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Il fotografo Tony Mangia di New York ha dissotterrato delle vecchie diapositive della sua città provenienti dai lontani anni ’80, che ci raccontano la sfrenata vita nell'East Village in quegli anni.
Per anni Mangia aveva creduto che il blocchetto con le vecchie fotografie fosse andato distrutto durante un incendio nella vecchia soffitta della casa di sua madre. Tuttavia, un giorno, mentre stava ripulendo l’appartamento, si è imbattuto in un piccolo pacchetto impolverato. Scatto dopo scatto, rullino dopo rullino, queste fotografie in bianco e nero tornano alla luce e raccontano i “tempi d’oro” dell’East Village, quando ancora era un quartiere di Manhattan pieno di eroina, criminalità e degrado urbano.
Durante quel periodo, Mangia era co-editor di “The Other Paper”, un giornale che rappresentava la “voce di una comunità”, vale a dire quella del Lower East Side e Alphabet City, che durò tra il 1980 e il 1981.
La zona era ancora popolata da artisti, occupanti abusivi, dagli avanzi nostalgici degli anni ’60 e dai punk rocker in entrata. A parte ciò, l’East Village era abitato in gran parte da famiglie portoricane che vi si trasferirono durante gli anni del dopoguerra.
La maggior parte delle fotografie furono scattate lungo quelle strade infestate dalla droga, dentro le tetre gattabuie dove sparavano a pompa il punk e la new wave. “La città era molto più fotograficamente interessante di quanto lo sia oggi”, racconta Mangia.
Guardando le stampe, tornano i ricordi come un’onda violenta: i raid per la droga, le overdose, i cambiamenti senza social media, i casermoni abbandonati. I night club come il Max Kansas City , Mudd Club e Danceteria. E i volti, tanti volti…
Il fotografo racconta che le comunità descritte da “the Other Paper” venivano ignorate dai principali giornali di New York. Così lui e i suoi co-editor, John Lesch e Gael Gibney, erano orgogliosi di occuparsi delle cause di una comunità locale, come la prevenzione alla criminalità e le attività artistiche.
Alla fine, però, è arrivata la gentrificazione. Quel mondo è scomparso ed è nato il Village, così come lo conosciamo oggi. Secondo l’opinione di Mangia, “la zona è stata trasformata dall'assalto dei negozi, dei franchising e dei mediatori immobiliari. Gli affitti saltarono alle stelle, mentre l’area sembrava perdere la sua diversità, la sua grinta e la sua personalità”. Per fortuna, grazie ai scatti, possiamo ricordare questi squarci invisibili di un mondo che non esiste più.
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