Massimiliano Jattoni Dall’Asén per corriere.it
NAVI DA CROCIERA DAVANTI A SAN MARCO E A MARGHERA
Dal primo agosto dell’anno scorso le grandi navi da crociera hanno smesso di attraversare Venezia, di affacciarsi con i loro giganteschi profili davanti a San Marco e di transitare lungo l’omonimo canale e quello della Giudecca. Col decreto 103, approvato la sera del 13 luglio 2021, il governo Draghi ha dichiarato il Bacino di San Marco e i due canali monumento nazionale:
escamotage geniale per vietare di fatto il transito delle grandi navi (quelle con oltre 25 mila tonnellate di stazza e lunghe più di 180 metri), da anni accusate di mettere a rischio il fragile ecosistema della Laguna. In realtà, il divieto parte da lontano, dal marzo 2012, con il decreto “anti-inchini” del governo Monti, scritto un mese dopo l’incidente della Costa Concordia e mai applicato per la mancanza di approdi alternativi.
La decisione storica del governo Draghi è stata anche la naturale conseguenza dell’aut aut arrivato nero su bianco qualche settimana prima dall’organizzazione delle Nazioni Unite. Ma qui si è andati anche oltre le aspettative e le richieste dei tecnici Unesco, salvando così Venezia dall’ipotesi di un inserimento nella black list dei siti in pericolo.
Il porto di Venezia uscito dalla top ten italiana
la nuova rotta delle navi per venezia
Oggi le grandi navi non raggiungono più la Stazione Marittima, tra l’isola del Tronchetto e Piazzale Roma, ma approdano in prevalenza a Marghera. Con una ricaduta non da poco: il traffico croceristico è più che dimezzato rispetto al 2019 (anno pre-pandemia e pre-decreto): tre anni fa, infatti, le navi approdate erano 585, scese a 230 nel 2022.
Dalla vetta della classifica, Venezia è uscita fuori dai primi 50 porti crocieristici del Mediterraneo e addirittura dalla top ten italiana (fino al 2019 quello in laguna era il secondo porto crocieristico d’Italia, dopo Civitavecchia). A soffrirne è l’enorme indotto di un settore su cui si basa quasi totalmente l’economia di Venezia. Per avere un’idea: dei 32 milioni di turisti arrivati a piazza San Marco nel 2019, oltre 1,6 milioni erano sbarcati da una nave. Nel 2022 i passeggeri per le calli di Venezia sono stati meno di 30 mila.
Da 7 ormeggi a 4
venezia grandi navi
Il governo Draghi ha chiesto al commissario Fulvio Lino Di Blasio, che è anche presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, di trovare un’alternativa a Marghera, «che attualmente non c’è», spiega lo stesso Di Blasio. «Il decreto 103, infatti, non ha previsto alcun periodo di transizione e il colpo sulla crocieristica adriatica è stato fortissimo, con ricadute sul commercio legato al numero dei passeggeri che sbarcavano a Venezia e per tutto l’indotto, circa 4 mila persone, che non sono ancora state tutte ristorate dal Ministero». La Stazione Marittima aveva a disposizione 7 ormeggi, 7 giorni su 7, per le navi da crociera.
Ora ce ne sono solo quattro: due a Marghera (una banchina per le navi più grandi, disponibile il sabato e la domenica; e un’altra disponibile un sabato e una domenica al mese); e due aggiunti nel 2022 da Di Blasio a Chioggia (una banchina aperta 7 giorni su 7) e al terminal di Fusina, gestito da Venice Ro-Port Mos e da dove partono i traghetti per la Grecia. Insomma, «quella che è cambiata è l’offerta infrastrutturale», dice Di Blasio. «Attualmente siamo “a tappo” come richieste, ovvero abbiamo coperto tutte le disponibilità, ma l’obiettivo è di far salire gli attracchi a 300 nel 2023».
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L’importanza del canale Vittorio Emanuele
Numeri ancora lontani da quelli del 2019. Ma come recuperare? Secondo Di Blasio «ci sono alcuni nodi legati alla specificità di Venezia, con il suo porto all’interno della laguna, che possono essere sciolti efficacemente. Per garantire alle navi l’attracco alla banchina bisogna manutenere i canali, adeguarli alle nuove esigenze e avere delle regole chiare su come analizzare e riposizionare i fanghi buoni dopo che sono stati dragati. Perché ciò che si toglie deve comunque restare nella Laguna».
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Si parla del canale di Malamocco, che porta a Marghera, e del canale Vittorio Emanuele, che da Marghera consente di raggiungere proprio la Stazione Marittima, passando dall’area industriale, anziché dal canale della Giudecca. «Il canale Vittorio Emanuele, adeguatamente manutenuto, consentirebbe l’accesso a navi di stazza intermedia e, dunque, alla Stazione Marittima di vivere e al settore di riprendersi», conclude Di Blasio.
grandi navi venezia
Crociere, mercato in crescita
Una soluzione che porterebbe sollievo a tutte le realtà portuali che si affacciano sull’Adriatico. Perché Venezia è l’homeport delle crociere sull’Adriatico, dalla Laguna si parte e alla Laguna si ritorna, toccando le altre destinazioni lungo la costa. Come, per esempio, il porto di Bari, sul quale il “caso Venezia” è riverberato con un traffico calato di quasi un terzo (quest’anno -30% di navi rispetto al 2019).
Bisogna correre ai ripari perché le stime a livello europeo raccontano un’altra storia: entro il 2025 il numero dei passeggeri trasportati su navi da crociera nel nostro continente raggiungerà (forse supererà) il record del 2019, l’anno prima del Covid, quando 53,3 milioni di persone si sono imbarcate per un viaggio in crociera sulle coste del nostro continente. Secondo le stime di Clia, la Cruise Lines International Association, che rappresenta le compagnie da crociera, nel 2022 si supererà la soglia di 38 milioni di passeggeri, il 299% in più rispetto al 2021, anno ancora condizionato dalle misure restrittive dovute alla pandemia. Nel 2023 si prevede che i passeggeri saranno 48,6 milioni.
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