LELE MORA IN TRIBUNALE
Elisabetta Andreis per corriere.it
Pomeriggio di fine maggio, quartiere Chiesa Rossa. Due individui — uno dei due è Lele Mora, uomo di spettacolo già noto alle cronache, l’altro un pluripregiudicato per rapina, porto d’armi, ricettazione e spaccio — arrivano all’appuntamento con 40 mila euro in tasca. Denaro per comprare una partita di bottiglie di champagne.
Qualcuno li aveva «invitati» assicurando loro che la qualità — Dom Perignon e Cristal — era di prestigio e il prezzo era «conveniente». Quarantamila euro, appunto. Mora propone l’affare a un altro pluripregiudicato di sua conoscenza, già condannato per associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa ed altro. Il «committente» recupera dunque il denaro e lo consegna a Mora: «Contavo di guadagnare da questa operazione 10 euro a bottiglia», racconta il personaggio televisivo, sentito nell’ambito di una inchiesta nata dalla vicenda. «Ci hanno detto di seguirli in auto lungo il Naviglio, siamo arrivati su uno sterrato e poi ad un cancello. Ho capito solo a quel punto che eravamo in un campo nomadi». Ma lì la sorpresa: ad aspettarli, invece dello champagne, c’è una rapina violenta.
LELE MORA IN TRIBUNALE
«Ho mostrato i soldi, un uomo allora ci ha condotti all’interno della sua roulotte, ha finto di prendere delle bottiglie di champagne e mi ha strappato dalle mani il borsello con il denaro — racconta Mora —. Subito hanno fatto irruzione tante donne, all’improvviso urlavano: “Via, via c’è la polizia”, udivamo colpi di arma da fuoco, sono intervenuti altri uomini di corsa. Ci hanno malmenato e poi tutti insieme, a spintoni, ci hanno cacciato via dal campo».
A mani vuote, sotto shock, il volto televisivo ed ex agente dei vip torna a casa: «Non ho denunciato perché temevo che a causa della mia notorietà il fatto mi si ritorcesse contro». Ma per lui, che in passato a sua volta è stato coinvolto in procedimenti giudiziari e ha scontato la fine della pena in affidamento alla comunità Exodus di don Mazzi, la vicenda non era ancora chiusa. C’è una seconda aggressione ai suoi danni, visto che la somma rapinata non era neanche di sue proprietà.
lele mora
Minacce violente e richieste di soldi «come risarcimento» da parte del pregiudicato «committente» dell’affare-champagne, ora indagato per estorsione. Scrive la Procura: «L’indagato ha scatenato le pretese contro i soggetti ritenuti deboli e facilmente ricattabili». Mora, in primis. «Ti sei messo nei casini? — gli ha detto —. Ora rivoglio indietro i miei soldi. Entro domani alle ore 12 devi darmi 20 mila euro». Mora, interrogato, racconta: «Avevo paura (..) si presentava sempre con cinque o sei uomini (...). Ho chiesto la somma in prestito a mio figlio e ho pagato».
lele mora e gessica notaro
Peggio è andata a un padre e un figlio amici di Mora: per estorcere somme a loro, sono stati coinvolti ulteriori individui «di ampia caratura criminale», come si legge nell’atto di richiesta di misura cautelare (poi concessa). Proprio nei confronti dei due, difesi dall’avvocato Paolo Simonetta dello studio Augimeri che ne sostiene l’estraneità, l’ipotesi arriva all’estorsione. Come ricostruito dagli atti dell’inchiesta, il giovane viene raggiunto in un ristorante sui Navigli, preso a calci e schiaffi, trascinato fuori e fatto salire su un’auto: «Adesso vieni con noi perché dobbiamo risolvere una cosa. Stasera se non tiri fuori i 40 mila euro, non torni a casa».
lele mora oggi 7
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