• Dagospia

    MONTE DEI PASCHI D’ARABIA! - SIENA ADDIO, ARROGANCE PROFUMO SI PREPARA A BALCANIZZARE LE QUOTE SOCIETARIE DI BANCA MPS SUL MODELLO UNICREDIT PER ARCHIVIARE DEFINITIVAMENTE IL CONTROLLO DEI SENESI SULL'ISTITUTO (OGGI AL 36%), CONFINANDOLA INTORNO AD UN INUTILE 10% - LA STRATEGIA: IMBARCARE NUOVI SOCI TRA GLI INVESTITORI ARABI PER SOSTENERE UN AUMENTO DI CAPITALE FUORI DALLA PORTATA DELLA INDEBITATISSIMA FONDAZIONE...


     
    Guarda la fotogallery
    Profumo AlessandroProfumo Alessandro

    1- MPS: PROFUMO CERCA SOCI TRA GLI INVESTITORI ARABI
    Stefano Righi per "Corriereconomia"


    Siena si sforza di guardare oltre. Il terzo gruppo bancario italiano è alle prese con una scricchiolante situazione interna che ha minato la solidità della banca colpendola nella sostanza del suo maggiore e storico azionista, la Fondazione Monte dei Paschi guidata da Gabriello Mancini, scesa per la prima volta sotto il 50 per cento del capitale sociale. Una mossa che, se effettuata in anticipo, avrebbe forse giovato diversamente alle sorti della banca, oggi costretta a una dieta severa e a un piano di dismissioni importante, dopo aver fatto ricorso, per la seconda volta, ai bond di Stato.

    Partita doppia
    A Siena oggi si stanno giocando due partite. Una quasi senza confini e una localissima. Iniziamo dalla più grande e lontana. Per dare solidità prospettica alla banca potrebbe servire un socio nuovo, in grado di accompagnare l'istituto fuori dalle attuali secche. L'orizzonte è quello del 2014, ma è possibile che nuovi azionisti arrivino anche prima. In passato, ricorderete, Francesco Gaetano Caltagirone sembrava potesse essere l'uomo giusto per accompagnare il rinascimento senese.

    SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENASEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA

    L'ingegnere romano voleva fare del Monte la prima banca di Roma, ormai orfana di Capitalia. Ma la contingenza economica e i ghirigori senesi sono andati di traverso all'imprenditore edile, che con un tempismo invidiabile e pur lasciando per terra quelli che ai suoi occhi appaiono spiccioli, ha saputo uscire dal Monte dei Paschi ed entrare in Unicredit senza finire ai recenti minimi di 14 centesimi per azione.

    FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

    Equilibri
    Vicende di quasi un anno fa, ma oggi il vuoto lasciato da Caltagirone si sente e a Siena temono che con la Fondazione in versione ridotta, la banca possa essere poco governabile. Anche perché il primo stakeholder della Fondazione senese, ovvero il Comune, è senza guida dalla primavera scorsa dopo le dimissioni di Franco Ceccuzzi. Una situazione che quindi appare molto liquida, dove gli unici con le idee chiare sembrano essere l'amministratore delegato Fabrizio Viola e il presidente Alessandro Profumo.

    FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHIFABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI

    Proprio Profumo sta cercando di riproporre in Siena la ricetta d'emergenza applicata per la prima volta quand'era alla guida di Unicredit: ovvero cercare investitori istituzionali (anche) stranieri che possano risultare partner affidabili per la più antica banca al mondo. I recenti fatti di sangue in Nord Africa sconsigliano al momento investitori provenienti da quell'area del mondo, ma Profumo conosce la geografia, è stimato nei paesi arabi ed è uno dei pochi nomi italiani nella business community internazionale e il Monte sembra aver lentamente iniziato a risalire la china, non solamente in Borsa, come ha dimostrato venerdì scorso.

    2- IL PRESSING DI PROFUMO PER DIMEZZARE LA QUOTA DELLA FONDAZIONE MPS NELLA BANCA
    Scrive Luigi Dell'Olio su "Affari&Finanza" di Repubblica: Destinata a ridursi anche la partecipazione che la Fondazione Montepaschi detiene in Mps. In questa direzione spinge con decisione il presidente dell'istituto di credito Alessandro Profumo, che a più riprese nelle ultime settimane ha sottolineato come la quota (36,3% del capitale) sia più che doppia rispetto alla media del mercato.

    Gabriello ManciniGabriello Mancini

    La direzione sembra segnata, anche se gli spazi di manovra non sono molto ampi: il 33,5% che fa capo alla Fondazione è in pegno ai creditori, per cui la quota vendibile ammonta al 2,8%. Al momento Siena non avrebbe raccolto manifestazioni di interesse esplicite, anche se la sensazione diffusa tra gli operatori del mercato è che il nuovo socio sarà un soggetto bancario straniero, interessato a compiere un primo passo nel mercato italiano (si è fatto il nome di Hsbc, ma poi la pista non ha avuto seguito).

    Pur nella consapevolezza di dover fare i conti con un socio ingombrante come la Fondazione, che comunque continuerebbe a giocare un ruolo primario. «E' probabile che questa operazione si realizza non tramite una dismissione diretta da parte dell'ente senese, ma attraverso la sua mancata partecipazione a un eventuale futuro aumento di capitale», prevede Martinale.

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport