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    “LA FERRARI? VA SEMPRE PEGGIO. COSI’ FA SCHIFO” – DURISSIMO J’ACCUSE DI VETTEL ANDATO LUNGO PER UN PROBLEMA AI FRENI - LE MODIFICHE IMPOSSIBILI SUL MOTORE, L’AERODINAMICA NOTA DOLENTE DA ANNI, IL RUOLO DI BINOTTO E LA MANCANZA DI UNA GUIDA CHE PESI POLITICAMENTE, LE RAGIONI DEL DISASTRO DEL CAVALLINO CHE A MONZA HA RIMEDIATO L’ENNESIMA FIGURACCIA - IL TREMENDO CRASH DI LECLERC: VIDEO


     
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    Giorgio Terruzzi per il Messaggero

     

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    La riduzione della potenza e modifiche impossibili

    Le direttive tecniche sul motore, imposte dalla Federazione internazionale (Fia) all' inizio del 2020, hanno comportato una riduzione della potenza valutabile tra i 50 e 60 cavalli. Era proprio la power unit l' arma più potente messa in pista dalla Ferrari la scorsa stagione.

     

    Ora, proprio il motore è diventato il punto debole di una macchina disegnata pensando di disporre di una «spinta» ben superiore. La decisione Fia non ha concesso tempi utili per riformulare un' intera filosofia progettuale e il regolamento in vigore, comunque, non consente interventi sostanziali. I due «gettoni» disponibili per ogni team, da utilizzare per qualunque genere di interventi tecnici, la Ferrari potrà spenderli soltanto sulla monoposto della prossima stagione. Interventi possibili oggi: praticamente nulli.

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    Da anni manca il carico Sprecato il tesoro 2018

    L' aerodinamica rappresenta da molti anni il punto dolente della Ferrari.

    Una debolezza quasi cronica, sin troppo mascherata nel 2019 dalle straordinarie prestazioni del motore. Il tema ha coinvolto, nel tempo, un numero elevato di tecnici, senza raggiungere mai davvero un' eccellenza. Complice, nel passato, anche una carenza di corrispondenze con i dati della galleria del vento una volta trasferiti sulla monoposto vera e propria.

     

    Unica eccezione la Ferrari 2018, competitiva anche sul fronte dell' aderenza. Un patrimonio che è andato perduto. Il che porta a considerare errori quelli commessi dagli stessi uomini che hanno disegnato le monoposto successive. Tecnici che sotto l' enorme pressione riservata alla Ferrari sembrano faticare a ritrovare una felicità progettuale indispensabile.

     

    Binotto, troppi impegni servono energie fresche

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    Il tema della struttura tecnica è più che mai all' ordine del giorno. Mattia Binotto, preso da una quantità di impegni sul fronte della politica sportiva, ha rinunciato al ruolo di direttore tecnico, delegando responsabilità a un gruppo da tempo attivo in Ferrari con Enrico Cardile e Simone Resta come figure dominanti. Sono mancate, negli ultimi anni, nuove figure capaci di far circolare all' interno della gestione sportiva idee ed energie fresche.

     

    binotto binotto

    Il che comporta ora più di una preoccupazione pensando al futuro prossimo e remoto. Nel 2022 debutterà una vettura completamente ripensata e servono innesti di qualità, come ha fatto intendere lo stesso Binotto. Il problema è trovarli. Cosa tutt' altro che facile: pochi fenomeni in circolazione. Ammesso che siano disposti a trasferirsi in Emilia.

     

    Quei cambi al vertice hanno prodotto poco

    A differenza di altri team di vertice, come Mercedes e Red Bull, basati su una struttura operativa stabile, da ritoccare parzialmente, la Ferrari ha subito una quantità rilevante di cambiamenti gestionali negli ultimi anni. Mattia Binotto è stato nominato team principal nel gennaio 2019. Prima di lui, il ruolo è stato ricoperto da Maurizio Arrivabene (2014- 2019), Marco Mattiacci (aprile-novembre 2014) e Stefano Domenicali (2008-2014). Sergio Marchionne è scomparso il 25 luglio 2018, dopo aver rilevato Luca di Montezemolo alla presidenza alla fine del 2014.

     

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    Proprio Marchionne aveva lasciato libero il direttore tecnico James Allison (ora alla Mercedes) nel luglio 2016. Una quantità enorme di alternanze al vertice che hanno creato perdite di tempo, di continuità e di informazioni rilevanti.

     

     

    Manca una guida che pesi politicamente

     

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    Mattia Binotto ripete di non sentirsi solo. Nessuno dubita che sia supportato dall' ad Louis Camilleri così come dal presidente John Elkann. Ma un conto sono le conversazioni private, un altro sono le sedi più calde, per ragioni diverse. Quelle del tifo. Quelle, soprattutto, della politica, dove si muovono personaggi abituati a trattare ogni genere di questione non per vie dirette, sfruttando collusioni e intese mai del tutto solari. In questo senso si registra un' assenza piuttosto marcata. Il ruolo di capo della Ferrari - detto in prossimità del millesimo Gran Premio della rossa - è sempre stato ricoperto da personalità capaci di far sentire costantemente il peso del Cavallino. Il tutto pur riconoscendo a Binotto di aver ottenuto migliori risultati sul fronte politico piuttosto che in pista.

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