Natalia Distefano per il Corriere della Sera - Roma
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Mozart la scrisse in gran segreto e dovette raggirare la censura asburgica, limando le scene politicamente più indigeste all’imperatore Giuseppe II, prima di poter mandare in scena Le nozze di Figaro, opera del 1786 che sancì l’inizio della sua felice collaborazione con il librettista italiano Lorenzo Da Ponte.
Niente limiti, invece, per il regista Graham Vick, che dal 30 ottobre all’11 novembre ne firma l’ultimo innovativo allestimento al Teatro dell’Opera, con la direzione d’orchestra affidata a Stefano Montanari. «Il teatro? È attuale e unico per natura — commenta il regista britannico — perché ogni allestimento è nuovo, figlio del suo tempo, e ogni compagnia è diversa. Parlare di regia tradizionale e regia moderna è insensato, quel che conta è che lo spettacolo funzioni! Che la messinscena restituisca la visione dell’autore, in questo caso assolutamente rivoluzionaria».
le nozze di figaro
Per Vick si tratta del secondo capitolo della trilogia dedicata al duo Mozart-Da Ponte, inaugurata al Costanzi nel 2017 con Così fan tutte per concludersi la prossima stagione con la rilettura del Don Giovanni. Una produzione molto attesa, che in occasione della presentazione di ieri mattina ha offerto al sovrintendente Carlo Fuortes l’occasione per annunciare il nuovo record assoluto d’incassi raggiunto dal teatro di piazza Beniamino Gigli. «Mancano ancora oltre due mesi alla chiusura del 2018 ed è stato già superato di ben un milione di euro il tetto di undici milioni e seicentomila euro toccato nel 2016. È il miglior risultato mai registrato ai botteghini in soli dieci mesi dell’anno».
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Ora occhi puntati sulle repliche del capolavoro mozartiano, tra languori amorosi, aristocratica arroganza, orgoglio popolare, trame, destino e inganni in un’Europa di fine Settecento che appare incredibilmente familiare. «L’opera non ha epoca—chiarisce Vick — e i personaggi in scena siamo noi. Esattamente come Mozart la scrisse per raccontare il suo tempo e denunciare quelle fratture sociali che di lì a poco avrebbero deflagrato il continente con la rivoluzione, così noi portiamo sul palco una società contemporanea in cui la schiavitù ha solo cambiato forma, ma non sostanza. E in cui la forbice tra le classi ricche e quelle povere non accenna ad assottigliarsi». In quest’operazione è fondamentale la recitazione, come spiegano il maestro Montanari e il direttore artistico Alessio Vlad: «Si tratta di un teatro musicale che pretende uno sforzo recitativo di grande livello dal nostro doppio cast».
le nozze di figaro
Nei ruoli principali si alternano Andrey Zhilikhovsky e Alessandro Luongo (Conte di Almaviva), Federica Lombardi e Valentina Varriale (la Contessa), Elena Sancho PeregeBenedetta Torre (Susanna), Vito Priante e Simone Del Savio (Figaro), mentre il personaggio Cherubino avrà le voci di Miriam Albano e Reut VentoreroeMarcellina quella di Patrizia Biccirè. Tutti immersi, infine, nelle scenografie visionarie e nei costumi di Samal Blak, designer sofisticato di impianti scenici che riescono a scuotere le coscienze.
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