetti degli investigatori nipponici, che ritengono l’ex re dei bitcoin dolosamente responsabile del tracollo di MtGox, la più grande piattaforma mondiale di scambi, nel febbraio del 2014, e della evaporazione di 850 mila bitcoin. Al cambio dell’epoca, circa 355 milioni di euro.
MARK KARPELES
Alla scomparsa improvvisa della più grande borsa di «criptovaluta», Mark Karplès, che ne era il chief executive, ha cercato di sostenere che l’attacco di un virus informatico aveva aperto la strada agli hacker e che lui stesso aveva perso 100 mila degli 850 mila bitcoin volatilizzati. Poco dopo aveva annunciato di essere riuscito a rintracciare in un misterioso portafoglio digitale un quarto circa della refurtiva.
MARK KARPELES
Ma per MtGox, che nei suoi momenti migliori aveva controllato l’80% del mercato, il fallimento era stato decretato nell’aprile dello stesso anno; e la fiducia in quella moneta, non stampata da alcuna zecca, né controllata da alcuno Stato, e teoricamente libera dai rischi dell’inflazione, era precipitata assieme al suo valore: dai mille dollari di fine 2013 ai 282 attuali.
Le caratteristiche che l’avevano resa così appetibile, mostravano infatti tutta la vulnerabilità del futuristico sistema alternativo di pagamenti. Già accettato da società di basket americane, come la Sacramento King, o dal colosso dei videogame di Facebook, Zynga, o qualche università privata inglese e cipriota.
MARK KARPELES
Ma le autorità di Tokyo, dove il giovane francese si era trasferito nel 2009 sull’onda dei suoi acerbi successi, hanno deciso di vedere chiaro in questa storia di cyber-scambi, cyber-portafogli che compaiono e scompaiono, cyber-correntisti rovinati e cyber-materassi sotto i quali riposava quasi l’80% dei bitcoin, coniati allo scopo di diventare, via Bitpay, il metodo di pagamento on line più diffuso e conveniente. In particolare per chi l’aveva inventato.
MARK KARPELES
E, soprattutto vogliono vedere chiaro nei giochi di MagicalTux, lo pseudonimo dell’account Twitter di Mark Karpelès, dal 2011 amministratore di MtGox, acronimo di «Magic: The Gathering Online eXchange», dopo averlo acquistato dal programmatore Jed McCaleb. Gli inquirenti giapponesi sembrano convinti che il mago della «biteconomy» abbia manipolato i dati, attraverso accessi illegali al sistema dell’exchange. Insomma, spostato la valuta virtuale su conti personali segreti. Dopo aver creato artificialmente nel 2013 bitcoin per un valore di un milione di euro.
Da quel che si sa, Karpelès respinge in blocco le accuse e rifiuta di firmare qualunque pezzo di carta senza la presenza dei suoi legali. E i suoi guai non sono limitati al Giappone. «Puro prodotto della meritocrazia high-tech», come lo definì nel febbraio 2014 il quotidiano francese Le Figaro, ha conti aperti anche con la giustizia degli Stati Uniti, sempre per il collasso di MtGox, e dove il sistema anonimo di transazioni in bitcoin, ancora in voga, è accusato di avere facilitato traffici illegali.
Mt Gox CEO Mark Karpeles bitcoin
Le vicende di Karpelès s’intrecciano a quelle del sito (chiuso dalle autorità) Silkroad che commerciava in droga, documenti falsi e altra merce fuori legge. In un clima di allarme per il terrorismo, Giappone, Cina e Usa, riuniti nella Financial Action Task Force, temono perfino che l’Isis possa usare questo canale per far arrivare finanziamenti nella sua area.
Nato in Borgogna nel 1985, Karpelès è un personaggio da romanzo: compare nel 2007 alla tivù francese in un programma dedicato ai geek emergenti. Mark è perfetto: racconta di come, nella sua infanzia e adolescenza, non riuscisse a trovare coetanei in grado di conversare con lui di fisica quantistica. E di quella mamma speciale che lo ha iniziato a soli tre anni alla passione per la creazione di programmi informatici, alla vita trascorsa davanti al pc e a un futuro di prestigiatore virtuale. Così nasce un supergeek .